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Coronavirus, confronto eluso e bonus insufficiente. Paoli (Cisl Medici): "Emergenza ancora in corso. No una tantum su un periodo sparagnino"

Il segretario della Cisl medici Nicola Paoli commenta negativamente la scelta della Provincia sul bonus economico da concedere agli operatori sanitari. La mancanza di confronto e la comunicazione della decisione tramite conferenza stampa rendono a giudizio del sindacato il dialogo molto difficile, in attesa che in autunno giunga la nuova ondata prevista

Pubblicato il - 27 May 2020 - 20:36

TRENTO. Dopo l'annuncio della Pat sul bonus da dare agli operatori sanitari, continuano gli strascichi polemici, con i sindacati sul piede di guerra di fronte ad una soluzione che viene considerata da più parti iniqua e umiliante. Un'ulteriore presa di posizione, dopo quella espressa da Fenalt e gli strali lanciati da più parti a seguito dell'uscita delle prime bozze presentate dall'assessora Stefania Segnana, arriva dalla Cisl medici, che tramite il segretario della sezione trentina Nicola Paoli si prepara “alla battaglia”.

 

“Presupposto di questo bizzarro ristoro economico provinciale deliberato dalla Giunta provinciale ieri – esordisce in una nota – e prioritario per le prossime settimane, deve essere l’impegno di Cisl medici del Trentino e della parte pubblica di proseguire nel confronto mediante concertazione in APRAN (l'Agenzia provinciale per la rappresentanza sindacale, ndA) e non solo dei suggerimenti scritti consigliati a tutti i sindacati della dirigenza medica da parte dell’assessorato alla Salute e da parte del dirigente del personale provinciale mentre avevano già licenziato la delibera”.

 

Ci apprestavamo a chiudere questa prima fase emergenziale consapevoli dello sforzo, non tanto della Provincia, quanto dei nostri colleghi tutti, immenso, a reggere l’urto violento, non attraverso l’eroismo decantato ma non riconosciuto, ma attraverso i nostri professionismo, dedizione e specificità nel curare e salvare vite umane – continua Paoli, polemico nei confronti delle modalità di gestione della trattativa fra Pat e sigle rappresentanti - quello che segnaliamo, come Cisl medici del Trentino-Settore dirigenza medica, sono le misure di sicurezza nei confronti dei nostri lavoratori, non propriamente recepite da subito e non licenziabili con un bonus una tantum di un periodo sparagnino che va dal 16 marzo al 30 aprile, essendo ancora in atto la fase emergenziale del loro lavorare”.

 

Passando alle proposte, Paoli elenca pertanto una serie di elementi a suo giudizio non considerati dalla Provincia e che sarebbero necessari per prepararsi alla nuova ondata. Tra questi “l'applicazione degli art.1 e 2 del Dl 34/2020 sul rafforzamento dell'assistenza territoriale dirigenziale e sul riordino della rete ospedaliera post Covid”, giudicati “indispensabili per arginare il contagio autunnale all'interno delle strutture” ed una “gestione del rapporto di lavoro” da discutersi all'Apran e che consideri il recupero psicofisico degli operatori “compensativo e straordinario per il 2020”.

 

La mancanza di confronto rimane il motivo scatenante della rabbia sindacale. “Il mancato confronto provinciale in APRAN, come premessa alla costruzione di corrette relazioni sindacali finalizzate ad una fattiva collaborazione tra le parti non poteva ridursi ad una videoconferenza con Segnana, Ruscitti e Fedrigotti dove, 'sentiti i sindacati della dirigenza medica', secondo una Legge provinciale, si procedeva immediatamente a deliberare quello che si era promesso effettuare dopo le controdeduzioni scritte dei sindacati della dirigenza medica stessi. Il confronto non può essere eluso neppure da oggi in poi, in una seconda fase dello stesso tenore, e che riguarda gli accordi incentivanti e loro integrazione in presenza di nuove opportunità legislative, compreso quanto già firmato a Roma come contratto nazionale e che in provincia di Trento è ancora al palo, prima della fine dell’estate corrente”.

 

“Come dirigenti medici crediamo di aver fatto fino in fondo, ed anche oltre, il nostro lavoro, professionale e specialistico, per tale Azienda sanitaria unica, nel rispetto del nostro contratto di lavoro provinciale, ma anche con una mole straordinaria di extra nel rispetto dei nostri cittadini ed ammalati di Covid e non. Il ristoro economico che tutta Italia sta riconoscendo ai propri professionisti, non solo con risorse nazionali ma anche regionali e oltre, non può mitigare il dramma delle famiglie dei colleghi deceduti, 166 in tutta Italia, né di tutti coloro, tra noi, che si sono contagiati in questa terribile pandemia, tenendo presente che le sospette fibrosi polmonari che seguiranno le dovremmo curare sulla nostra pelle e qualcuno ce ne darà conto qui in Provincia se non oggi, domani”.

 

Il ristoro economico che la Provincia autonoma di Trento prevede per i propri operatori sanitari – conclude - non è neppure un primo passo verso una migliore tutela che ha nella prevenzione il suo mantra odierno. Nella speranza, nelle prossime settimane, di affrontare in concertazione e non solo 'sentiti' anche il tema dell’utilizzo delle ulteriori risorse che si renderanno disponibili con il DL 34/2020 prevenendo coloro che, non soddisfatti, in autunno potrebbero avere già chiesto il trasferimento fuori dalla nostra Provincia”.

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