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Sanità, Ferro: ''Situazione pesante sulle liste d'attesa delle visite specialistiche. In estate non c'è stato il calo ma un aumento della domanda causa Covid''

E' partita in quarta commissione la discussione sul ddl presentato da Claudio Cia (Fratelli d'Italia). Sono stati ascoltati i rappresentanti del mondo della sanità. I sindacati dei medici: "Sbagliato penalizzare la libera professione". Infermieri e sindacati: "Aumentare il personale". L’Ordine dei medici: "Troppe le visite specialistiche inutili"

Di Luca Andreazza - 29 settembre 2021 - 20:51

TRENTO. "Una situazione obiettivamente pesante a causa del Covid: basti pensare che in Italia sono 400 mila interventi ritardati". Così Antonio Ferro, direttore generale facente funzione dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari sulle liste d'attesa. "In Trentino nella prima ondata c’è stato un forte calo di visite specialistiche che però è andato crescendo negli ultimi mesi. Quest’anno in luglio e agosto non c’è stato il consueto calo, anzi c’è stato un aumento della domanda; un trend che prosegue e questa crescita è stata aggravata dalla seconda e terza ondata che, seppur non così alta della prima, è stata più lunga e pesantissima".

 

Nella quarta commissione della Provincia di Trento, presieduta da Claudio Cia, è stato affrontato il ddl di Fratelli d'Italia: si è parlato di sanità, di riduzione delle liste d’attesa per le viste specialistiche e dell’allargamento delle funzioni del Difensore civico al ruolo di garante per il diritto alla salute. Un disegno di legge, ha detto in apertura il proponente di FdI, non blindato ma, al contrario aperto al confronto, sul quale si è tenuta una lunga serie di audizioni dei rappresentanti del mondo dalla sanità.

 

"Questo disegno di legge è aperto a ogni contributo per trovare una soluzione percorribile e attuabile nel fornire risposte da parte del sistema sanitario", commenta Claudio Cia.  Al termine della seduta, all’unanimità, è stata approvata inoltre la proposta di ascoltare la Giunta in Quarta commissione sui contenuti del regolamento della riforma dell’Azienda sanitaria.

 

 

Anche a causa dell'epidemia Covid, soprattutto nelle fasi più dure come il lockdown e il periodo autunnale, il sistema sanitario ha rimodulato l'organizzazione per fronteggiare l'emergenza e la necessità di ricavare posti letto. Molte attività sono state differite e posticipate. Poi le autorità hanno cercato di riprogrammare con un'impennata della domanda di prenotazioni anche per l'esigenza dei cittadini di chiedere informazioni per quanto riguarda le vaccinazioni o di effettuare un tampone. Così il sistema è andato in crisi (Qui articolo).

 

Da parte dei sindacati è stata sottolineata la necessità di affrontare il cuore del problema, cioè la cronica carenza di personale nelle strutture sanitarie; mentre i medici hanno respinto con forza l’idea che l’allungamento dei tempi delle visite specialistiche sia causato da eccessi nell’attività libero professionale e hanno invece chiesto, oltre all’adeguamento degli organici, interventi per ridurre la domanda di interventi specialistici che vengono spesso prescritti dai medici di base in modo inappropriato.

 

La prima audizione è stata quella dell'Apss: "Troppe richieste di visite specialistiche non necessarie" la sintesi dell'intervento. La panoramica sulla situazione difficile per quanto riguarda le liste d'attesa è stata fatta da Ferro. "L’assessorato - aggiunge il direttore generale - ha autorizzato l’Apss ad aumentare le capacità di risposta e si è riusciti a far crescere l’offerta. Ma la massa di richieste è stata tale da mettere in difficoltà anche il sistema di prenotazione. Comunque ai Rao A, B e C si è riusciti a dare risposte adeguate. La libera  professione ha rappresentato il 5% delle prestazioni nel 2019; nel 2020 il 4,2%. Cifre infinitamente inferiori rispetto alle percentuali nazionali. La più alta è cardiologia di Rovereto ma rimane comunque ben al di sotto del 50%, la soglia prevista dalle norme nazionali".

 

Il dottor Giuliano Mariotti nel suo intervento ha detto che nel ddl di FdI ci sono aspetti interessanti che vanno però approfonditi e ha spiegato che ci si trova davanti ad un rimbalzo, dopo le ondate Covid, di domanda a fronte di una crisi di professionisti che sono scarsi ovunque. "Anche se si bloccasse la libera professione non si riuscirebbe a dare una risposta adeguata. C’è poi il tema del rapporto medico di base - specialisti: spesso vengono prescritte urgenze o visite che non sono necessarie".

