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“Cecchi Paone 'insegnava' la montagna a Simone Moro in Tv: dovevo intervenire ma ho preferito spegnere”, il ''guardiano'' della Marmolada: ''No a strumentalizzazioni''
Il gestore del rifugio Capanna Punta Penia Carlo Budel: "Ho spento la connessione e sono tornato a mettere via legna. Conoscevo bene o male tutte le vittime della tragedia, in particolare le guide alpine. La loro è stata una morte terribile"

TRENTO. “Oggi dovevo collegarmi in diretta su un programma dove Cecchi Paone stava 'insegnando' a Simone Moro la montagna ed i ghiacciai. Ho spento la connessione e sono tornato a mettere via legna”. È questo il post che poche ore fa ha condiviso sui social Carlo Budel, il gestore del rifugio Capanna Punta Penia, a 3.343 metri di quota sulla cima della Marmolada, dopo la tragica valanga che domenica è costata la vita ad almeno 7 persone.
“E' inutile cercare 'colpevoli' – spiega Budel a il Dolomiti – il disastro purtroppo si è verificato nel momento più sbagliato, alle 14 di una domenica di sole. Se fosse successo in un'altra giornata o semplicemente qualche ora dopo forse la tragedia si sarebbe potuta evitare. La montagna s'è 'arrabbiata' nel momento peggiore. Io dico semplicemente di far parlare gli esperti, Simone Moro per esempio, uno che ha fatto gli Ottomila, ma tanti parlano senza sapere ciò che dicono. Lasciamo parlare loro ed evitiamo le strumentalizzazioni”.
Negli ultimi giorni diverse testate, dopo un video dello stesso Budel nel quale il gestore di Capanna Punta Penia parlava della presenza di diversi torrenti al di sotto del ghiacciaio, avevano addirittura parlato di 'tragedia annunciata', facendo dire allo stesso Budel che la montagna "andava chiusa": “Io non ho predetto nulla, ci mancherebbe. Un evento del genere era impossibile da prevedere. Ho semplicemente detto che sotto il ghiaccio si sentivano scorrere diversi torrenti, ma da qui a dire che si sapeva che il disastro sarebbe arrivato ne passa. A me sembra ci siano molte persone brave solamente a puntare il dito”.
Ed è proprio questo il punto, se il crollo fosse in qualche modo 'prevedibile' o meno, che in molti dopo la tragedia stanno discutendo nei talk show. A il Dolomiti la risposta l'ha fornita ieri Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana: “Non si può parlare di un evento prevedibile, perché è impossibile stabilire a priori dove si sarebbe potuto verificare un crollo del genere. Ci sarei potuto essere anche io lassù”. L'esperto aveva poi sottolineato che quello della Marmolada: “Non era un ghiacciaio particolarmente a rischio. Ce ne sono molti altri più pericolosi, sorvegliati continuamente perché presentano rischi importanti” (Qui Articolo).
In questo momento (come sottolineato dalle autorità, Qui Articolo), tutta la zona è ancora chiusa: “In questo momento è più che giusto 'chiudere' la Marmolada – continua Budel – anche per rispetto alle vittime. Ma sento qualcuno parlare addirittura della chiusura dei ghiacciai”. Proprio in queste ore, sottolinea il gestore del rifugio Capanna Punta Penia, sono diversi gli elicotteri ed i droni che stanno sorvolando la Regina delle Dolomiti per portare avanti le operazioni di ricerca, ma Budel non vuole scendere.
“Ora sto pulendo la capanna e sistemando la legna – continua l'uomo – e non me la sento di scendere, penso che rimarrò qui ancora per alcuni giorni. Poi non potrei nemmeno farlo a piedi, dovrei chiamare un elicottero. Conoscevo bene o male tutte le vittime italiane della tragedia, in particolare le guide alpine: la loro è stata una morte terribile”.