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Era stato accusato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina, agricoltore trentino scagionato
In primo grado l'uomo era stato condannato ad un anno di reclusione oltre a 247 mila euro di multa. Ora i giudici della Corte d'Appello hanno ribaltato la sentenza

TRENTO. L'accusa era stata di favoreggiamento all'immigrazione clandestina e un agricoltore di Trento, con dei terreni a Terlago, era stato condannato in primo grado ad un anno di reclusione oltre a 247 mila euro di multa. Ora, però, Gianluigi Tabarelli de Fatis è stato scagionato.
La vicenda risale a qualche anno fa e nasce dall'idea dell'agricoltore, 54enne, di coltivare spezie ed ortaggi che vengono molto usati dagli immigrati in cucina per ricordare i sapori della propria terra. Il tutto con la collaborazione di un negozio che si occupa di prodotti etnici.
Ecco allora l'idea di coltivare dalle patate americane, la menta fino al coriandolo per poi poterli commercializzare. Per il progetto servivano però dei lavoratori e l'agricoltore ha quindi richiesto al Servizio lavoro della Provincia, di far arrivare 10 lavoratori dal Bangladesh.
Da qui sono scattati i controlli rapportando la richiesta di lavoratori con le particelle di terreno a disposizione dell'agricoltore dai quali è risultato che potevano sostenere l'impiego di appena una unità lavorativa. Non aveva nessun senso quindi la richiesta di 10 lavoratori dal Bangladesh. Ecco allora l'accusa di favorire l'immigrazione clandestina.
La difesa, però, ha dimostrato come l'agricoltore avesse chiesto la restituzione di un ulteriore terreno di sua proprietà per la coltivazione, non aveva avuto alcun contributo pubblico e la richiesta era stata presentata dal suo commercialista. Tutti aspetti presi in considerazione dai giudici della Corte d'Appello di Trento e che hanno portato al ribaltamento della sentenza di primo grado.