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L'Unicef racconta la storia della piccola profuga siriana accolta a Trento grazie ai corridoi umanitari

Rossi: "Grazie a Mattia Civico e alla Diocesi. Un messaggio per ciascuno di noi che ci dice che tentare di alleviare le sofferenze di chi vive tragedie come queste è doveroso ed è sempre possibile"

Di Donatello Baldo - 22 marzo 2018 - 08:56

TRENTO. "I corridoi umanitari hanno portato Badia a Trento ed è nata un'amicizia. Una bella storia racconta dall'Unicef che ci rende felici di aver fatto la nostra piccola parte". Scrive questo su Facebook il consigliere provinciale Mattia Civico, postando il video diffuso dall'Agenzia dell'Onu che racconta la storia della piccola profuga siriana ospite in Trentino.

 

Lui, con la Diocesi e con tante altre istituzioni del territorio, è uno degli artefici dell'esperienza dei corridoi umanitari, salvacondotti che garantiscono l'accoglienza in sicurezza di persone in fuga dalla guerra, tra cui la piccola protagonista del filmato.

 

C’è stata la guerra, Badia mi ha raccontato che è stata brutta e non vuole viverla più”, spiega con la semplicità disarmante dei bambini Noelle. Ora sono diventate grandi amiche e vivono entrambe la loro infanzia nella “normalità”, come dovrebbe essere per tutti i bambini del mondo.

 

È la più bella risposta che queste bambine ci regalano - commenta il governatore del Trentino Ugo Rossi che conferma l’impegno delle istituzioni a fianco di chi, come il consigliere Mattia Civico e la Diocesi di Trento si stanno spendendo per questi progetti di accoglienza - un messaggio per ciascuno di noi che ci dice che tentare di alleviare le sofferenze di chi vive tragedie come queste è doveroso ed è sempre possibile”.

 

Qui  il video:

Sul progetto dei corridoi umanitari avevamo già scritto, raccontando dell'ultimo, reso possibile dal rinnovo della firma del protocollo d'intesa con le associazioni umanitarie avvenuto lo scorso novembre. Il primo era scaduto, era stato siglato nel 2015 e ha portato in Italia mille profughi siriani, tra cui una famiglia ospitata a Trento. 

 

A questa nel mese di gennaio se n'era aggiunta un'altra, due adulti e cinque bambini, tra i primi arrivati in Italia in seguito a questo nuovo accordo che porterà nel nostro Paese altre mille persone.  

 

Persone che hanno visto la guerra, che hanno conosciuto la prigionia, che hanno provato sui loro corpi la violenza e la tortura. Tra loro molti bambini segnati dal conflitto che non ha risparmiato niente e nessuno, che ha obbligato migliaia di uomini e donne a lasciare le loro abitazioni.

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