Padre 69enne, una mamma malata e tre figli rischiano di perdere la casa ma il tribunale blocca lo sfratto: Itea dovrà pagare anche le spese legali
La giudice che ha respinto il ricorso di Itea (che voleva sfrattare la famiglia) ha rilevato come le domande presentate per entrare in graduatoria fossero sempre state disattese e l’impossibilità di reperire sul mercato un appartamento adeguato a un costo sostenibile. Il duro commento degli attivisti: “Dietro gli sfratti c’è una precisa politica di Provincia e Itea”

TRENTO. Affitti alle stelle, edilizia popolare ferma al palo e pochi sostegni per le famiglie in difficoltà. Sono questi alcuni degli ingredienti dell’emergenza abitativa che interessa varie zone del Trentino. Se nelle principali aree a vocazione turistica, in particolare l’Alto Garda, gli affitti sono fuori mercato per via degli alloggi turistici, nel capoluogo il prezzo è tenuto alto dalla presenza degli universitari che per una singola sono costretti a pagare fino a 400 euro al mese. Spese escluse.
Solo di recente, anche grazie all’imminente tornate elettorale, la Giunta leghista ha riconosciuto l’esistenza di questo problema. Ciononostante gli sfratti non si fermano. Al fianco delle famiglie però si sono schierati gli attivisti dello Sportello una casa per tutti e il sindacato degli inquilini di Sunia Cgil. L’ultima battaglia, portata avanti in tribunale, ha premiato una famiglia dell’Alto Garda che rischiava di perdere la casa. Si tratta di una sentenza molto importante che condanna Itea ad accollarsi anche le spese legali (circa 2.374 euro).
La famiglia composta da padre, madre invalida e tre figli, nel 2011 aveva ottenuto un alloggio di emergenza con un contratto di locazione transitoria. Questi appartamenti vengono assegnati da Itea a quei nuclei famigliari che si trovano in condizioni di fragilità e che hanno urgente bisogno di una sistemazione. Nel frattempo la famiglia aveva continuato a iscriversi alle graduatorie per l’assegnazione ordinaria ma senza ottenere risultati, così il contratto per la locazione d’urgenza era stato rinnovato più volte.
“L’ultima proroga – sottolineano dal sindacato – era stata concessa proprio perché l’inquilino capofamiglia aveva già compiuto i 65 anni di età, limite che per la legge non consente più l’allontanamento dall’alloggio sociale”. Nel luglio 2022 però la famiglia ha scoperto che la richiesta di un’ulteriore proroga era stata rigettata dalla Comunità di valle sulla base di un parere fornito dal Servizio Politiche della Casa della Provincia. In buona sostanza quanto valeva nel 2018, cioè l’applicazione dell’articolo 6bis della legge 15/2005, adesso non era più valido. A quel punto Itea ha avviato le procedure di sfratto.
“Una situazione paradossale che non teneva conto né della situazione di oggettiva difficoltà della famiglia, composta da un anziano di 69 anni, una moglie malata e tre figli, né della stessa legge sull’edilizia popolare”, fa notare Manuela Faggioni, segretaria trentina di Sunia. Tuttavia Itea è rimasta ferma sulla sua posizione così si è arrivati davanti al Tribunale di Rovereto con la famiglia, sostenuta da sindacato e attivisti, che si è avvalsa dell’avvocata Stefania Franchini, dello studio legale Canestrini.
Dopo aver rilevato come le domande presentate dalla famiglia per entrare in graduatoria fossero sempre state disattese e l’impossibilità di reperire sul mercato un appartamento adeguato a un costo sostenibile, la giudice Monica Izzo ha respinto il ricorso di Itea. La giudice, ribadisce il sindacato, ha sancito che l’articolo 6bis della legge provinciale 15/2005, che stabilisce le condizioni di emergenza e fragilità in base alle quali non si può procedere allo sfratto, si applica sempre, sia nei casi di locazione definitiva di alloggio Itea e sia nei casi di locazione temporanea come per gli alloggi di emergenza. In sostanza la condizione di fragilità dell’inquilino prevale rispetto alla condizione di temporaneità dell’assegnazione, pertanto un nucleo familiare con un soggetto fragile ha diritto alla proroga dell’alloggio, anche quando si tratta di un appartamento di emergenza.
Per gli attivisti la sentenza potrà avere ripercussioni anche su altri casi di famiglie sotto sfratto, ma la vicenda, dicono, “ha anche un’importanza politica perché mostra come dietro gli sfratti per fine locazione d’urgenza vi sia una precisa politica di Provincia e Itea, una politica di accanimento contro inquilini e inquiline dell’edilizia pubblica. Il tribunale – concludono dallo Sportello casa per tutti – ha respinto un tentativo di interpretare la legge in maniera ancor più restrittiva e lesiva del diritto all’abitare”.