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La Giunta alla gogna per l’Ice Rink di Pinè, tutto quello che non torna nella ricostruzione di Fugatti: “Hanno preso in giro la comunità”
Fra incongruenze e accuse reciproche in Consiglio provinciale è andata in scena una battaglia su date e numeri attorno alla mancata assegnazione della gare olimpiche: “Il pericolo è che i 50 milioni promessi a Pinè facciano la fine dell’Ice Rink, la Provincia si è mossa in questo modo per evitare le penali e la figuraccia internazionale”

TRENTO. Una battaglia su date e numeri. In Consiglio provinciale il presidente del Trentino, Maurizio Fugatti, ha relazionato sulla cancellazione del progetto dell’Ice Rink di Pinè. Cioè la struttura che avrebbe dovuto essere costruita in vista delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. Il primo dato politico è che la discussione in Consiglio arriva il 7 febbraio, a quasi 20 giorni dalla conferenza stampa durante la quale si ufficializzò l’addio alle gare di pattinaggio velocità.
Per riassumere brevemente la vicenda basti sapere che, con la scusa dell’imprevisto aumento dei costi dell’Ice Rink, la Giunta Fugatti aveva rinunciato alla costruzione della struttura. Di conseguenza Pinè ha perso il diritto a ospitare le gare olimpiche. Come “risarcimento” alla comunità dell’altopiano (limitandosi alle cose messe nero su bianco) la Provincia ha stanziato 50,5 milioni di euro: 29,5 milioni per la parte sportiva, per riqualificare le strutture del ghiaccio di Baselga, mentre gli altri 21 milioni saranno utilizzati in accordo con il Comune per interventi sull’altopiano e nei territori limitrofi, fra cui un collegamento ciclabile.
Tornando a quanto si è detto in aula, Fugatti ha sostenuto che l’iter per coinvolgere la struttura di Pinè nelle Olimpiadi sarebbe iniziato nel tardo inverno del 2018. “Il dossier è stato perfezionato in un tempo molto limitato, il primo intervento prevedeva il rifacimento della pista per 32,6 milioni di euro”.
Da questo punto in poi in aula è partito un elenco di date e numeri da far venire il mal di testa. Sempre stando a quanto riferito dal presidente della Provincia, dall’estate 2019, ci sono state varie ipotesi progettuali alternative, alcuni tentativi di convincere l’Isu (l’International Skating Union) a organizzare le gare all’aperto senza una copertura, almeno due proposte di Partenariato Pubblico Privato e tanti altri contrattempi che avrebbero procrastinato l’avvio dei lavori.
In sostanza secondo Fugatti i costi dell’Ice Rink, stimati inizialmente in 32,6 milioni di euro, sarebbero prima lievitati a 50,5 milioni (maggio 2020) per poi salire addirittura a 70-75 milioni entro dicembre 2022. Il presidente della Provincia ha citato anche il famoso documento “estremamente confidenziale” nel quale il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) bocciava l’Ice Rink di Pinè. Il documento era stato letto dal presidente del Coni Giovanni Malagò durante la conferenza stampa assicurando che risalisse al 6 ottobre 2022 e che né la Provincia di Trento né il Comune erano a conoscenza dei contenuti. Fugatti ha affermato di essere venuto a conoscenza delle “forti preoccupazioni del Cio” a inizio novembre 2022 quando sarebbe stata palesata alla Provincia “la possibilità di rinunciare alla gare”.
Ciononostante il 7 novembre 2022 il Consiglio comunale di Pinè aveva approvato a larghissima maggioranza il progetto, mentre a dicembre una delibera della Giunta metteva a disposizione per l’Ice Rink 60 milioni di euro (50,5 per la copertura e 9,5 per opere accessorie). Eppure nel giro di un paio di settimane arriverà il colpo di scena. “Il 17 gennaio 2023 abbiamo firmato il nuovo statuto della Fondazione Milano-Cortina – ha confermato Fugatti – e per senso di responsabilità abbiamo rinunciato alla gare formalizzando i nuovi accordi con il Comune”.
Ovviamente dall’opposizione sono arrivate delle dure critiche. “Dopo che si era diffusa la voce della possibile rinuncia alla gare olimpiche – ha osservato Luca Zeni del Partito Democratico – chiedemmo che se ne discutesse in Consiglio ma ci venne risposto che non c’erano elementi. Peccato che pochi giorni dopo ci fu la conferenza stampa, ancora una volta la Giunta ha dimostrato disprezzo per quest’aula”.
