
Concerto di Vasco Rossi, il conto aumenta: dopo le [...]

La Fondazione Bruno Kessler da un mese è senza [...]

Dalla stampa nazionale alle pagine più seguite (anche [...]

Dolomiti Pride, Valduga nel 2018 non aveva concesso il [...]

“I tipi di sinistra? Adoratori di farine di insetti”, [...]

Autonomia differenziata, Kompatscher: "Se vengono [...]

Per la parlamentare di Fratelli d'Italia essere di [...]

Bonifica rogge, la Provincia smentisce Demattè e [...]

Caso Mj5, l'Oipa: ''L'Ispra non ha ricevuto dalla [...]

L'ultima trovata della Lega per combattere [...]
Patt, arriva la resa dei conti. Questa sera il voto per dire ''basta'' alle ambiguità e al cerchiobottismo: una parte del partito chiede chiarezza e coerenza
Un documento firmato dai consiglieri Demagri e Dallapiccola, dal vicesindaco di Trento Stanchina, dal consigliere Pedrotti e dal presidente onorario Luigi Panizza (oltre che da decine di altri amministratori e iscritti) chiede al segretario (che alle nazionali ha promosso l'alleanza, rivelatasi elettoralmente deludente, con Grisenti e Progetto Trentino) di riattivare il percorso di dialogo con Campo Base, Ual e tutte le forze alternative all'attuale coalizione di governo provinciale

TRENTO. Dopo mesi di cerchiobottismo, un po' di qua un po' di là, con Progetto trentino e il vicepresidente della maggioranza leghista di Fugatti, Tonina, ma ''mai con Fratelli d'Italia'' che siede nella stessa maggioranza leghista di Fugatti, il Patt, forse, finalmente, deciderà cosa vuole essere. Questa sera il Partito autonomista si riunirà in consiglio per discutere un documento firmato da alcune delle figure di punta del partito: i due consiglieri provinciali Paola Demagri e Michele Dallapiccola, il vicesindaco di Trento Roberto Stanchina, il consigliere comunale Alberto Pedrotti e il presidente onorario del Patt Luigi Panizza. Con loro un'altra trentina di rappresentanti politici e iscritti stufi della posizione ondivaga e sempre più tendente a destra che sta prendendo il loro partito.
Si annuncia un appuntamento importantissimo, dirimente per il futuro della politica trentina anche in chiave Provinciali 2023. Perché? Perché con questo documento si chiede senza tanti infingimenti o ambiguità che venga riattivato il percorso di dialogo con Campo Base, Ual e tutte le forze alternative all'attuale coalizione di governo provinciale. Insomma di fatto si sta dicendo al segretario Marchiori di cambiare rotta e di seguire quella linea tracciata da lui stesso al congresso del partito della scorsa primavera. Un congresso dal quale era emersa una linea chiara contraria all'attale maggioranza di governo provinciale, con gli esponenti del centrosinistra che avevano partecipato da spettatori che erano usciti rinfrancati dicendo ''oggi qui mi sono sentito a casa di amici''.
Una linea che è quella del Patt in quasi tutti i consigli comunali dove governa, a cominciare da Trento dove è uno dei principali alleati del centrosinistra e non è un caso che Stanchina sia il vice del sindaco Ianeselli. Una linea che è quella portata avanti coerentemente dall'inizio della loro attività dai consiglieri provinciali Demagri e Dallapiccola (il secondo è stato il più votato con oltre 2.600 voti mentre Ossanna e Demagri hanno preso poco più e poco meno di 1.800 voti) eletti proponendosi come chiaramente alternativi alla Lega, al candidato presidente Fugatti e alla coalizione di centrodestra (i cui esponenti sono stati i principali avversari del Patt di governo di Ugo Rossi presidente).
Insomma il Partito autonomista quando c'è da amministrare o fare opposizione sta da una parte chiara ed evidente ma a livello di segreteria e presidenza sembra andare da un'altra. La mossa a sorpresa, prima di tutto per gli iscritti al Patt, di siglare un'alleanza con Grisenti e Progetto Trentino per le elezioni nazionali è stato qualcosa di clamoroso. Le cene (fatte o annunciate) con la Civica Trentina di Gottardi e gli Autonomisti Popolari di Kaswalder un altro passo verso le braccia della Lega (come appoggio diretto o indiretto dopo le elezioni, cambierà ben poco). Insomma, mentre una gran parte del partito lavorava (nel vero senso della parola: amministratori, assessori, consiglieri comunali, sindaci) in una direzione il segretario chiacchiera, cena, sigla accordi in tutt'altra direzione.
La resa dei conti diventa, quindi, necessaria dopo il risultato delle elezioni nazionali, oggettivamente deludente visto che a nulla è servito non riuscendo ad eleggere nessuno e a pesare in nessun modo (l'unico risultato ottenuto è stato l'aver fatto traballare Tonina in qualità di vicepresidente provinciale perché maldestramente candidato, esposto pubblicamente a tutti come alfiere della proposta Patt-Pt alle elezioni, salvo poi ritirarlo in poche ore perché avrebbe rischiato di dare un senso alla loro proposta prendendo, chissà, forse davvero un buon numero di consensi levandoli anche alla coalizione di destra).
L'alfiere della linea ''vicini alla Lega'', il consigliere Ossanna, ha chiuso con un mesto 5,8% alla Camera nel collegione di Trento. Se si pensa che quattro anni fa, alle provinciali, il Patt aveva preso 32mila voti e Progetto Trentino più di 8.000, i 16mila portati a casa (alla Camera) dai due partiti uniti alle nazionali non po' essere ritenuto un successo stratosferico come è stato presentato proprio dai vertici del partito. E se il confronto tra provinciali e nazionali può essere fuorviante basta prendere in esame le nazionali del 2018 quando da solo lo stesso Patt aveva preso gli stessi 16mila voti alla Camera.
Insomma o l'alleanza è stata sbagliata (Pt e Patt non hanno dato nessun contributo l'uno alla causa dell'altro in termini elettorali) o alcuni elettori hanno già cambiato strada. Chissà se anche il partito questa sera deciderà che qualcosa si sta sbagliando. In un'epoca politicamente complicata come quella attuale i simboli contano poco: conta di più la coerenza e avere delle idee ben chiare da difendere (o almeno dimostrare di averle).