 

L'indicazione è quella di lavorare sulla domanda ma questo richiede tempo perché si devono mettere a confronto medici di famiglia e specialisti. "Il tema dell’appropriatezza delle richieste specialistiche - prosegue Ferro - è fondamentale e su questo sarà decisiva la riorganizzazione dell’Azienda e quindi anche della medicina di famiglia ferma da 10 anni. Con la costituzione della rete della medicina di famiglia fondamentale anche per ciò che riguarda i tempi d’attesa. In questo momento di calo dell’emergenza pandemica sono aumentate le pressioni sui medici di base (che sono sempre di meno) da parte dei pazienti per ottenere visite specialistiche che sono state rinviate durante la pandemia". Per Mariotti c’è anche da giocare la carta del teleconsulto che, come ha dimostrato uno studio di una cardiologa di Rovereto, ha permesso di diminuire del 50% le visite specialistiche.

 

Il presidente della Consulta provinciale per la salute, Renzo Dori, ha evidenziato che il ddl rappresenta una sollecitazione per un problema molto pesante e aggravato da Covid. Una criticità è l'endemica carenza di personale. "I provvedimenti, come il documento Apss del settembre 2019 sui sui tempi d’attesa, in parte attuato, vanno adeguati all’era post pandemica. Il governo ha messo in campo finanziamenti ad hoc (478 milioni per le regioni) per potenziare l’offerta di servizi specialistici. Il disegno di legge sarebbe utile per trovare soluzioni a questa situazione già in difficoltà".

 

Fondamentale anche per Dori il potenziamento della telemedicina e il rapporto medico – paziente: "Buona l’idea contenuta nel ddl di aumentare orari e giornate, ma questo si scontra con la mancanza di medici e personale. Bene la verifica trimestrale della situazione, però la raccomandazione è quella di prevedere quegli organismi che devono fare le scelte sulla partecipazione dei rappresentanti della Consulta. Mentre ci si deve muovere con attenzione sul tema visite private che sono regolate da accordi tra medici e Azienda. Importante è inoltre la trasparenza dei dati e la loro diffusione anche per rendere più consapevoli i cittadini. Il provvedimento contiene elementi interessanti ma vanno evitate sovrapposizioni e la proliferazione di organismi, anche perché il cuore del problema rimane il rapporto medico – paziente decisivo per la prevenzione e per evitare il ricorso eccessivo agli specialisti".

 

Il presidente dell’Ordine dei medici, Marco Ioppi, ha detto che si deve puntare sul rinnovato rapporto medico – paziente. "Il punto è questo perché si deve agire sulla domanda come raccomanda, del resto, lo stesso piano del governo. Non serve quindi, anche perché è impossibile, aumentare l’orario degli ambulatori, come previsto dal ddl, anche di sabato e di domenica. Si deve invece far lavorare meglio i professionisti, basti pensare che nei pomeriggi manca personale amministrativo. Così come sbagliato e controproducente sarebbe penalizzare la libera professione che viene svolta extra orario e in forma volontaria. Libera professione che comunque andrebbe ripensata e sostenuta economicamente dalle Aziende sanitarie lasciando al paziente solo l’onore delle spese".

 

Quindi, per Ioppi il ddl ha una finalità giusta, ma tende a dare risposte difficilmente attuabili e, limitando la libera professione, renderebbe meno attraente la sanità trentina. "Perché non è vero - conclude - che i medici lavorano poco e guadagnano tanto. Va, invece, creato un patto tra professionisti, pazienti e istituzioni".

 

L'Ordine delle professioni infermieristiche, rappresentato dalla vice presidente Nicoletta Degiuli, ha detto che è imprescindibile affrontare il tema dell’appropriatezza delle richieste e quindi centrale è il rapporto tra le figure sanitarie e i pazienti. "Non va incrementata troppo l’offerta proprio per non far crescere le richieste inutili e va cercato un riequilibrio tra l’attività privata e quella istituzionale che andrebbe maggiormente premiata dal punto di vista economico".

 

Anche per Francesca Beber dell’Ordine della professione ostetrica la risposta non sta nell’aumento dell’offerta o nella contrazione della libera professione, ma nell’appropriatezza della domanda di prestazioni specialistiche. Inoltre, ha sottolineato il rischio, per far fronte ai tempi d’attesa, di arrivare a una riduzione dei tempi di visita. "Serve più personale che oggi si trova al limite delle forze".

 

Durante la commissione sono stati ascoltati anche i rappresentati sindacali con Gianna Colle (Cgil), Giuseppe Varagone (Uil), Michele Bezzi (Cisl) e Sonia Brugnara (medici). Le parti sociali hanno evidenziato la necessità di adeguare i contratti, che i ritardi avvantaggiano i privati e che rinunciare alla libera professione, attualmente fortemente sottoutilizzata (Nel 2019 su 4 milioni di prestazione sono 86 mila quelle in libera professione e l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, in Trentino l’attività libero professionale dei medici è tra le più basse. Nel primo semestre 2021 è arrivata all’1,83% del totale) sarebbe un autogol.

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