Formazione e mobilità sostenibile per un turismo di qualità, basta puntare solo sullo sci, ecco la ricetta di Filippo Degasperi
Per il candidato presidente di Onda, interpellato sul tema del turismo, bisogna puntare sulla qualità: "Basta consumare territorio. Serve formazione degli operatori, mobilità sostenibile e destagionalizzazione. Per l'inverno occorre trovare modelli alternativi allo sci". E sui collegamenti funiviari, "l'unica opera fattibile e utile sarebbe la funivia Caldonazzo-Altipiani Cimbri"

TRENTO. Un turismo di qualità passa dalla formazione degli operatori, dalla mobilità sostenibile e dalla destagionalizzazione. “Basta consumare suolo e puntare solo su estate e inverno”. Lo sci? “E' superato, bisogna invece pensare a modelli alternativi, premiando le imprese che producono utile”. E sui collegamenti funiviari, “l'unica opera fattibile e utile sarebbe la funivia Caldonazzo-Altipiani cimbri”. E' la visione che Filippo Degasperi, candidato presidente di Onda alle elezioni provinciali di ottobre, ha per il turismo trentino del futuro.
Quale modello turistico vede per il futuro del Trentino? Un modello basato sui grandi numeri, con l'obiettivo del tutto esaurito, oppure su numeri più contenuti, preservando l'ambiente e le località, alzando quindi la qualità dell'offerta?
Dovremmo prendere atto degli errori commessi nel passato, anni in cui si è puntato più sulla quantità, sulle seconde case, consumando suolo in maniera quasi irreparabile. Dovremmo, invece, prendere esempio dall'Alto Adige che, con molti meno posti letto e più collaborazione tra pubblico e privato, ottiene un valore aggiunto sul fronte turistico che è doppio rispetto a quello trentino. Basta consumare e svendere il territorio. Dobbiamo puntare sulla qualità, che parte dalla formazione degli operatori del turismo. In questo senso andrebbero rivoluzionate le scuole alberghiere. Sarebbe, inoltre, necessario allungare le stagioni. Infine, occorre ripensare la mobilità, puntando su un modo sostenibile per raggiungere il Trentino. Utile sarebbe potenziare l'aeroporto Catullo e il collegamento ferroviario con lo scalo veronese. Inoltre, si potrebbero riqualificare le infrastrutture viabilistiche minori, che potrebbero essere usate per cicloturismo.
In tema di infrastrutture di mobilità, su quale di questi collegamenti funiviari punterebbe? Trento-Bondone, Rovereto-Folgaria, oppure Brentonico-Malcesine? E il tunnel del Baldo?.
Quest'ultima è una promessa dimenticata del presidente Fugatti. Per noi è un'opera assurda che porterebbe ancora più traffico sul Garda. Per quanto riguarda le funivie, l'unico collegamento che vedo fattibile e interessante è la funivia Caldonazzo-Altipioani cimbri. Collegherebbe due comunità che dal punto di vista turistico hanno segmenti diversi – i laghi e gli altipiani -, mettendo a fattor comune le ricchezze di entrambe le comunità. Inoltre, c'è la ferrovia della Valsugana che potrebbe essere usata come mezzo di raggiungibilità per il territorio. Infine, ci sono già studi a livello avanzato che dimostrano la fattibilità e l'utilità dell'impianto. La funivia Trento-Bondone è un progetto che viene usato per distogliere l'attenzione dal vero problema che è lo stato attuale della montagna di Trento, una montagna che negli anni ha perso l'appeal che aveva avuto nel passato e che oggi è abbandonata. Sulle funivie Rovereto-Folgaria e Brentonico-Malcesine stiamo parlando di nulla.
Guardando all'inverno, nei prossimi anni, con il crisi climatica in atto, sarà probabilmente sempre più difficile sciare a basse altitudini. Dove concentrerebbe gli investimenti?
Sarebbe ora che l'ente pubblico si dedicasse a quello che gli compete davvero, non fare l'esercente di impianti funiviari. Le risorse sono limitate e vanno, pertanto, investite in settori che tutelano i diritti delle persone: fra questi sanità, scuola, trasporto pubblico. Inoltre, ritengo che i contributi pubblici debbano andare solo a imprese che producono utile e questo vale anche per le funivie. Sono gli imprenditori privati assieme agli amministratori dei territori ad avere il compito di pensare a modelli alternativi di turismo invernale. Si dovrebbe dare al turista un motivo diverso per venire in Trentino, non solo per le piste da sci. Si potrebbe, invece, puntare sullo scialpinismo, che è una disciplina in espansione, ma che viene boicottata. Prendiamo esempio dall'Alto Adige, dove l'Altopiano del Renon vive dodici mesi all'anno.