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"Il tunnel Baldo una boutade come tante in questi 5 anni e dobbiamo trovare un un modello alternativo senza demonizzare lo sci", il turismo del Trentino secondo Valduga

Il candidato presidente del centrosinistra, Francesco Valduga, parla del futuro del turismo tra grandi opere e crisi climatica: "Oggi c'è la necessità di un nuovo senso del limite nell'intercettare i flussi perché non si deve trasferire sulla montagna la frenesia della città"

Di Luca Andreazza - 18 settembre 2023 - 22:21

TRENTO. Il tunnel del Baldo? Una boutade dell'attuale governo provinciale. Le grandi opere? Importanti ma devono essere utili e sostenibili. Il futuro del turismo? La ricerca di un nuovo limite, senza però dimenticare le radici e l'eredità delle stazioni sciistiche. Ecco le idee di Francesco Valduga, candidato presidente per l'Alleanza democratica e autonomista, la coalizione di centrosinistra.

 

"Il territorio è splendido, un territorio vocato al turismo con un valore aggiunto rappresentato dal costante investimento, pubblico e privato, nell'attrattività", spiega Valsuga. "Ma oggi c'è la necessità di un nuovo senso del limite nell'intercettare i flussi perché non si deve trasferire sulla montagna la frenesia della città. E' strategico mantenere i luoghi in grado di rigenerare".

 

L'assalto alle alpi, la crisi climatica e il rischio, già molto concreto per molte destinazioni trentine, dell'overtourism impongono tanto riflessione quanto azione per mantenere il Trentino competitivo. "Il modello deve essere sostenibile, saper produrre relazioni, esperienza e profondità. Assecondare la dolcezza del territorio. Ma guai a parlare di decrescita felice, lo sviluppo non va frenato ma accompagnato per una crescita armonica dal punto di vista della valorizzazione ambientale, salvaguardando gli aspetti economici e sociali". 

 

Un cambio di paradigma, anche per evitare da un lato un'esperienza del visitatore che potrebbe diventare negativa a fronte di una destinazione che diventa caotica, ma anche per disinnescare il possibile conflitto turista-residente, con quest'ultimo che diventa insofferente tra qualità della vita in calo, costi in aumento, traffico, parcheggi full e disagi. "Inseguire numeri e provare a tenere i ritmi del turismo di massa possono diventare un boomerang e dobbiamo guardare a sviluppare un modello adatto a questa epoca, al territorio, alla necessità di rispettare clima e ambiente".

 

E nel contesto della crisi climatica appare urgente pianificare una transizione del modello di sviluppo. I grandi comprensori sciistici hanno forza (non solo di innevamento programmato) e quote per resistere, mentre sembra da chiarire la vocazione delle stazioni più piccole oppure collocate a basse altitudini. Quale tipologia di investimento e dove canalizzare le risorse? Ha ancora senso destinare denari pubblici e iniettare sostegni per allargare le piste, rafforzare l'innevamento programmato e costruire nuovi impianti e non semplicemente migliorare e sostituire l'esistente? 

 

"Non dobbiamo demonizzare un modello di sviluppo che ha trasformato il territorio e ha reso il Trentino attrattivo, però ritorno a parlare di un nuovo limite. Non dobbiamo esasperare gli interventi se rischia di non reggere più per svariati fattori. Ci si deve rendere conto che ci possono essere nuove strade per mantenere eccellenza e redditività. Non si tratta di disinvestire quanto immaginare un futuro con attività complementari in grado di non trascurare i punti di forza ma di promuovere nuove modalità di turismo: non contro lo sci alpino ma consapevole che ci sono tempo e spazio tutto".

 

E le grandi opere? "Le infrastrutture sono importanti ma se servono e se rispecchiano l'idea di territorio. Un confronto con i territorio sulla base della vocazione di un'area. Le amministrazioni comunali devono esercitare le competenze con consapevolezza e diventare protagoniste delle scelte, poi la Provincia può aiutare e sostenere gli enti locali, intercettare i finanziamenti e accompagnare un percorso".  

 

La funivia Trento-Bondone. "Non c'è contrarietà, anche se si devono conciliare gli investimenti già fatti e con quelli di sviluppo futuro. Ragionare se può essere una soluzione di mobilità alternativa, capire il destino dell'ex Panorama e come valorizzare anche la parte bassa della montagna. C'è un progetto da valutare per un'analisi precisa e un coinvolgimento complessivo della comunità". 

 

La funivia Rovereto-Folgaria. "Ho il massimo rispetto dello studio dei privati, i quali hanno svolto la propria parte con responsabilità. Ma non ho mai nascosto i dubbi a proposito di questo collegamento. Non c'è un reale progetto e quindi è difficile operare delle valutazioni, ma non sembrano esserci reali vantaggi di un intervento di questo tipo". 

 

La funivia Brentonico-Malcesine. "Ho delle perplessità dal punto di vista della sostenibilità. Non solo dell'opera ma anche dell'utilizzo e del modello di turismo che si vuole immaginare per il Monte Baldo. Anche qui si parla a livello teorico perché non ci sono progetti sui quali discutere e concertare".
Bocciato senza "se" e senza "ma" il tunnel del Baldo. "Un'idea fumosa che rovinerebbe un'area. Un'opera che non sarebbe sostenibile e non sarebbe utile. Sarebbe un'inutile aggressione al territorio che trasformerebbe la Vallagarina in un parcheggio. E' stata una boutade dell'attuale Provincia, che spara tragitti e slogan per ogni zona che visita. Siamo stati abituati così questi 5 anni", conclude Valduga.

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