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Coronavirus, l'arcivescovo: ''Chiese chiuse ma le vere cattedrali oggi sono gli ospedali e le case di riposo. L'atto evangelico oggi è stare in casa''
L'arcivescovo di Trento ha portato il suo saluto ricordando come ''la Chiesa c'è'' e la Caritas resta aperta con i suoi servizi per aiutare i più poveri e le persone in difficoltà e sui social: ''Io non sono mai stato tenero con questi strumenti ma oggi dico, meno male che esistono. Ci permettono di restare uniti''

TRENTO. ''L'atto evangelico in questo momento è tutelare la salute. Stare a casa non è obbedire alla norma ma è un atto di amore per gli altri''. Domenica 29 marzo e allora alla conferenza stampa della Provincia per fare il punto sulla diffusione del coronavirus (QUI ARTICOLO) è intervenuto anche l'arcivescovo don Lauro Tisi che ha spiegato come la Chiesa sia in campo sia con la Caritas (''siamo contenti che il servizio stia restando aperto perché i poveri rischiano di essere colpiti ancora di più da questa emergenza'') che con le sue strutture (''noi ci siamo, chi è in difficoltà e ha bisogno di qualunque cosa noi ci siamo, fatevi avanti'') e i suoi ministri.
''Abbiamo dovuto chiudere le chiese - ha detto Tisi - e molti ci hanno criticati per il pugno troppo duro. Ma non c'è stata durezza in quest'atto ma una carezza a chi soffre. La vera cattedrale oggi sono gli ospedali e le case di riposo. Dio è dove cristo vive, dove c'è la sofferenza dei nostri malati. Quello che mi fa tanto male è sapere che in troppi muoiono soli, lontani dai loro familiari, ma ho notizie di operatori sanitari che fanno anche questo, fanno il possibile per sostituirsi ai parenti per non lasciare sole queste persone anche i quei difficili momenti''.
Poi una riflessione di carattere sociale: ''In questo momento appare evidente come questa sofferenza tocca tutti, non guarda in faccia il colore della pelle, se siamo credenti o meno. Io vedo Gesù in quelle persone che magari senza nemmeno saperlo lo stanno onorando con le loro azioni, in tutti quelli che stanno salvando vite e garantendo la salute di tanti cittadini''. E per quelli che stanno chiusi in casa? ''Mi viene da dire che per fortuna ci sono i social. Io non sono mai stato tenero con questi strumenti ma oggi dobbiamo dire che ci permettono di stare uniti e in contatto. Sta succedendo qualcosa di unico a livello antropologico: stare con gli altri oggi è stare distati e cosa comporterà questo quando lo rielaboreremo? Non lo so, anche per me è un fatto completamente nuovo. Quel che mi pare di sentire è che vogliamo tutti tornare a incontrarci, a vederci, a fare comunità e per riuscirci dobbiamo rispettare le regole, per noi ma soprattutto per gli altri''.