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Suicidio assistito sentenza storica della Consulta, Schuster: “Tutelata la dignità umana, ora la Pat si adegui”

La Corte Costituzionale: “Non punibile chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio”, ma solo se il paziente è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale ed è affetto da patologie irreversibili. L’avvocato Schuster: “Sentenza già operativa, speranzoso che il nuovo governo possa affrontare questioni di tipo etico”

Di Tiziano Grottolo - 26 settembre 2019 - 20:49

TRENTO. È sicuramente una sentenza storica quella pronunciata ieri dalla Corte Costituzionale riunitasi in camera di consiglio per esaminare le questioni sollevate dalla Corte d’assise di Milano sull’articolo 580 del Codice penale riguardanti la punibilità dell’aiuto al suicidio di chi sia già determinato a togliersi la vita.

 

La vicenda era tornata alla ribalta delle cronache dopo il caso di Fabiano Antoniani “Dj Fabo” rimasto tetraplegico dopo un incidente avvenuto nel 2014, che scelse di andare in Svizzera per sottoporsi al suicidio assistito.

 

Ad accompagnarlo in questo viaggio fu Marco Cappato, attivista politico e tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, che per questo finì sotto processo, lo stesso che sollevò la questione di legittimità di fronte alla Corte Costituzionale.

 

Il processo riprenderà dopo che la Consulta avrà depositato le motivazioni della recente sentenza, ma salvo inattesi stravolgimenti Cappato sarà quasi sicuramente assolto.

 

La Corte Costituzionale infatti ha ritenuto non punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio.

 

La Consulta fissa però delle condizioni, il proposito di suicidio si dev’essere formato nell’individuo “autonomamente e liberamente” inoltre può essere confermato solo nei casi in cui il paziente venga tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e nel caso di patologie irreversibili “fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.

 

“La Corte tutela la dignità umana anche nel fine vita, anche quando la persona è più che mai vulnerabile” festeggia Alexander Schuster, avvocato da sempre impegnato nella difesa dei diritti civili nonché coordinatore del Gruppo di +Europa Trento.

 

“Questa è una sentenza sicuramente positiva – sottolinea Schuster – consentire alle persone di mettere nero su bianco le loro decisioni significa non solo rispettare i loro diritti e garantire la loro dignità, ma anche evitare ulteriori sofferenze a familiari e complicazioni ai medici”.

 

Secondo l’avvocato però questa sentenza lascia comunque spazio a dei dubbi interpretativi: “Che spetterà al legislatore chiarire, come peraltro sottolineato dalla stessa Corte”.

 

Ad esempio laddove si esplicita che solo chi fa ricorso al trattamento vitale potrà accedere a questo diritto, “in questo modo però diventerebbe punibile chi aiuta la persona anche in caso di grande sofferenza”.

 

D’altro canto anche il riferimento al sostegno vitale, in assenza di una legge chiara, potrebbe causare qualche cortocircuito: “Prendiamo il caso di un malato di Sla che volesse togliersi la vita, prima di arrivare al sostegno vitale, per avere una morte più dignitosa, stando alla lettura attuale non potrebbe farlo fino almeno fino al momento in cui non verrà attaccato a dei macchinari”.

 

Secondo Schuster questo potrebbe essere discutibile perché pur configurandosi il caso di essere messi di fronte ad una malattia, che all’attuale avanzamento delle ricerche rimane incurabile e irreversibile, il malato verrebbe escluso dal diritto di porre fine alla propria vita, procrastinando inutilmente le sue sofferenze.

 

Rimane aperta la questione del testamento biologico: “C’è lo strumento ma non c’è la banca dati per farlo vivere – precisa l’avvocato – ora però non ci sono più alibi: la Giunta provinciale faccia la sua parte per garantire le libertà dei trentini e dia finalmente disposizioni alla Apss affinché questa registri le disposizioni anticipate di trattamento (Dat) e crei una banca dati provinciale”.

 

Un altro problema che potrebbe nascere in merito all’applicazione della sentenza riguarda l’obiezione di coscienza: “Stiamo aspettando di conoscere le motivazioni della sentenza ma la mia preoccupazione è che questa rinvii alle norme che richiamano l’interruzione di gravidanza, in questo caso avremmo un problema”.

 

Come succede con i ginecologi obiettori, potrebbe prodursi lo stesso stallo, considerato l’alto numero di obiettori all’interno delle strutture pubbliche, con l’aggravante che questi trattamenti di fine vita, secondo quanto sancito dalla sentenza, potranno essere effettuati solo in strutture statali.

 

Schuster comunque si dice fiducioso nell’intervento del legislatore: “Il nuovo governo ha la possibilità di affrontare questioni di tipo etico, anche se lo scoglio è rappresentato principalmente dal Partito Democratico che al suo interno accoglie varie anime diverse”.

 

Una su tutte l’ultima arrivata Beatrice Lorenzin che su temi come aborto e fine vita, nel corso degli anni, ha dimostrato di non avere una posizione esattamente progressista, anzi.

 

“Se il Pd si sbloccherà – conclude Schuster – potremmo finalmente avere una legge esaustiva, confido nel fatto che su questo tema possa formarsi una maggioranza trasversale, d’altra parte non possiamo continuare a demandare queste questioni ai giudici, un Parlamento deve prendersi responsabilità di questo tipo”.

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