La nuova vita sportiva di Daniel Oss: dopo 14 anni da "pro" dice addio al ciclismo su strada. Si dedicherà al gravel: "Mi divertirò, ma voglio essere competitivo anche lì"
"Il ciclismo su strada non mi mancherà: ho avuto una lunga e splendida carriera e non ho alcun rimpianto. Ho avuto la fortuna di correre e condividere il percorso con campioni assoluti e sono contento di quello che ho fatto. Ho avuto l'onore d'indossare la maglia azzurra per cinque volte e adesso non vedo l'ora di gettarmi in questa nuova avventura. Partiremo da zero a gennaio. E il gravel potrebbe rappresentare il futuro del cicloturismo in Trentino"

TRENTO. Dopo 14 stagioni da "pro" Daniel Oss dice "basta". Ma solamente al ciclismo su strada perché, a quasi 37 anni, il "passistone" di Pergine Valsugana, dopo aver vestito le maglie di Liquigas, BMC, Bora Hansgrove e TotalEnergies, ha deciso d'intraprendere una nuova sfida. Sempre all'insegna delle due ruote.
Il nuovo percorso del corridore trentino, negli anni gregario di lusso per campioni assoluti del calibro, su tutti Greg Van Avermaet e il tre volte campione mondiale Peter Sagan, per cinque volte azzurro e vincitore di due titoli mondiali nella cronosquadre con la BMC, a Ponferrada nel 2014 e a Richmond nel 2015, sarà nel gravel, disciplina nata all'inizio degli anni 2000 in America, dove è conosciutissima e assai praticata, che abbina ciclismo da strada, mountain bike e pure il ciclocross.
E con il gravel aveva, di fatto, già parzialmente iniziato, visto che nel 2022 si era classificato secondo ai Mondiali disputati in Veneto nella prova Elite.
"In poche parole - racconta Oss, da noi raggiunto telefonicamente durante l'allenamento quotidiano -, per rendere l'idea in maniera molto semplice, il gravel si corre con una bici con manico ricurvo e telaio da strada, sulla quale vengono montate ruote larghe, da mountain bike su percorsi che abbinando tratti in asfalto e sterrato. Si tratta di una disciplina in grande espansione. I tracciati abbinano asfalto e sterrato, sullo stile delle Strade Bianche, tanto per intenderci e le gare si disputano su lunghe distanze".
Come è maturata l'idea di salutare il ciclismo su strada e, a quasi 37 anni, iniziare una nuova avventura?
"All'inizio con i miei manager avevamo preso in considerazione l'ipotesi di restare su strada, ma solamente a patto di trovare una squadra importante con un leader di peso al quale fornire tutta la mia esperienza come gregario. Poi è arrivata la proposta della Specialized (un'azienda statunitense produttrice di biciclette e attrezzature per bici, ndr) che mi ha proposto questa nuova avventura, dimostrando grande interesse e con la volontà di costruire un progetto su di me. Ho colto al volo quest'opportunità, perché quello del gravel è un mondo nuovo, in grande espansione, sia sotto l'aspetto agonistico che per tutto quello che si può costruire attorno a questa disciplina".
Come si svilupperà la nuova avventura?
"Inizierà ufficialmente il primo giugno con tante cose da fare, perché questo progetto partirà da zero. Parteciperò a quello che è il circuito agonistico targato Uci, composto da 15 - 20 gare, che metterà in palio punti in ogni prova per il trofeo finale (una sorta di Coppa del Mondo, ndr) e poi l'obiettivo è prendere parte anche alle gare non ufficiali più importanti. Con l'obiettivo di guadagnarmi la convocazione per gli Europei e i Mondiali".
Tra l'altro, nel 2022, lei ha già partecipato ai Mondiali di Gravel, conquistando la medaglia d'argento nella prova Elite alle spalle di Veermersch e davanti a van der Poel.
"E' stato il primo "assaggio" di questa nuova disciplina e, proprio perché mi sono divertito tantissimo, adesso che si è presentata l'opportunità di praticarla in maniera stabile non mi sono fatto scappare l'occasione. Tra l'altro non sono l'unico, visto che Mohoric ha vinto il Mondiale 2023, Swift è arrivato terzo e nel gravel si cimenta anche Van Aert, che ha preso parte a gare di coppa del Mondo oltre alla rassegna iridata".
Non le mancheranno il gruppo, i ritiri, le corse a tappe?
"Sinceramente no. Ho avuto una lunga e splendida carriera su strada, non ho alcun rimpianto, ho sempre fatto il mio e mi è stato riconosciuto anche dai grandi campioni con cui ho avuto la fortuna di correre e, dunque, sono contento di quello che ho fatto. Ho avuto anche l'onore di vestire la maglia azzurra per cinque volte (l'ultima delle quali, pochi mesi fa, a Glasgow e, dunque, sono molto sereno. E, finita la carriera, non mi vedo assolutamente sul divano a non fare nulla: avevo bisogno di stimoli nuovi e il gravel mi permetterà di continuare a dedicarmi al ciclismo in un modo molto diverso rispetto alla pratica su strada".
Perché il gravel e non la mountain bike?
"Perché non ho le capacità fisiche e tecniche per cimentarmi in una disciplina così specifica quale è la mountain bike, mentre nel gravel potrò portare anche le mie qualità da "stradista". L'obiettivo è sì quello di divertirsi, ma ovviamente anche di essere competitivo".
Percepiamo un grande entusiasmo. E non è comune a quasi 37 anni dopo una splendida carriera da "pro".
"Mi piace pensare di poter essere anche un divulgatore e un promotore di questa disciplina, che potrà essere apprezzata anche da tanti dilettanti e appassionati, che potranno abbinare sia la strada che il fuoristrada, conoscere percorsi meno trafficati e più sicuri. Per il nostro Trentino potrebbe rappresentare il cicloturismo del futuro, unendo i due ambiti. E, aspetto non meno importante, con un'unica bicicletta, che potrebbe diventare "specifica" cambiando semplicemente le ruote. Si potrebbero sviluppare tanti progetti in tal senso, a fronte del mercato del ciclismo su strada che è ormai saturo, sia sotto l'aspetto agonistico che a livello amatoriale - dilettantistico".
Parla già come un manager. Ci sta facendo un pensierino per quando dirà "basta" definitivamente?
"Beh, ammetto che mi piacerebbe fare qualcosa in tal senso, ma per questo c'è tempo. Adesso non vedo l'ora d'iniziare questa nuova avventura. Il gravel, come ha detto qualcuno è una disciplina un po' "rock" e, quindi, mi si addice perfettamente".