L'opposizione trentina chiede che in Regione sia aperto un CIE per immigrati. Proposta bocciata anche dalla destra sudtirolese
La mozione di Maurizio Fugatti, Manuela Bottamedi, Giacomo Bezzi e Claudio Cia è stata discussa oggi dal Consiglio regionale. Anche Marika Poletti soddisfatta che non sia stata accolta: "Perché dovremmo sacrificarci noi e portare sui nostri territori ancor più criminalità?"

TRENTO. Se questa mozione fosse passata i leghisti avrebbero dovuto farsene una ragione e accettare di buon grado un Centro di espulsione e identificazione di migranti magari sotto casa. Così avrebbero dovuto fare i sostenitori di Mauizio Fugatti, Manuela Bottamedi, Giacomo Bezzi e Claudio Cia. Non avrebbero più potuto arrabbiarsi con lo Stato o la Provincia porta (e lascia) i profughi in Trentino.
In Consiglio regionale, infatti, una mozione che chiedeva che fosse istituito un CIE sul nostro territorio "con il fine di controllare l’escalation di violenza e di fatti di cronaca nera legati al degrado e spesso collegati al mondo della droga e della tossicodipendenza, problematiche venutesi a creare in relazione all'emergenza sbarchi", è stata discussa proprio oggi.
Discussa e bocciata, con 30 no, 6 sì e 7 astensioni. Ha votato contro anche la destra sudtirolese, anche da chi condivide una certa contrarietà a quella che molti che siedono in Consiglio Regionale chiamano "invasione".
Il consigliere Claudio Cia, nel presentare la mozione, ha spiegato che "è importante che sia aperto un centro di identificazione ed espulsione per gestire la situazione di ordine pubblico, lasciandone la gestione al Prefetto". Delegando a Roma, in barba quindi all'aspirazione autonomistica, la gestione dell'immigrazione.
Una posizione che non ha trovato d'accordo Rodolfo Borga, consigliere trentino non certo di sinistra, che ha caldamente consigliato questo ai colleghi di opposizione: “Io aspetterei che tutte le Regioni si dotassero di un CIE, prima di aprirlo qui da noi. Ma siete sicuri - ha poi chiesto - che il Governo si limiterebbe a cento immigrati?”.
Maurizio Fugatti, firmatario della mozione, ha però fatto una mezza marcia indietro:“I CIE sono una piccolissima valvola di sfogo, a fronte dell’arrivo di quattromila immigrati al giorno. Il CIE è uno strumento funzionale, ma il problema è a monte: se non si risolve il modo e la gestione dell’immigrazione a livello internazionale, non si risolverà il problema”. L'ha votata, "ma è chiaro - ha detto - che non possiamo poi prendercela con i CIE se la situazione non sarà risolta".
Nella mozione c'era scritto che il CIE sarebbe stato provvisorio, ma Walter Blaas, consigliere dei Freiheitlichen, ha fatto capire che degli italiani si fida ben poco: "La mozione non può essere accolta - ha tagliato corto - perché sappiamo benissimo che le cose provvisorie diventano definitive”.
“Se avessimo la competenza sull'immigrazione - è intervenuto Berhard Zimmerhofer dei Süd-Tiroler Freiheit - avrebbe senso aprire un CIE in Regione, ma visto che la competenza è dello Stato, non lo riteniamo opportuno”. E la chiude così, perché di Prefetti, e imposizioni ministeriali non ne vuol proprio sentir parlare.
Ma anche la destra trentina non ha condiviso questa proposta che ha unito parte dell'opposizione trentina. La presidente di Fratelli d'Italia Marica Poletti si dice "molto soddisfatta che la mozione non sia stata approvata". E ne spiega le ragioni: "Nessun territorio ambisce ad avere luoghi problematici come quello che si sarebbe andato a creare. Laddove queste strutture ci sono hanno creato problemi".
"Non solo perché sono punti raccolti di soggetti problematici che vengono anche da fuori zona - continua Poletti - ma anche perché dall'interno dei CIE si creato fitte reti di rapporti con l'esterno con tutto quello che possiamo immaginare. Un indotto di criminalità - spiega - che andrebbe a sommarsi quello che già abbiamo".
"A livello politico - spiega - comprendo che il centrodestra che siede in Consiglio è affine a quella compagine che all'epoca in cui era al governo ha istituito i CIE, ma lo stato attuale della situazione,sia per il numero di sbarchi che per la gestione che abbiamo visto, non ci dà garanzia. Non vedo proprio perché proprio noi, in una Regione con questo numero di abitanti e con questa orografia, dovremmo immolarci per la patria proponendo noi stessi l'istituzione sul nostro territorio di un CIE".