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Per consumo di suolo il Trentino fa peggio di tutti nell'arco alpino e si prevede un incremento del 20% di terreni urbanizzati

Il quadro è stato presentato durante la Terza commissione in Provincia dall'Osservatorio del paesaggio trentino. Emerge un territorio al limite con una sofferenza soprattutto nel fondovalle. A inizio '900 erano 90 gli ettari di suolo consumati si è saliti a 398 ettari sulla base dei dati di due anni fa

Di L.A. - 15 novembre 2022 - 05:01

TRENTO. Un territorio al limite e dai Prg dei vari Comuni è atteso un altro +20% di terreni urbanizzati. Da Aosta a Bolzano, da Belluno a Sondrio, il Trentino presenta i dati peggiori di tutto l'arco alpino. Questo è emerso durante i lavori della Terza Commissione permanente, dove l’assessore Mario Tonina s’è presentato per discutere dei due ordini del giorno consiliari (primo firmatario Alex Marini), che richiedevano di fare il punto su questa delicata materia.

 

E' stato il direttore dell’Osservatorio del paesaggio trentino, l'architetto Giorgio Tecilla, a illustrare lo studio più recente e documentato (febbraio 2022) dal titolo "Rapporto di ricognizione sul tema della gestione del fenomeno del consumo di suolo". A soffrire il fondovalle trentino che è intensamente urbanizzato e l’obiettivo di fermare il consumo di suolo appare difficile, alla luce da un lato delle previsioni edificatorie già "in pancia" ai piani regolatori vigenti, dall’altro dell’impianto normativo provinciale che non prevede vincoli e limiti stringenti e imperativi.

 

Si parte da un Trentino che è costituito per il 55% da boschi con il problema dell’eccessiva urbanizzazione riguarda invece i fondovalle. Se a inizio ‘900 erano circa 80-90 gli ettari di suolo insediato per persona, due anni fa si è passati a 398 ettari. Solamente l'anno scorso sono stati registrati 38 nuovi ettari di terreno che sono stati artificializzati, con un trend calante ma sempre molto accentuato.

 

Un quarto circa dei fondovalle è sottratto alla natura e all’ambiente, con un trend incoerente con l’aumento della popolazione, che è molto più contenuto. "A fronte di questo quadro - spiega Tecilla - abbiamo Prg comunali pronti a 'sfornare' in futuro un altro aumento del 20% dei terreni urbanizzati, per circa 4.270 ettari che potrebbero passare da agricoli a insediativi. Onorare l’impegno Ue per l’azzeramento del consumo di suolo entro il 2050 diventa assai problematico, posto poi che la legislazione provinciale vigente ha scelto un approccio per principi, senza indicare limiti quantitativi".

 

L’esempio qualitativamente più virtuoso appare quello dell’Alto Adige, che ha adottato il modello “del limite disegnato”, tracciando cioè una demarcazione netta tra aree dove si può edificare (con limiti) e aree tutelate al 100%. "Si potrebbe pensare di agire sul pianificato, eliminando dai Prg le previsioni insediative non attuate e poco sensate dal punto di vista urbanistico e paesaggistico. Ma non basterebbe, si deve pensare anche a regolare la voracità di aree dell’ente pubblico, che agisce anche in deroga ai piani per realizzare nuove infrastrutture. Su questo fronte occorre imporre alla pubblica amministrazione di evitare a sua volta il consumo di nuovo suolo o di compensarlo con la restituzione ad agricolo di superfici corrispondenti (e di pari pregio)", conclude Tecilla.

 

I dati precedenti relativi all'incremento della superficie insediata si attestava al +203a fronte di un incremento demografico limitato al 31% circa, una dinamica registrata in Trentino dal 1960 al 2019. A incidere in Trentino c'è stato il ricorso al fenomeno delle seconde case, ma ci sono squilibri anche sul fronte delle aree industriali e artigianali.

 

In questo caso viene presa la zona di Rovereto come esempio: si è rilevato come dal 1971 al 2016, a fronte di una riduzione del 46% degli addetti, l’estensione delle aree destinate al settore produttivo secondario sia aumentata dell’86%. In altri termini, se nel 1971 nella città della Quercia la densità territoriale per addetto era di 70 occupati per ettaro, nel 2016 il dato si è ridotto al valore decisamente più modesto di 20 occupati per ettaro. Una crescita che richiede riflessioni sulla sostenibilità di questo processo ma anche sulla capacità di tutelare le risorse ambientali, soprattutto in un contesto di crisi climatica.

 

Nel corso della discussione Alessio Manica (Pd) ha giudicato inquietante il dato del 20%, che è la prova di un limite della pianificazione comunale. Il ruolo delle Comunità, spiega, ha dato fastidio e ogni territorio ha guardato alle proprie necessità o di aree industriali o di aree artigianali in modo frammentato.

