Maxi-concerto Vasco Rossi, la Provincia ha pagato oltre 20mila euro per lo studio sull’indotto, Marini: “Propaganda con soldi pubblici”
Lo studio per calcolare le ricadute economiche del concerto di Vasco Rossi a Trento (realizzato dalla società americana Nielsen) ai contribuenti è costato la bellezza di 20mila euro più Iva. La Provincia però si rifiuta di fornire l’analisi completa. Marini: “Nemmeno a un anno di distanza è possibile avere un contraddittorio, ma qui siamo di fronte a un uso improprio del denaro pubblico”

TRENTO. A quanto pare il concertone di Vasco Rossi da 120mila persone continua a perseguitare la Giunta Fugatti che tanto si era adoperata per organizzarlo. Se non bastassero le ormai note vicende giudiziarie ora si scopre che lo studio per calcolare le ricadute economiche del concerto (realizzato dalla società americana Nielsen) è costato ai contribuenti la bellezza di 20mila euro a cui va aggiunta l’Iva.
Ma procediamo con ordine. Da un lato la Provincia è stata sconfitta più volte in tribunale da Marzio Maccani, il dirigente della polizia amministrativa che aveva evidenziato le criticità legate alla sicurezza dell’area che avrebbe poi ospitato il maxi-concerto a Trento e che improvvisamente era stato destituito dal suo incarico. Dall’altro era arrivata la sanzione dell’Agcom.
L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha ritenuto che la nota attraverso la quale la Provincia aveva comunicato il mirabolante indotto generato dal concerto fosse arrivata con una tempistica un po’ sospetta. Il comunicato, dal titolo “Vasco Live, una ricaduta di quasi 44 milioni di euro”, era stato pubblicato dopo la conferenza stampa dello scorso 20 settembre proprio a ridosso delle elezioni, in piena campagna elettorale.
Nella delibera dell’Agcom si leggeva: “Non è ravvisabile l’indispensabilità ai fini dell’efficace assolvimento delle funzioni proprie dell’Amministrazione in quanto i contenuti del comunicato stampa ben avrebbero potuto essere diffusi al di fuori del periodo elettorale, trattandosi, peraltro, di dati riferiti ad un evento di quattro mesi fa, né il requisito dell’impersonalità per la presenza nei video allegati di rappresentanti istituzionali, in particolare del presidente della Provincia Maurizio Fugatti”.
Tutto era partito da una segnalazione di Alex Marini, consigliere provinciale del Movimento 5 Stelle, che per far luce sulla situazione nel frattempo aveva depositato pure un’interrogazione. Infatti secondo l’analisi realizzata dalla società statunitense il concerto avrebbe garantito una ricaduta economica sul territorio da 43,6 milioni di euro. Per avere un raffronto basti pensare che al concerto di Vasco Rossi che si tenne a Modena nel luglio 2017, durante il quale venne registrato il record di biglietti venduti per un singolo evento (ben 225.173), la ricaduta sul territorio venne calcolata in appena 6 milioni di euro, con un incasso da 12 milioni di euro. In pratica l’indotto generato da Trento sarebbe circa 7 volte quello di Modena.
D’altra parte la vendita dei biglietti della Trentino music arena (che però sono finiti nelle casse delle società legate al rocker) dovrebbe aggirarsi attorno agli 8 milioni di euro. Insomma, qualcosa non torna, persino il presidente della Provincia aveva parlato di un giro di affari compreso tra i 10 e i 15 milioni di euro (più cauta Confcommercio che parlava di ricadute per 6 milioni). Inoltre nello studio commissionato dalla Provincia non sono state tenute in considerazione le spese per l’organizzazione dell’evento che secondo alcuni avrebbero superato i 6,5 milioni.
Nella sua interrogazione Marini chiedeva di poter vedere l’analisi completa per poter giudicare l’operato della società statunitense e soprattutto capire attraverso quali calcoli si sia potuti arrivare a una cifra così importante. Tuttavia lo studio completo non è stato fornito. “Si ritiene che le slide presentate in conferenza stampa risultino complete e idonee a presentare gli effetti dello studio”, la risposta che arriva direttamente dal presidente della Provincia Maurizio Fugatti.
“Qui l’unica cosa certa – commenta Marini – è che hanno speso oltre 20mila euro di soldi pubblici per farsi propaganda. Non hanno voluto fornire lo studio e nemmeno i parametri metodologici utilizzati per completarlo”. Il consigliere del M5S parla di un “uso improprio del denaro pubblico” puntando il dito contro la Giunta: “Nemmeno a un anno di distanza è possibile avere un contraddittorio”.