Lungo il fronte, memorie di Kaiserjäger e alpini. Bocca di Trat e i suoi avamposti, con uno sguardo sui laghi di Garda e di Ledro
Salendo fino a Bocca di Trat si incontrano i resti del conflitto. Baraccamenti, trincee, caverne, tanti sono i manufatti che testimoniano in questo tratto fra l’Alto Garda e Ledro il passaggio della Grande Guerra. E tante sono le memorie che “affollano” il territorio, da un rifugio intitolato a un legionario trentino morto sul Carso a una caverna dedicata a un comandante dei Kaiserjäger. Prosegue la rubrica “Camminando nella Grande Guerra”

RIVA DEL GARDA. Il lago di Garda da una parte, quello di Ledro dall’altra, e il fronte che corre lungo valli scoscese e maestose montagne, tra torri e pinnacoli. Tanti sono i resti che si trovano salendo fino alla Bocca di Trat e ai suoi avamposti militari. Caverne, ruderi di baraccamenti, camminamenti e trincee stanno lì a testimoniare un fronte conteso, come contesi sono gli “spazi della memoria”: a pochi minuti dal rifugio dedicato dalla Sat al legionario trentino Nino Pernici c’è infatti una caverna intitolata a un comandante dei Kaiserjäger, Ludwig Riccabona.

Prima di calarci nell’itinerario, dedichiamo lo spazio consueto ai dettagli tecnici. “Camminando nella Grande Guerra” è difatti una rubrica curata dal Dolomiti in collaborazione con il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, il cui fine è raccontare e descrivere i tanti percorsi del primo conflitto mondiale in Trentino (QUI la presentazione del progetto, giunto ormai a quasi 30 itinerari). Escursionismo e storia si incontrano così lungo quello che fu un fronte secondario della guerra italo-austriaca, ma ciononostante non meno terribile e sanguinoso.

Diverse sono le possibilità per salire al rifugio Pernici e alle zone circostanti, alla scoperta di questo settore del fronte. La prima opzione è di partire dall’abitato di Lenzumo, in Val Concei. Percorsa in auto la strada asfaltata che va verso il rifugio Pernici, si può parcheggiare in corrispondenza di una piccola baita. Proseguendo a piedi si può raggiungere a quel punto il caposaldo austriaco della Rocca. In circa 15 minuti si giunge così a una trincea che percorre tutta la sommità dell’altura (1473 metri di quota).
Questa posizione ebbe la funzione di difendere la sottostante Cima delle Coste (1093 metri di quota), occupata dagli italiani, così come il settore di malga Trat. Resti di postazioni e caverne si alternano lungo il camminamento, mentre nel versante di retrovia basamenti in cemento testimoniano la presenza di baracche e impianti a fune per il trasporto di rifornimento e munizioni.

A piedi o in auto (fino al parcheggio al termine della strada) si può proseguire da lì fino al Doss de le Fratte, altra postazione fortificata volta a difendere la sottostante Val da Vai. Sia le trincee della Rocca che quella di Doss de le Fratte sono state oggetto di lavori di recupero. Da qui si raggiunge poi attraverso il sentiero 413 malga Trat (1550 metri di quota) e l’omonima Bocca (1581 metri di quota). Da Lenzumo (787 metri di quota) al rifugio (1600 metri) il percorso si sviluppa così su circa 900 metri di dislivello, per una durata che tra andata e ritorno si può stimare attorno alle 4 ore e mezza.

Più breve è invece la salita dalla parte opposta, lungo il segnavia 402, da malga Pranzo (1056 metri di quota). Da qui, con un dislivello di 600 metri circa, si sale fra i boschi con un sentiero a tratti più erto ma percorribile da tutti. L’escursione che porta a Bocca di Trat e al Pernici è quindi fattibile per tutti, non presenta difficoltà tecniche e può essere effettuata principalmente in estate.
Giunti nella zona di Bocca di Trat, a pochi passi si trova il rifugio Sat Nino Pernici. Inaugurato nel 1929 e costruito dai soci della Sat di Riva del Garda sui ruderi di alcune baracche risalenti alla Prima guerra mondiale, venne intitolato a un legionario trentino originario della città sul lago, caduto alla testa del suo reparto alpino sul fronte isontino (precisamente sul monte Mrzly, nell’attuale Goriziano sloveno) nel 1916. Aperto tutti i giorni da metà aprile a inizio ottobre, il rifugio offre ristoro agli escursionisti anche durante il periodo invernale, nei soli giorni, però, dei fine settimana. Questo percorso alternativo si sviluppa per circa 3 ore e mezza di camminata fra andata e ritorno.

Puntando in direzione opposta, si può imboccare invece il sentiero 420 che sale fino a Mazza di Pichea. Qui si scorgono i resti della trincea che percorreva il versante meridionale della montagna, con camminamenti, caverne e postazioni d’artiglieria. A difendere il settore, v’era schierata una batteria di cannoni collocati in caverna. Una deviazione dal sentiero porta infine alla galleria Riccabona, dedicata al capitano dei Kaiserjäger al comando, nel 1916, proprio del settore di Bocca di Trat.

Una grande croce dedicata ai caduti austro-ungarici, oltre a una piccola baracca in legno arredata con foto d’epoca e l’immagine dell’imperatore Francesco Giuseppe, caratterizzano questo tratto. Riccabona, dopo la permanenza in questa zona, fu trasferito sul Pasubio.

In una zona densa di storia, anche gli itinerari e le varianti possibili abbondano. Per chi è più allenato, da malga Trat parte infatti il “sentiero delle vacche” che in un’ora di cammino porta sulla cresta del monte Caret, interamente solcata da una trincea. Da qui si può scendere, dopo la visita delle opere militari presenti, verso Bocca di Saval, dove sorgeva al tempo del conflitto un secondo importante centro logistico, con baracche, caverne e un ospedale da campo.
Un sentiero, da qui, conduce verso la retrovia, dove diverse sono le caverne al tempo adibite a ricovero per i soldati. Nella risalita verso il Pernici, gli aspetti naturalistici e geologici dell’itinerario non sono secondi a quelli storici. La variante appena descritta richiede 3 ore di ulteriore cammino.