Il consigliere Dem ha ricordato che nella storia delle Olimpiadi invernali solo a Calgary, nel 1988, venne concessa una deroga per ospitare le gare di pattinaggio all’aperto: “Quindi perché la copertura non era stata prevista fin da principio?”. Inoltre Zeni ha citato dei documenti (che risalgono al 2019) all’interno dei quali già si parlava di una stima da 50 milioni di euro. “Dal 2021 non si è fatto altro che procedere a singhiozzo e le spiegazioni che ci sono state fornite sembrano più un tentativo di arrampicarsi sugli specchi. Non è possibile che i costi siano lievitati così tanto nel giro di poche settimane, l’impressione è che la Provincia si sia mossa in questo modo per evitare le penali e la figuraccia internazionale per la mancata realizzazione dell’Ice Rink entro i tempi stabiliti”.
L’ex presidente Ugo Rossi, oggi all’opposizione, ha rivendicato il ruolo avuto al tempo della presentazione della candidatura olimpica, assieme a Veneto e Lombardia. “C’è la mia firma su quel documento” ha ribadito definendo poi l’intera vicenda “una presa in giro per gli abitanti di Pinè. La verità è che i nostri consigli non sono stati presi in considerazione. Già nel 2019 avevamo messo in guardia la Giunta sui rischi, chiedendo di svolgere una serie di verifiche. E cosa hanno fatto? Nulla, nel novembre 2019 hanno mandato a Roma una scheda tecnica dove per la realizzazione dell’Ice Rink si stimavano già 50 milioni di euro. Soldi che avrebbe dovuto mettere la Provincia e non lo Stato come credevano alcuni esponenti della maggioranza”.
Per Paolo Zanella di Futura era chiaro fin da principio che l’Ice Rink coperto non sarebbe stato sostenibile. “Nell’ottobre 2022 il Cio disse che le stime erano troppo ottimistiche, eppure avevamo fatto approvare un emendamento affinché le opere trentine fossero progettate in maniera sostenibile. Per capire che qualcosa non andava sarebbe bastato guardare al caso di Torino con l’impianto che, 18 anni fa, costò 70 milioni mentre per quello di Pechino ci vollero più di 100 milioni”.
Anche Michele Dallapiccola di Casa Autonomia.eu è stato molto critico. “Ci troviamo di fronte all’apoteosi del metodo di amministrare di questa Giunta che manca di visione. La logica è sempre quella delle promesse, dicendo ‘sì’ a tutte le richieste che arrivano dai territori ma preferendo quelli dove il proprio partito registra più tessere. Il pericolo però è che i 50 milioni promessi a Pinè facciano la fine dell’Ice Rink”.
Il consigliere di Onda, Filippo Degasperi, si è rammaricato per questo approfondimento “postumo”. “Tutti eravamo consapevoli dell’importanza di questo evento per il Trentino e l’altopiano. Poi le proposte ragionevoli si sono tramutate in megalomania. Cattedrali nel deserto per poi rimanere con nulla in mano e pure gli amministratori locali hanno preferito mettersi le bende sugli occhi per non vedere l’evidenza”.
Un invito alla prudenza, è arrivato da Lucia Coppola di Europa Verde: “Cautela e prudenza dovrebbero caratterizzare le proposte che la politica presenta alla cittadinanza, evitando le false promesse. In breve si è passati dall’entusiasmo per un investimento di 60 milioni ai fischi a Malagò che ha portato la notizia che il progetto era insostenibile”. Alex Marini del Movimento 5 Stelle ha poi rincarato la dose: “Le Olimpiadi che dovevano essere a costo zero hanno superato i 4 miliardi di euro. Ci siamo fatti trascinare in questa tragica e anacronistica iniziativa – ha dichiarato Marini riferendosi all’Ice Rink – mentre il Trentino si è fatto abbindolare dalla narrazione che i Giochi avrebbero cambiato il volto turistico della Provincia. Abbiamo discusso per tre anni per decidere come buttare i soldi in un impianto che era già obsoleto ancor prima di essere costruito”.
L’unica voce fuori dal coro dell’opposizione è stata quella di Pietro De Godenz (Upt). Per il consigliere a illudere Pinè non sarebbe stato il Trentino ma bensì il Cio e la Federazione internazionale: “La copertura è assurda, ma tutti siamo stati presi un po’ in giro per il più importante evento sportivo che il Trentino organizzerà nei prossimi 100 anni”. Infine l’onere di difendere le scelte di Fugatti è ricaduto sul leghista, Gianluca Cavada, che nel suo intervento è riuscito a indispettire gli alleati di Fratelli d’Italia criticando un loro provvedimento che sarà votato a breve. A detta dell’esponente del Carroccio, il documento di FdI non sarebbe “farina del loro sacco” visto che sarebbe fin troppo simile alla delibera attraverso la quale la Giunta Fugatti ha stanziato il “risarcimento” per Pinè. Quello che però probabilmente si chiedono dall’altopiano è se le promesse del partito di Giorgia Meloni valgano di più di quelle della Lega. Ma come si dice: ai posteri l'ardua sentenza.