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Il Dolomiti Pride visto da un ''trentone'' tra nonne e famiglie
I più critici non si sono fatti notare. Hanno scaricato le loro frustrazioni sul web. Con assurde preoccupazioni e - nel caso di un presunto comico locale - altrettanto becere esternazioni

TRENTO. Mancava solo il rombo - fasullo - di auto a pedali, quelle ostentate dai ‘rampolli pulcini’ di altrettanto vanitosi driver. Uno sparuto team presente in piazza Battisti, per una promozione Porsche. Gelati gratis, l’automobile come simbolo dì esclusività.
Nettamente in contrasto con la Trento più genuina che sfilava a due passi. Quella di una città in festa. Vera. Che non ha fatto una messa in scena: ha vissuto e condiviso. Coinvolgendo ben oltre le 10 mila persone che hanno sfilato per le vie del centro, prima di giungere in un prato troppo piccolo per il tripudio di folla.
Condivisione, appunto. Nessun screzio tra gli spettatori. Molti incuriositi più dalla partecipazione di una serie quasi infinita di famiglie Arcobaleno che da una certa istrioneria dei ‘più in vista’.
Così da piazza Dante al Muse è stato un gioioso itinerario di sorrisi. Oltre tre ore di sfilata, musica e - pare impossibile - tanta sobrietà. Quella che solo le persone più sensibili riescono a dimostrare. Senza clamore, proprio perché sicuri di una diversità che guarda oltre. Punta a includere, per educare, per capire.
Non a caso si notavano schiere di bambini, con mamma e papà, pure con i nonni al seguito. Trento che diventa conciliante? Certamente.
Bastava spostarsi - zigzagando in bici per vie secondarie - tra le ali festanti dei tanti trentini stipati lungo il percorso del corteo. Che applaudivano il passaggio di figure carismatiche, per nulla esibizioniste: i leader sindacali Cgil e Uil, le associazioni impegnate nel sociale, qualche politico. Alcuni protagonisti del mitico ‘68, pure una dozzina di simpatici ‘simil schuetzen’, con tanto di pantaloni corti in cuoio e cappello piumato.
Ai tavoli dei bar i colori dell’arcobaleno si mixavano con quelli arancioni dello spritz. Per un Spritzpride che certamente non registra alcuna trasgressione alcolica.

Tante le mamme che spiegavano ai figli più piccoli il perchè di certi vistosi abbigliamento. "Per distinguersi, per dimostrare che loro oggi devono esagerare solo per sentirsi accettati" - suggerisce una signora ai suoi bimbi, ferma davanti il castello del Buonconsiglio.
Subito conquistata - pure i suoi bambini - da scenografiche esplosioni di coriandoli a forma di cuoricini. E ancora. Le anziane sedute al bar di piazza Fiera, troppo stanche per la sfilata, ma orgogliose di ostentare sul viso alcune righe variopinte. Nonne al Dolomiti Pride? "Certamente, convinte, seppur sedute..."
Per non parlare di quanti hanno impugnato il telefonino per selfie da condividere con quanti non potevano ‘vedere dal vivo’. Lo spedisco a mio figlio ora in America, dice Raffaele. Per dimostrare che Trento non è bigotta come molti ancora sostengono.
I più critici - si potrebbe tranquillamente dire omofobi - non si sono fatti notare. Hanno scaricato le loro frustrazioni sul web. Con assurde preoccupazioni e - nel caso di un presunto comico locale - altrettanto becere esternazioni.
Trento, la festa, la gioia della partecipazione. Diversa, perché collettiva.