In migliaia colorano Trento per il Dolomiti Pride (FOTO e VIDEO), Valduga: "C'è tanto lavoro da fare, tutti insieme", Ianeselli: "Oggi la città è cresciuta: siamo più liberi e forti"
A migliaia in piazza per il Dolomiti Pride. Il sindaco di Rovereto e candidato presidente alla Provincia per il centrosinistra, Valduga: "Una festa colorata e trasversale con una grande partecipazione di cittadine e cittadini sull'importanza di sentirsi liberi di essere". Il primo cittadino di Trento, Ianeselli: "Se anche un solo ragazzo, una sola persona domani mattina si alzerà e se la sentirà di vivere il proprio orientamento sessuale senza paura, allora questa giornata avrà avuto un senso"

TRENTO. "Siamo qui in migliaia, di nuovo, cinque anni dopo, per dire che i diritti o sono di tutti o non sono. Per rivendicare che ogni persona ha il diritto di essere se stessa, di non doversi nascondere, di non essere rifiutata, emarginata, discriminata, ignorata". A dirlo Franco Ianeselli (sindaco di Trento), mentre Francesco Valduga (primo cittadino di Rovereto e candidato presidente alla Provincia per il centrosinistra) aggiunge: "Una festa colorata e trasversale con una grande partecipazione di cittadine e cittadini sull'importanza di sentirsi liberi di essere".
Un lungo e colorato corteo tra canti, balli e musica ha attraversato le vie di Trento per il Dolomiti Pride (Qui articolo). "Scendiamo in piazza con la nostra gioia ma anche con la nostra rabbia creativa e costruttiva per portare un cambiamento in grado di mettere all'angolo la cultura dell'odio alimentata dai discorsi dei politici. Portiamo in piazza la nostra soggettività, i nostri amori e le famiglie diverse. Ci esprimiamo con libertà in questa rivoluzione collettiva che ha bisogno di tutti per i diritti sociali e civili, per l'accoglienza dei migranti, per la casa, per il lavoro non precario e per la salvaguardia dell'ambiente. Queste sono le nostre battaglie", le parole di Natascia Maesi, presidente nazionale di Arcigay (Qui articolo) mentre Shamar Dorghetti, presidente di Arcigay del Trentino e portavoce del coordinamento Dolomiti Pride, prosegue: "Il Pride vuole lanciare un messaggio forte di uguaglianza, di richiesta di piena cittadinanza delle persone Lgbtqia+ e di tutte le minoranze che oggi sono oppresse. Manifestiamo contro un governo che vorrebbe chiuderci nell'ombra e che vorrebbe limitare i nostri spazi politici: noi vogliamo essere in piazza alla luce del sole" (Qui articolo).
Una manifestazione simbolo del difficile e complesso percorso compiuto e per rivendicare le battaglie portate avanti da decenni contro le discriminazioni, una lotta che trova il culmine della visibilità nei Pride ma che si svolge quotidianamente. Una giornata in cui i cittadini portano in piazza le conquiste ma che dettano l'agenda alla politica e sensibilizzano parte della popolazione per un cambiamento sociale più rapido e più profondo.
"La comunità è consapevole dell'importanza dei diritti, questo momento evidenzia la necessità di sviluppare nuove competenze e di adeguare le leggi a una popolazione che è già avanti rispetto alle normative: oggi si deve compiere un balzo in avanti", commenta Valduga. "Non tutti devono avere le stesse idee, però è importante un confronto e un approfondimento per ascoltare e comprendere le esigenze e le necessità. Certo, l'amore e le emozioni non hanno bisogno di atti ma c'è l'obbligo di riflettere su molti aspetti, come la genitorialità, che necessitano di norme al passo con i tempi: le istituzioni devono intercettare, interpretare e accompagnare la società".

Anche in Italia resta, infatti, sul fronte dei diritti ancora moltissimo lavoro da fare.
"Ognuno deve sentirsi il Pride - dice Ianeselli - non è solo la manifestazione di una parte perché ognuno deve sentirsi libero di essere se stesso e provare a essere felice perché unico: nessuno si deve sentire di meno, nessuna persona e nessuna famiglia deve sentirsi di meno per il proprio orientamento sessuale. Questo dobbiamo dirlo forte e lo gridiamo oggi a chi ancora fa finta di non vedere. Lo diciamo noi anche per chi non ha voce, per chi ancora ha paura e si nasconde, dalla famiglia e dalla propria comunità perché sa che non verrebbe accettato. Per i ragazzi e le ragazze che vengono bullizzati a scuola, per chi in qualche paese, anche del nostro Trentino, e ce l'ha raccontato qualche settimana fa Cecilia Bozza nel suo film Rispet al Film festival, continua a vivere con sofferenza un'identità che non è la sua pur di conformarsi. per chi resiste alle battute quotidiane di scherno".

Presenti tra la folla anche molti sindaci e amministratori dei Comuni che hanno concesso il patrocinio alla manifestazione, parlamentari e consiglieri provinciali di centrosinistra. Il primo cittadino rilancia sulla decisione di registrare le coppie omogenitoriali, seppur in contrasto con le recenti normative nazionali varate dal governo di centrodestra guidato dalla premier Giorgia Meloni.
"Da sindaco - evidenzia Ianeselli - di questa città oggi sento sulle mie spalle una responsabilità forte, quando, con altri colleghi, ho scelto di registrare i figli di coppie omogenitoriali: l'ho fatto certo pensando ai diritti di ogni bambino, ma anche perché credo che ci sia la responsabilità e il dovere di entrambi i genitori di esercitare pienamente il loro ruolo dentro un progetto che è stato condiviso di genitorialità e di famiglia. Solo così una comunità cresce, senza distinguere tra famiglie di serie A e di serie B, bambini di serie A e di serie B".
Una grande e colorata festa ma anche la visibilità sulle lotte per i diritti. "La strada da fare è ancora lunga, le conquiste in questo senso non sono mai facili perché la diversità fa paura quando non la si conosce, vale sempre, non solo per l'orientamento sessuale, ma anche per gli stranieri e per i disabili. Ecco perché oggi, 5 anni dopo, c'è ancora bisogno del Dolomiti Pride. Per dare forza perché se anche un solo ragazzo, una sola persona domani mattina si alzerà e se la sentirà di vivere il proprio orientamento sessuale senza paura, allora questa giornata avrà avuto un senso. Oggi Trento è cresciuta. Noi tutti siamo più liberi e più forti", conclude Ianeselli.