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Coronavirus e ripartenza bar, ristoranti e servizi alla persona, i sindacati: ''Bene ma aumentano le responsabilità di Provincia: serve chiarezza sulla curva epidemiologica''
Da lunedì 18 maggio bar, ristoranti e servizi alla persona possono alzare le serrande. Ma invito a tenere alta la guardia: "Il coronavirus è ancora in circolazione. Momento delicato perché non possiamo permetterci che la diffusione dell'epidemia si allarghi, pena un ritorno al lockdown"

TRENTO. "E' sicuramente positivo l'accordo tra governo e Regioni in materia aperture, un risultato soddisfacente". Così Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil). Da lunedì 18 maggio si bar, ristoranti e servizi alla persona possono alzare le serrande.
"Il tutto - proseguono i sindacati Cgil, Cisl e Uil - senza fughe in avanti ma all'interno di un quadro generale nazionale omogeneo con protocolli su salute e sicurezza condivisi con regole chiare e certe per le imprese". Una intesa per definire il distanziamento e le procedure operative negli esercizi in questa fase 2 dell'emergenza coronavirus, istanze e trattative condotte in particolare da Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia Romagna, e Luca Zaia, governatore del Veneto.
"Ora però, mitigando le prescrizioni, aumentano le responsabilità di Regioni e Province autonome nel gestire la fase 2. Dipenderà quindi da noi - aggiungono Grosselli, Bezzi e Alotti - se riusciremo a gestire le conseguenze sanitarie delle riconquistate libertà. Per questo in Trentino dobbiamo fare chiarezza una volta per tutte sui dati epidemiologici che trasferiamo a Roma, dobbiamo moltiplicare l’impegno per monitorare il rispetto delle regole per la salute e sicurezza in tutti i luoghi di lavoro e rafforzare gli strumenti di prevenzione della sanità territoriale pena l'attuazione di prescrizioni più severe".
Nel pomeriggio di ieri, venerdì 15 maggio, si è tenuto un vertice con la Provincia per comprendere le possibili mosse alla luce dei protocolli di Roma e di Trento in tema riaperture. "Avevamo avuto modo di apprezzare la volontà della Giunta di adeguarsi alle regole Inail nazionali - dicono i segretari - in quel momento non era ancora chiaro se le Regioni sarebbero riuscite a trovare un accordo su regole omogenee anche se meno restrittive. Il risultato finale è più che soddisfacente, per il nostro territorio, per le nostre imprese e per nostri lavoratori".
Si riparte ma non la guardia deve restare alta. "Il coronavirus è ancora in circolazione - spiegano Grosselli, Bezzi e Alotti - la battaglia contro il Covid-19 non è ancora vinta, anzi questo è il momento più delicato perché non possiamo permetterci che la diffusione dell'epidemia si allarghi, pena un ritorno al lockdown. Per questo appoggiamo con forza l’iniziativa degli ordini delle professioni mediche che in un documento hanno chiesto alla Provincia un piano sanitario condiviso per la fase 2. Quella proposta ha il merito di nascere su un’idea di sanità pubblica focalizzata sulla prevenzione, sulla medicina territoriale e sulla diffusione di strumenti di screening".
I sindacati chiedono un piano sanitario chiaro. "L’ipotesi di accordo tra Provincia e Confindustria per i test sierologici è un primo passo - continuano i segretari - ma non ancora sufficiente. E’ tempo che la Provincia tramite l’Azienda sanitaria fissi dei protocolli specifici sui test rapidi, individui i prodotti più efficaci sul mercato e ne permetta la diffusione alla fetta più ampia della popolazione, facendo comprendere ai cittadini l’utilità e i limiti di questi test. Per contenere il virus in una fase molto delicata considerata la riduzione dei vincoli ai movimenti delle persone, è fondamentale disporre di una pluralità di strumenti di prevenzione e tracciamento".
I dati sono in miglioramento ma serve chiarezza sull'evoluzione dell'epidemia. "Non si conosce ancora tutto e il contagio potrebbe riprendere. Il Trentino per numero di decessi e di contagiati fino a pochi giorni fa è stato in una posizione molto peggiore di tante regioni anche del nord. Non possiamo permetterci di tornare a quei giorni così drammatici", conclude Grosselli, Bezzi e Alotti.