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Le aziende edili: ''Le norme anti-corruzione sono folli, siamo trattati come lebbrosi''
L'associazione riunisce un centinaio di soci, 2 mila addetti e 750 milioni di fatturato

TRENTO. Le norme anti-corruzione applicate in Trentino sono “folli” e gli “imprenditori sono visti quasi come dei lebbrosi”. A dirlo è stato Giulio Misconel, presidente Ate – Ance di Trento, l'associazione trentina dell'edilizia che venerdì sera ha tenuta la sua assemblea annuale.
Una posizione molto dura nei confronti delle norme che regolano i vari appalti. “La prima richiesta che verrà fatta ai candidati alle prossime elezioni provinciali – ha spiegato - sarà di fare in modo che sia modificato questo atteggiamento che non giova a nessuno”.
Misconel ha presentato alcuni dati: dalla sua fondazione, nel 2016, l’associazione è più che raddoppiata negli iscritti, che sono passati da 45 a 100. Ora sono circa 2mila i dipendenti, con un valore d’affari di 750milioni di fatturato. Il 71 per cento delle imprese ha da 0 a 15 collaboratori, il 57% del volume dei lavori è rappresentato da commesse pubbliche.
Quello appena trascorso, hanno spiegato gli edili, è continuato ad essere un anno molto difficile. “Nonostante una timida crescita – ha spiegato il presidente - il settore non riesce a vedere concreti segnali di ripresa, ma le prospettive sono incoraggianti e mai come ora bisogna lavorare uniti e fare gioco di squadra”.
Vista la preoccupazione espressa da molte imprese associate per le recenti modalità con cui vengono indette le gare d’appalto, con il cosiddetto metodo “Mes”, il presidente ha garantito che si farà promotore per fissare un incontro già nei prossimi giorni con l’amministrazione pubblica.
Un appello infine ai tanti giovani imprenditori presenti in sala esortandoli a proseguire in una delle professioni più problematiche, ma più belle al mondo. “Aiuterete noi vecchi muratori dell’era del badile a stare al passo con i tempi avvicinando anche noi all’edilizia 4.0” - ha esortato il presidente.