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Centinaia di fasce bianche ricordano l'eccidio di Prijedor il 31 maggio. Scout e associazioni cercano di 'rielaborare' la guerra dei Balcani

Nel 1992 le autorità serbe di Prijedor ordinavano ai cittadini non serbi di rendersi riconoscibili con uno straccio bianco, ora segno di memoria della terribile pulizia etnica. "La polveriera balcanica è ancora una polveriera: sembra manchi quel pretesto che faccia esplodere il conflitto". Il 31 maggio alle 17.30 a Palazzo Thun si indossa la fascia bianca

Di Cinzia Patruno - 27 May 2018 - 19:16

TRENTO. Un conflitto dormiente, una pagina di storia congelata e mai rielaborata: la manifestazione delle Fasce bianche del 31 maggio, che si terrà a Trento come in altre 70 città europee, vuole ricordare l'eccidio di Prijedor del 1992 e fare luce sulla necessità del ricordo e della rielaborazione comunitaria. Palazzo Thun sarà il teatro dell'evento che vedrà coinvolte numerose realtà che operano nel campo della solidarietà a livello internazionale. A partire dalle 17.30 saranno tante le persone ad indossare la fascia bianca al braccio, simbolo di una pagina di storia tragica.

 

Ventisei anni dopo, il comune di Trento vuole ricordare, in particolare, i 102 bambini rimasti vittime dell'eccidio perpetrato dalle autorità serbe di Prijedor nei confronti di tutti i cittadini non serbi. 3.173 le vittime, 53.000 i deportati nei campi di concentramento appositamente adibiti. La fascia bianca assume un significato forte proprio perché, il 31 maggio 1992, i cittadini non serbi di Prijedor avevano ricevuto l'ordine di indossarla o appenderla alle proprie finestre in segno di riconoscimento

 

Nel 2018, a Trento, 102 fasce bianche porteranno il nome di ognuno di quei bambini strappati alla vita, le vere vittime del brutale massacro. Gli scout di Gardolo, perno della manifestazione insieme alle associazioni 46° Parallelo, il Forum Trentino per la pace e i diritti umani, l'Associazione Trentino con i Balcani Onlus e l'Associazione Progetto Prijedor, si stanno occupando personalmente del taglio dei lembi di stoffa. La giornata assumerà un significato particolare proprio grazie all'intervento degli scout di Gardolo, che dal novembre 2017 stanno studiando questo capitolo di storia recente ma spesso trascurata a livello scolastico.

 

"Quest’anno - spiega Sofia Gottardi, che con il fratello Giacomo è in prima linea nella preparazione del progetto - abbiamo cominciato il percorso sulla guerra nei Balcani. La nostra idea è quella di trovare delle chiavi di lettura che ci portino a comprendere la guerra e capire cosa possiamo fare noi". "E’ stata una guerra che ha diviso e spaccato il popolo - racconta Giacomo -: vogliamo capire bene cosa c’è adesso in Bosnia. Soprattutto portare un aiuto concreto. Come punto di riferimento per un’azione concreta avremo l’appoggio di don Lucio di Gardolo che dai primi anni 2000 opera nella zona". 

 

"Sembra che vada tutto bene - racconta Massimiliano Pilati del Forum per la pace riferendosi all'attuale situazione in Bosnia e nella ex Iugoslavia -, ma c’è ancora qualcosa che cova sotto la cenere, che sembra che aspetti qualcosa che lo faccia esplodere nuovamente. E’ un conflitto sopito, surgelato, che non è mai stato realmente sviscerato. Il fenomeno delle Fasce bianche è importante in una realtà come Prijedor. Prijedor ha accantonato questa cosa, ha cercato di andare avanti, non sta riuscendo ancora a fare i conti con questo e è per questo che importante entrare in questo conflitto e elaborarlo. La polveriera balcanica è ancora una polveriera: tutto è congelato, sembra manchi quel piccolo, medio, grande pretesto che faccia esplodere il conflitto. Per noi, che amiamo la comunità di Prijedor, è importante farle capire che siamo con loro, ma che ci piacerebbe riuscire a dare un senso a quello che è successo e girare pagina avendo ben compreso quanto accaduto".

 

Lo spirito scout, quello del fare, è naturalmente irrinunciabile. "Lo spirito scout - continua Giacomo - ci dice di metterci al servizio delle altre persone quindi stiamo organizzando quella che noi chiamiamo Route, il nostro campo estivo in Bosnia in agosto. Prima di andare abbiamo deciso di creare un percorso per capire cosa è successo e cosa sta succedendo in Bosnia".

 

Il 31 maggio aderiranno tante associazioni, tra cui la Fondazione Langer, il Gruppo Bosnia Mori, il Movimento nonviolento, Scout di Gardolo e di Lavis, la Scuola di Formazione politico-culturale Alexander Langer, l'Associazione Tremembè Onlus, il Festival del Cinema dei diritti umani di Napoli e la Piccola Scuola di Pace di Firenze. Un bel segnale di apertura è stato dato dagli Scout di Gardolo ai loro corrispettivi di religione musulmana (Asmi, associazione scout musulmani italiani), con i quali spesso condividono iniziative e che devono confermare nei prossimi giorni la loro partecipazione all'evento. Una partecipazione che si caricherebbe di grande significato visto che le vittime della pulizia etnica erano cittadini non serbi prevalentemente musulmani.

 

Le chiavi di lettura per rielaborare il conflitto sono state individuate e verranno illustrate dal gruppo di giovani in occasione della manifestazione. Dal dialogo per combattere l'indifferenza alla promozione dello spettacolo teatrale  'La Scelta' di Marco Cortesi e Mara Moschini, basato sull'assunto del "Non posso o non voglio fare qualcosa". Dall'informazione come necessità per produrre comprensione degli eventi al celebre titolo della filosofa Arendt trasposto in "La banalità nel male". Gli scout di Gardolo cercheranno di leggere il conflitto attraverso gli elementi prodotti nel corso delle loro sessioni di studio, lavoro e confronto. E, naturalmente, più si è meglio è. E così come il male si nutre di piccolissime scelte che portano al conflitto, sarà nutrito anche il bene con la partecipazione pacifica della comunità e dei tanti rappresentanti del mondo trentino delle associazione: tanti tasselli e tante fasce bianche per la costruzione del bene.

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