I Biodistretti bocciano il Ddl sul biologico: ''Occasione mancata per fare del Trentino un vero laboratorio della sostenibilità ambientale, sociale ed economica''
Per i portavoce dei biodistretti di Trento, Gresta e Valle dei Laghi il ddl promosso dall'assessora Zanotelli è da bocciare: ''I tempi incomprensibilmente strettissimi, il mancato confronto che ha portato ad un inserimento avulso dal contesto delle nostre osservazioni, ha prodotto una proposta di legge che incentiva solo in parte l’agricoltura biologica''

TRENTO. Meglio cambiare, no? Interrogativo o constatazione. Di sicuro i tre biodistretti del trentino – Trento, Gresta e Valle dei Laghi – non bocciano a priori il nuovo disegno di legge firmato dall’assessora Giulia Zanotelli, ma chiedono di ripensare il progetto, d’integrarlo, di renderlo davvero uno strumento ''di svolta'', proiettato verso il futuro, che integri ''patti territoriali'' con visioni strategiche verso l’agricoltura e l’interscambio con il turismo. Lo hanno ribadito stamane in un serrato webinar dalla sede della Cantina Sociale di Trento i tre responsabili del settore, vale a dire Loris Cimonetti (bio distretto val di Gresta) con Giuliano Micheletti (per Trento, l’area agricola più vasta della provincia) e Michele Bortoli, sindaco di Madruzzo e portavoce autorevole della Valle dei Laghi.
Tre ambiti bio in un’unica – seppur diversificata – strategia operativa. Tutti alle prese con la proposta del Disegno di legge datata 9 aprile, presentata dall’assessora in merito Giulia Zanotelli. Subito, in apertura della conferenza stampa, una considerazione, unanime: il Ddl sul biologico trentino è purtroppo un’occasione mancata. E’ privo di pathos, di qualche stimolo accattivante, ma soprattutto è privo di stimoli ad un vero cambiamento reale. Che i tre soggetti del biologico attendevano con ansia. Manca di sinergie con le strategie urbanistiche, non chiarisce con quali strumenti, ma non ritiene la svolta bio un’opportunità. Non è un costo, ma – per la Pat – un investimento. Sul futuro, sul modo di operare tra le variegate campagne dolomitiche.
Un Ddl che al primo bilancio segna con il ‘meno’ – ha esordito Giuliano Micheletti, il bio architetto/vignaiolo, massima competenza e altrettanta determinazione nel pieno rispetto delle culture/colture rispettose dell’equilibrio naturale. ''Il biologico rende competitive le imprese che lo scelgono - ha detto - che applicano tecniche oculate, aprendo nuove prospettive, stimolando a puntare alla qualità più tangibile''. Cita il successo di cinque aziende vitivinicole bio che hanno ottenuto i prestigiosi Tre Bicchieri dal Gambero Rosso. Come dire: osare si può. Basta crederci.
Poi, tutti e tre i portavoce dei distretti hanno ulteriormente sottolineato come ''quella che poteva e doveva rappresentare una pietra miliare nella storia dell’agricoltura biologica trentina e che poteva disegnare un profilo innovativo e finalmente identitario del settore si è ridotta ad una generica integrazione delle legge N 4 del 2003''. Non sono sufficientemente rappresentate, infatti, le istanze della società civile e del mondo produttivo che stanno emergendo in maniera ineludibile a livello globale come si evidenzia dalle direttive europee in tema di ambiente, agricoltura, economia e sviluppo che fissano, per esempio, l’aumento del biologico al 25% delle superfici entro il 2030. Le nuove politiche agricole comunitarie prevedono inoltre maggiori incentivi per l’agricoltura biologica unitamente a fondi per il Green Deal (biodiversità, lotta agli inquinamenti e progetti di economia sostenibile), per il programma Farm to Fork (dalla fattoria alla tavola per una sana alimentazione) e per il Piano sulla biodiversità (aumento delle aree naturali e lotta agli inquinamenti).
Questi indirizzi di politica agricola, (ad iniziare dalle risorse finanziarie), sono indicati in maniera insufficiente nel disegno di legge della Giunta provinciale “Modificazioni della legge provinciale 28 marzo 2003, n 4”. Per il momento storico che stiamo vivendo, contrassegnato dall’esigenza di rilanciare l’economia circolare e un’autentica sostenibilità ambientale, sarebbe stato opportuno promuovere una legge ad hoc per sancire la volontà della Provincia di riconoscere concretamente il valore sociale, ambientale ed economico dell’agricoltura biologica.
Cosa si aspettavano quindi i Biodistretti e le aziende che rappresentano e più in generale il mondo del bio fatto di produttori, trasformatori e addetti alle vendite? Un dispositivo che fosse occasione di un approfondito confronto sui temi che vengono portati avanti da anni in modo laico e mai ideologico, con passione e competenza. ''Immaginavamo – si legge nel comunicato stampa - una legge veramente partecipata che rispondesse alle richieste della società civile e ai bisogni delle nostre comunità e non percorresse la strada della tattica politica che di fatto ha svuotato le osservazioni che abbiamo presentato al Ddl del loro significato profondo, frutto del lavoro di settimane da parte dei Biodistretti per arrivare preparati e con proposte ponderate al confronto istituzionale ed avviare così un serio percorso di concertazione. I tempi incomprensibilmente strettissimi, il mancato confronto che ha portato ad un inserimento avulso dal contesto delle nostre osservazioni, ha prodotto una proposta di legge che incentiva solo in parte l’agricoltura biologica''.
''Paradossalmente - proseguono - il disegno di legge della Giunta provinciale si propone come un provvedimento che toglie anziché aggiungere risorse all’agricoltura biologica se pensiamo che l’Articolo 3 (Modificazioni all’articolo 47 delle legge provinciale sull’agricoltura 2003 e qui cogliamo il senso e la volontà di caratterizzare il provvedimento come revisione della L. 4 invece che come nuovo corpus autonomo) prevede il taglio del contributo per le certificazioni trascorsi i primi cinque anni. In sostanza quello che doveva e poteva diventare un modello per tutta l’Italia che metteva assieme esperienza, visione e volontà politica si è rivelato un dispositivo inadeguato per dare risposte concrete alle istanze della società civile, inclinando il principio di responsabilità che troppo spesso la politica dimentica o vuole dimenticare''.
Nello specifico, dunque, i Biodistretti propongono: modifiche all’articolo 3 del Ddl; l’istituzione di un ‘tavolo provinciale dei Biodistretti’; un Ddl più articolato e con innovativi strumenti finanziari. I Biodistretti di Trento, della Valle dei Laghi e della Valle di Gresta, prime realtà auto organizzate dei sistemi locali connessi all’agricoltura biologica, ritengono pertanto necessaria ed auspicabile la ripresa del confronto e del dialogo con l’Assessorato competente e la Giunta provinciale al fine di affidare a questo settore il ruolo strategico che merita anche in considerazione del grande interesse e della sensibilità diffusa presenti in ampi settori della cittadinanza e del mondo dei consumatori/acquirenti sui temi del biologico e dell’economia sostenibile.