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Coronavirus, pochissimi i vaccini eseguiti dai medici: ''Sistema che non funziona: piena disponibilità ma non può essere lasciato tutto in carico a noi''

La Provincia a fine gennaio aveva approvato l'accordo e nelle scorse settimane circa 350 medici di medicina generale avevano dato la propria disponibilità. Dopo due settimane sono, però, pochi i professionisti effettivamente impegnati a somministrare le dosi di vaccino secondo i criteri di priorità indicati dall'Azienda provinciale per i servizi sanitari. Ioppi: "Noi ci siamo ma si cambi organizzazione"

Di Luca Andreazza - 20 febbraio 2021 - 05:01

TRENTO. "Ci sarebbe la disponibilità dei medici di medicina generale a partecipare attivamente alla campagna di vaccinazione contro Covid ma devono essere messi nelle condizioni di poter operare tra spazi adeguati e il supporto di personale infermieristico". A dirlo è Marco Ioppi, presidente dell'Ordine dei medici. "Manca una regia a livello provinciale e diventa per questo difficile per gli operatori poter fare la propria parte. Gli over 80 vengono fatti prenotare tramite Cup, mentre insegnanti e forze dell'ordine devono aspettare la chiamata da un professionista che deve già gestire tantissime casistiche e criticità: sembra tutto rovesciato. In più il cronoprogramma è confuso e le informazioni ai cittadini scarse".

 

La Provincia a fine gennaio aveva approvato l'accordo e nelle scorse settimane circa 200 dei 350 medici di medicina generale avevano dato la propria disponibilità. Gli altri si sarebbero messi in gioco se messi nelle condizioni. Dopo due settimane sembrano, però, pochi i professionisti effettivamente impegnati a somministrare le dosi di vaccino secondo i criteri di priorità indicati dall'Azienda provinciale per i servizi sanitari. 

 

"La campagna di vaccinazione contro Covid viene trattata come quella anti-influenzale e questo modo di procedere non può funzionare. Un modus operandi - prosegue Ioppi - che mette in difficoltà i medici, già sottoposti a forti pressioni, che devono organizzare un lavoro molto meticoloso. Non si possono sprecare dosi, soprattutto perché ci sono ritardi nelle forniture, tutto deve essere pianificato nei minimi dettagli. Invece l'Azienda si limita a fornire l'elenco dei nominativi degli aventi diritti, spesso senza numeri di telefono, mentre i nostri professionisti devono costruire l'agenda e riuscire a incastrare tutte le esigenze per raggiungere i 10 pazienti: un'operazione che poi si deve ripetere per prevedere il richiamo". 

 

L’Apss fornisce inoltre ai professionisti la modulistica che deve essere compilata dal medico, compreso il consenso informato e le informazioni operative necessarie. Le fiale di vaccino AstraZeneca contengono 10 dosi che devono essere usate in poche ore. "Non è un aspetto banale. E' complicato perché c'è un aggravio burocratico rispetto alla mansioni ordinarie. Bisogna ricordare che un medico di medicina generale ha anche altri pazienti non Covid da seguire adeguatamente e secondo le aspettative. A questi impegni quotidiani, ora si chiede di aggiungere anche l'organizzazione della seduta vaccinale".

 

Se salta un appuntamento? "Ora l'attenzione è sugli insegnanti e le forze dell'ordine, si deve adempiere a questo requisito. Se qualcuno si ammala oppure ha un contrattempo - evidenzia il numero uno dei medici - si deve spostare la decina in un'altra giornata e cercare di incastrare nuovamente tutti gli appuntamenti. Diversamente c'è la necessità di avvisare all'ultimo un'altra persona che rientra nella categoria indicata dalle autorità oppure recuperare qualche assistito da altri colleghi. E se non si trovano soluzioni? Si esegue a quale paziente il vaccino per non sprecare la dose? Dopo la responsabilità ricade completamente sull'operatore, il quale si assume i rischi del caso di aver magari fatto saltare la fila per non buttare via nulla. Così è veramente difficile lavorare e aspettarsi disponibilità".

 

Insomma, l'organizzazione sembra essere scaricata ai singoli medici di medicina generale. "La nostra proposta - continua Ioppi - è quella di mettere a disposizione dei nostri professionisti una postazione nei centri vaccinali sparsi in Trentino. A Rovereto un operatore si reca quelle 2 o 3 ore all'ex Manifatture per esempio. Si completa la seduta vaccinale e si fissano i richiami. Si può garantire una copertura anche dodici ore su ventiquattro, però le persone devono essere messe nelle condizioni di poter gestire la situazione nel miglior modo possibile: serve però una programmazione che non può essere addossata così ai singoli medici".

 

Nonostante la carenza di personale e le difficoltà, anche a inizio seconda ondata, i medici avevano evidenziato la disponibilità a effettuare tamponi e test antigenici ma anche la necessità di avere spazi adeguati: in quel caso era fondamentale dividere i pazienti Covid, non Covid e sospetti Covid. "Il ragionamento è simile - spiega il presidente dell'Ordine - necessario far convergere le persone che aderiscono alla vaccinazione in punti definiti e prestabiliti. Il compito, però, deve essere dell'Azienda. Si può poi pensare di ampliare l'offerta per massimizzare gli sforzi e trovare altri locali adibiti a questo scopo. Un modo anche razionalizzare energie e risorse, la conservazione delle dosi è anche più semplice se tutto viene centralizzato nel servizio capillare sul territorio trentino".

 

Intanto è in fase conclusiva l'iniziativa dell'Ordine a vaccinare i liberi professionisti medici e odontoiatri, così come il personale di studio: sono state 1.200 le risposte positive. "C'è stata una risposta piena dei nostri sanitari alla campagna di vaccinazione, un'adesione che ha superato il 90%: in questi giorni concludiamo definitivamente la prima somministrazione, entro metà marzo si chiude anche la partita richiami: circa 700 medici e odontoiatri e 500 collaboratori degli studi si sono immunizzati. Un grandissimo senso di responsabilità dei nostri professionisti. Noi affermiamo e manifestiamo sempre il nostro impegno in questa lotta difficilissima al coronavirus, un atteggiamento propositivo a tutela della popolazione. I cittadini devono avere la massima attenzione, però anche le autorità devono pianificare le scelte in maniera accorta e puntuale, altrimenti l'uscita dall'emergenza si complica", conclude Ioppi.

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