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L'Apss invia a un defunto una fattura da 3 euro e un sollecito per la ''compartecipazione delle cure palliative. Altrimenti l'ufficio provvederà al recupero del credito''
A denunciare questa situazione è Luca Zeni, consigliere provinciale del Partito democratico, che riporta la vicenda accaduta ad una famiglia a seguito del lutto per il decesso della madre: "Il rischio è quello che gli obiettivi cercati e i percorsi positivi avviati siano in parte vanificati dalla fredda e cinica applicazione di meccanismi burocratici a fronte di una cifra molto modesta che possono riaprire dolorose ferite"

TRENTO. Ha ricevuto una fattura di 3 euro dall'Azienda provinciale per i servizi sanitari, una richiesta di pagamento intestata alla persona, purtroppo, venuta a mancare dopo aver trascorso gli ultimi giorni all'Hospice. Non solo, il versamento non è arrivato e così le autorità hanno inviato dopo un paio di mesi pure un sollecito alla cliente "inadempiente". La pratica va risolta entro 15 giorni, altrimenti "l'ufficio provvederà al recupero del credito ai sensi di legge, con l’aggravio delle spese".
A denunciare questa situazione è Luca Zeni, consigliere provinciale del Partito democratico, che riporta la vicenda accaduta ad una famiglia a seguito del lutto per il decesso della madre. "Il rischio è quello che gli obiettivi cercati e i percorsi positivi avviati siano in parte vanificati dalla fredda e cinica applicazione di meccanismi burocratici a fronte di una cifra molto modesta che possono riaprire dolorose ferite".
La richiesta dell'Apss è quella relativa alla compartecipazione per le cure palliative. Nei casi in cui questa viene prevista, la documentazione viene indirizzata, anche per cifre modeste, alla persona deceduta. La lettera è stata recapitata il 1 luglio scorso a oltre 2 mesi dalla scomparsa per richiedere alla defunta il pagamento della quota di compartecipazione per "assistenza domiciliare integrata – cure palliative – quota oraria assistenza domiciliare", con bollettino allegato, con destinatario indicato il nome della “cliente”.
La destinataria è morta e quindi non ha pagato i 3 euro richiesti per le sue cure palliative. Così il 16 settembre l'Azienda sanitaria ha provveduto a inviare un sollecito di pagamento alla "cliente inadempiente" da effettuare entro 15 giorni, altrimenti "l’ufficio provvederà al recupero del credito ai sensi di legge, con l’aggravio delle spese".
Una situazione che si inserisce all'interno di un contesto già delicato da affrontare per ogni famiglia, cioè quello del fine vita di una persona amata. Affrontare la fase terminale di una malattia, spesso lunga e dolorosa, mette a dura prova anche le famiglie più unite. Una situazione resa in questo periodo ancora più difficile dall'emergenza Covid, in particolare durante il lockdown gli spostamenti (e relazioni) sono stati interrotti e le attività sospese per adeguarsi alle disposizioni di contenimento del contagio. Poi queste strutture si sono riorganizzate per riuscire a mantenere un approccio umano e sensibile.
"Una priorità della sanità pubblica deve essere la ricerca di ogni strumento che possa creare il miglior contesto possibile per affrontare tale sofferenza. La comprensibile reazione della famiglia è di dispiacere e di indignazione per una lettera che l’Azienda sanitaria avrebbe dovuto sapere essere rivolta alla persona scomparsa. Un sentimento - dice Zeni - non tanto dovuto al pagamento di una cifra così modesta, ma il fatto di vedere la richiesta indirizzata alla moglie e alla madre scomparsa. Purtroppo c'è anche un retrogusto di ridicolo per la richiesta di pagamento di 3 euro e l'attivazione di una procedura amministrativa in un settore così delicato come quello delle cure palliative".
In questo caso c'è stata una diffida ad adempiere al recupero credito nei confronti di una persona deceduta. "Oltre all'assistenza clinica - prosegue il consigliere provinciale del Partito democratico - risulta particolarmente importante la capacità di creare una relazione tra professionisti sanitari, paziente e familiari, in applicazione di quel principio di umanizzazione che ormai da molti anni è indicato come la stella polare per una sanità più vicina alla persona. Forse sarebbe il caso di individuare una quota di compartecipazione minima e le esenzioni del caso al fine di evitare, per esempio, una richiesta di 3 euro".
L’attività strutturata di cure palliative esiste in Trentino da oltre quindici anni con l’esperienza dei primi nuclei domiciliari a Trento e Rovereto. Nel 2006 l’apertura dell’Hospice, allora all’ospedale di Mezzolombardo, Villa Igea e Mori, ha idealmente completato l’offerta destinata in prevalenza a persone con malattia oncologica avanzata.
In Trentino per effetto dei provvedimenti legislativi è stata individuata una linea strategica di progressiva implementazione delle rete articolata su tre passaggi: la rimodulazione dell’esperienza consolidata in Apss con la stabilizzazione della collaborazione con la rete oncologica, l’apertura dell’attività su tutto il territorio provinciale e il progressivo allargamento dell’offerta di cure palliative alle persone con malattia in fase avanzata a prescindere dalla patologia.
L’attività di cure palliative è stata così organizzata con un sistema di rete partecipata da tutti i professionisti interessati e articolata nel domicilio e nel contesto residenziale (Hospice) sul territorio provinciale. Negli ultimi anni è aumentata la percentuale di pazienti non affetti da patologia oncologica, ma altre malattie croniche con le caratteristiche dell’inguaribilità seguiti dalle cure palliative.
L'ex assessore, anche in un'interrogazione depositata in Provincia, evidenzia la necessità di rivedere anche le procedure burocratiche e amministrative. "La richiesta andrebbe indirizzata agli eredi invece che al defunto. Appare opportuno poi prevedere, all’interno del percorso delle cure palliative, la possibilità di concordare con la famiglia un referente per ogni comunicazione che l’Apss dovesse svolgere, comprendendo anche quelle relative a eventuali pagamenti, per evitare di inviare richieste di pagamento e solleciti alla persona venuta a mancare. Andrebbe inoltre fissata una quota minima di compartecipazione delle cure palliative", conclude Zeni.