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Coronavirus, Degasperi: “Consentire il cumulo di stipendio e ammortizzatori sociali per chi lavora in campagna”
La proposta mira a superare da un lato la carenza di manodopera nelle campagne trentine, dall’altro offrire una possibilità in più per chi ha perso il lavoro per colpa del lockdown. Degasperi: “Così si supportano sia le imprese che il territorio”

TRENTO. Ormai la carenza di manodopera nelle campagne trentine è un problema conclamato. Nei giorni scorsi sia i sindacati che Coldiretti sono intervenuti sulla questione propendo soluzioni diverse per affrontare le criticità: a causa delle restrizioni impose dal coronavirus mancano almeno 12mila braccianti per la raccolta stagionale.
Le sigle sindacali vorrebbero privilegiamo i lavoratori rimasti a casa in questo periodo, nel frattempo Coldiretti sta cercando di aprire canali diretti con gli stati che “fornivano” la manodopera, Romania in testa con la quale sarebbe già stato raggiunto un accordo.
In questi giorni è arrivata anche un’altra proposta, formulata dal consigliere provinciale Filippo Degasperi che spiega: “Per affrontare una situazione eccezionale servono misure altrettanto eccezionali, in particolare se a rischio è il settore Primario che fornisce la base, oltre che dell’alimentazione, anche di diverse filiere di trasformazione industriale”.
Secondo il consigliere, una possibile soluzione per reperire maggiore manodopera, potrebbe essere quella di consentire un cumulo fra gli ammortizzatori sociali percepiti (ad esempio cassa integrazione, indennità di disoccupazione e altri) e l’eventuale stipendio da bracciante.
Proprio per questo Degasperi ha presentato una mozione per spingere la Pat ad agire in tal senso: “Un’iniziativa simile è già stata codificata in Spagna – sottolinea – per facilitare l’assunzione della manodopera necessaria alle campagne, l’indennità di disoccupazione e le altre indennità sociali sono divenute cumulabili al salario per chi viene assunto nelle aziende agricole”.
La Pat dunque è chiamata a valutare questa proposta: “Legando questa opzione a stringenti criteri di vicinanza del lavoratore rispetto ai luoghi di coltivazione, oltre al supporto alle imprese, si otterrebbe anche l’aumento del reddito disponibile sui territori in un momento di particolare difficoltà”, osserva Degasperi.