Coronavirus e agricoltura, Dallapiccola: ''Non basta incaricare i funzionari di assoldare i disoccupati. Non hanno fatto i compiti e la situazione è preoccupante''
Dopo i sindacati, anche la politica interviene sulla questione dell'assegno unico. La richiesta a livello provinciale è mediamente intorno ai 25 mila contratti di lavoro nel comparto agricolo. Dallapiccola: "Se la Giunta avesse interpretato il suo ruolo con impegno e serietà, se si fossero verificati canali e accordi per tempo, probabilmente si sarebbe riusciti a sviluppare situazioni simili a quelle già attive in Germania"

TRENTO. "A livello puramente teorico e semplicistico, il provvedimento è giusto e, infatti, non è nuovo, esiste già. L'approccio, però, difficilmente potrà risolvere il fabbisogno di addetti in campagna". Così Michele Dallapiccola, ex assessore all'agricoltura sull'ipotesi lanciata dall'assessora Giulia Zanotelli nella presentazione delle misure inserite nel ddl chiamato a fornire alcune risposte alla crisi causata dall'epidemia coronavirus (Qui articolo).
E dopo i sindacati (Qui articolo), anche la politica interviene nel merito della questione. "Certamente l'emergenza Covid-19 impone alcune riflessione e qualche aggiornamento nell'applicazione dell'assegno unico - dice il consigliere provinciale del Patt - ma la carenza di personale non può essere risolta in modo così semplicistico e anche pigro. Non si può pensare che sia sufficiente ordinare a qualche funzionario di risolvere questa criticità attraverso una norma da annunciare sui social".
I numeri dei fabbisogni di manodopera in agricoltura sono impressionanti, una carenza presente ben prima dell'emergenza e che il coronavirus ha ulteriormente acuito. "Un problema - aggiunge Dallapiccola - che richiederebbe un impegno personale e diretto da parte dell’assessora, fatto di intelligence politica e relazioni tra Roma e Bruxelles. Una situazione che i nostri contadini in contatto col mondo tedesco conoscono molto bene. In Germania, da quasi un mese ormai, si è già passati dalla parola all’azione".
Un esecutivo a trazione Lega che sembra ancora piuttosto ferma nel cercare di trovare una via d'uscita alla carenza di manodopera nel comparto agricolo, mentre le stagioni dei raccolti si avvicinano. "In Trentino siamo ancora completamente al buio. Le esternazioni della Giunta provinciale - prosegue l'ex assessore - dimostrano che non solo siamo lontani dalla soluzione del problema ma che forse non è stata nemmeno compresa l’esatta dimensione".
E l'ex assessore interviene con dati e numeri per definire la portata del fenomeno. Un quadro sull'area nord ovest di Pergine fino a comprendere l'Altopiano di Pinè e la val dei Mocheni, dove la coltivazione è prevalentemente rappresentata dai piccoli frutti.
"Si possono considerare 10 mila abitanti e una forza lavoro che interessa il 40% di questo totale. I disoccupati sono circa il 5%, cioè 150/200 persone. Ora - analizza Dallapiccola - per coltivare i piccoli frutti sono necessari circa 8 persone per ettaro, quindi intorno al centinaio di ettari: parliamo di un fabbisogno che si avvicina a 800 lavoratori. In base al numero delle aziende, possiamo togliere 150/200 familiari che possono coprire parte delle necessità".
A questo punto si possono far entrare in gioco i disoccupati. "Se consideriamo le persone, che l'assessora Zanotelli definisce brutalmente e senza rispetto 'scalda-divani', che possono essere obbligate a accettare rappresentano circa la metà dei disponibili. Si capisce che, anche se questo provvedimento avesse successo, si arriverebbe a saturare forse meno di un quarto del fabbisogno".
La richiesta a livello provinciale è mediamente intorno ai 25 mila contratti di lavoro nel comparto agricolo. "Un dato che spiega la nostra preoccupazione. A questo - commenta il consigliere provinciale del Patt - si aggiunge che oggi l'agricoltura è sempre più specializzata e tecnologica, un impiego di precisione e responsabilità: il personale deve essere formato e non si improvvisa più nulla per garantire standard importanti di prestazione quali-quantitativi accettabili".
Lavorare nei settori ortofrutticoli o allevamento richiede competenze. "Le imprese agricole - continua Dallapiccola - non possono accollarsi la preoccupazione delle persone in difficoltà che si trovano nella necessità impellente di ricorrere agli strumenti di assistenza sociale e non si trovano nelle condizioni psicofisiche ideali per reggere lavori così impegnativi".
Nel frattempo la Germania, come anticipato, ha iniziato a muoversi per aprire canali diretti. Il governo federale ha deciso di allentare il divieto d'ingresso per i lavoratori del raccolto a causa della crisi di coronavirus. Oltre 40 mila lavoratori stagionali dall'est Europa sono pronti a volare tra aprile e maggio verso otto aeroporti tedeschi, lì si attivano tutte le procedure di sicurezza e controllo prima del trasferimento finale per la stagione. Ci sono gli aiuti alle produzioni che, però, da soli però non bastano: gli addetti sono fondamentali.
"Una carenza - conclude Dallapiccola - che segnaliamo da tanto tempo per evidenza dei numeri ma anche per la nostra esperienza. Già l'anno scorso abbiamo messo in luce questa criticità, ora peggiorata dall'emergenza. Se la Giunta avesse interpretato il suo ruolo con impegno e serietà, se si fossero verificati canali e accordi per tempo, probabilmente si sarebbe riusciti a sviluppare situazioni simili a quelle già attive in Germania. Invece si è continuato con gli slogan 'Prima i trentini' e basta. Forse i veri 'scalda-divani' sono quelli dell'esecutivo".