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Lupi, Belluno ''salta'' il Trentino e lavora con Sondrio e il Piemonte per una gestione comune: ''Formuleremo una proposta da portare al ministro dell’ambiente''

Intanto il Comune di Chies d'Alpago ha interessato la Provincia per problemi legati al lupo in paese. La risposta di Palazzo Piloni: "Organizzeremo un incontro pubblico, con esperti faunisti, non appena le condizioni della pandemia consentiranno queste azioni. Informazione ai cittadini e sinergia con Sondrio e Verbania andranno avanti parallelamente"

Di Luca Andreazza - 06 aprile 2021 - 11:31

TRENTO. Un asse Veneto-Lombardia-Piemonte. La Provincia di Belluno intende lavorare con quelle di Sondrio Verbano-Cusio-Ossola per quanto riguarda la gestione del lupo. "Questo grande carnivoro è un esempio del patrimonio di biodiversità ma anche un problema per le attività della zootecnia e per gli hobbisti dell’allevamento montano". Il commento di Franco De Bon, consigliere provinciale delegato alla gestione faunistica. "La questione va affrontata con grande equilibrio e proprio per questo riteniamo sia fondamentale coinvolgere le tre Province interamente montane, facendo rientrare il tema lupo all’interno degli ambiti di lavoro condivisi".

 

L'idea di Belluno è quella di preparare una proposta concreta da sottoporre al ministro per l'ambiente. Un'iniziativa che viene allargata e appoggiata anche da Sondrio e Verbania. "Le nostre azioni - aggiunge il consigliere provinciale con delega alla gestione faunistica - hanno come obiettivo la salvaguardia della specie, ma anche l'introduzione di misure per evitare che il lupo si avvicini alle attività antropiche e alle case. Un lavoro che deve partire dalle esigenze dei territori e dalle esperienze maturate in questi anni. In questo senso, Piemonte e Lombardia, dove il lupo è presente da più tempo, potranno contribuire con un approccio metodologico molto più stringente e puntuale".

 

Nei mesi scorsi, il Bellunese ha ipotizzato di predisporre una sorta di piano Pacobace per il lupo sulla base di quello per la gestione degli orsi (Qui articolo). Intanto il Trentino sembra essere stato by-passato come possibile partner per arrivare a delineare alcune strategie comuni. "Noi - evidenzia Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno - ci siamo affidati alla legge Delrio e quel protocollo d'intesa sulle aree interamente montane. Le caratteristiche del territorio sono simili a quelle di Sondrio e Verbano-Cusio-Ossola, così come alcune problematiche. Questo è un punto di partenza per un approccio scientifico e di ampio raggio per trovare alcune soluzioni da proporre a Roma".

 

Un provvedimento nazionale, quello firmato Delrio, che evidenzia come il concetto di specificità provinciale, riferito alle province di Sondrio, Belluno e Verbano-Cusio-Ossola, si differenzia da quello di specialità provinciale, da ricondursi invece a valle d’Aosta, Trento e Bolzano, escluse dall’applicabilità della disciplina. 

 

Nel frattempo, Belluno ha raccolto il disagio arrivato dal Comune di Chies d’Alpago, dove il lupo sembra ormai presenza stabile: "Siamo ormai all’allarme sociale perché il lupo passeggia tranquillamente in centro paese, anche di giorno - dice il sindaco di Chies, Gianluca Dal Borgo -. Abbiamo scritto al prefetto per segnalare la paura della popolazione. E abbiamo chiesto aiuto anche alla Provincia".

 

La risposta dell’ente di Palazzo Piloni è già arrivata: "Organizzeremo un incontro pubblico, con esperti faunisti, non appena le condizioni della pandemia consentiranno queste azioni. Informazione ai cittadini e sinergia con Sondrio e Verbania andranno avanti parallelamente", conclude De Bon.

 

Insomma, il Trentino ha praticamente azzerato gli incontri di formazione e informazione sul territorio, mentre in Veneto vengono organizzati in quanto considerati una possibile soluzione per le criticità gestionali del lupo.

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