 

Un altro dato che suscita perplessità per Manica riguarda il problema del non utilizzo degli edifici industriali. Questo cozza che lo svincolo di 50 mila metri quadri a Trento nord. "Non è possibile - spiega - che tre mesi fa siano stati regalati questi 5 ettari per uso industriale in quest’area". C’è poi per il conigliere del Partito democratico il consumo del suolo da parte del pubblico: sembra che che dietro l’iniziativa pubblica l’attenzione che si chiede ai privati sparisca. "Con questo c’entra anche il nuovo ospedale di Cavalese. Il tema del consumo del suolo è gigantesco per il Trentino. Abbiamo poche superfici: occorre un’analisi con studi tecnici che la politica non utilizza per governare il consumo del suolo". 

 

Anche la consigliera di Europa Verde, Lucia Coppola, ha condiviso le perplessità di Manica e ha citato anche la fascia lago di Riva del Garda e di Malga Laghetto dove sono previsti 80 mila metri quadri di suolo destinati a edificazione mentre dovrebbe prevalere l’uso civico. "Occorre riservare molta attenzione ai documenti che riportano studi sul consumo del suolo per permettere a chi governa di prendere le migliori decisioni possibili". La consigliera ha chiesto come sia possibile l’equilibrio nel consumo del suolo tra comuni grandi e comuni piccoli, dove anche i territori decentrati versano in condizioni non buone su questo aspetto. 

 

L’architetto Tecilla ha risposto a Coppola e Manica sul livello locale. "Questo è già presidiato. Nel sito della Provincia una sezione monitora i Comuni anche per quanto riguarda il Prg di ciascuno. Sul tema della qualità e quantità, se si parla di metri quadri per abitante è la realtà urbana la più virtuosa nel consumo del suolo. A Trento ci sono 1000 metri quadri per abitanti mentre nelle valli è molto meno".

 

Sul tema della qualità, "quando si punta alla razionalizzazione del consumo del suolo, qui occorre un controllo qualitativo". In ogni caso su questo quadro si può, per Tecilla, intervenire ancora in modo virtuoso. "Un tempo i paesaggi erano disegnati con l’obiettivo di preservare i suoli agricoli mentre in seguito l’obiettivo erano i paesaggi. Un terzo modello per il quale dovremo attrezzarci dovrà puntare sulla sostenibilità e l’ambiente".

 

Durante il dibattito Roberto Andreatta ha precisato che il Prt, sistema di trasporto pubblico consumerebbe 5 mila ettari di suolo ma la ferrovia dell’Avisio ne porterebbe via 20 mila. Dal punto di vista economico-finanziario, lo stock che sta dentro i prg comunali ed è inespresso garantisce le entrate dei Comuni. In un contesto di finanza pubblica non crescente, la situazione è destinata a rimanere in stallo. Se invece la finanza locale avesse altre forme di compensazioni, i Comuni potrebbero modificare la destinazione d’uso dei terreni. Ma oggi il Comune non ha contropartite finanziarie e non può cambiare la destinazione d’uso.

 

Il consigliere del Movimento 5 stelle, Alex Marini, ha evidenziato che "il modello di sviluppo del territorio emerso dallo studio è stato totalmente fallimentare e funzionale non a dare risposte ai bisogni ma a soddisfare interessi speculativi in campo edilizio. Ormai è difficile ottenere un’abitazione decente a prezzi dignitosi. Il sistema industriale ha meno addetti per ettaro e gli addetti hanno pessimi salari. L’agricoltura ha subito gravi danni perché si sviluppata solo sulla produzione e non nel contribuire alla qualità del paesaggio in una logica multifunzionale".

 

C’è poi il tema dell’efficienza energetica perché "consumando troppo e male il suolo, lo sviluppo urbano e delle infrastrutture è caotico. La politica non attiva gli strumenti per arrestare questo fenomeno". E Marini ha chiesto notizie sull’impegno previsto da uno degli ordini del giorno di misurare il consumo di suolo con dei focus sui singoli territori delle Comunità di valle. 

 

L’assessore Tonina ha osservato che ci sono margini di tempo per analizzare questo documento che permette approfondimenti soprattutto per quanto riguarda le prospettive. "Il tema del consumo di suolo deve interessare tutti. Non a caso la legge provinciale sul governo del territorio del 2015 ha fornito input e direttive in tal senso. Oggi c'è la consapevolezza che sul tema del consumo di suolo occorre essere tutti più attenti e si può invertire la rotta. Ma questo potrà avvenire solo con una condivisione trasversale specialmente da parte dei Comuni che devono ridurre i terreni edificabili. In questo momento però i terreni edificabili costituiscono un’entrata".

 

A un anno dalla fine della legislatura, per l’assessore attenzioni in questa direzione ci devono essere ma devono essere condivise con le amministrazioni comunali e le singole comunità. Un altro dato importante per Tonina riguarda il recupero dell’esistente: "Vi sono strutture abitative e edifici abbandonati che occorre trovare il modo di recuperare garantendo un risparmio del suolo. Compete al pubblico trovare le risorse per permettere che chi ha bisogno di una casa non debba preferire il nuovo al recupero dell’esistente che risulta più costoso. Questo permetterebbe di non abbandonare un patrimonio storico significativo del nostro passato. Il mio impegno è di lavorare in questa direzione ma non si può dire che fin’ora non è stato fatto nulla, come dimostra il documento presentato oggi".

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