Rossi dalla Gruber: "Autonomia non è distacco dall'autorità centrale. E' aiutare lo Stato dimostrando di saper far meglio"
Il presidente della Provincia esce bene dal dibattito su La7 incentrato sul referendum del Veneto e della Lombardia per chiedere maggiori competenze. E alla Lega dice: "Ok il referendum ma prima di tutto ci deve essere un accordo finanziario chiaro con lo Stato"

ROMA. "Il referendum va bene. Ma prima dovete dimostrare allo Stato che se una cosa a lui costa 100 voi siete in grado di farlo con 95 e il 5 che avanza glielo date anche in più". Autonomia responsabile. Ha parlato bene il presidente Rossi su La7 durante la trasmissione di Lilli Gruber "Otto e Mezzo". Il tema era quello del referendum del Veneto e della Lombardia che andrà in scena domani nelle due regioni per chiedere allo Stato maggiori competenze. In studio Giancarlo Giorgetti della Lega Nord e il direttore generale del Censis Giuseppe Roma. E dopo gli attacchi di Mentana all'autonomia trentina l'intervento del presidente della Provincia su un palcoscenico nazionale, come quello di questa sera de La 7, era molto atteso.
Ebbene Rossi si è difeso molto bene. Ha spiegato in maniera pacata cosa vuol dire autonomia. "Non deve essere vissuta come distacco dall'autorità centrale - ha spiegato a Giorgetti - e sono contento che la Lega non parli più di secessione. Perché più competenze ai territori, se rispettano il patto di saper gestire le cose in maniera migliore di quanto riesce a fare lo Stato, non può che essere una cosa positiva anche per il governo centrale. Poi viene da chiedermi perché ci sia voluto così tanto ad applicare le politiche federaliste che la Lega da sempre propugna, nonostante al Governo ci sia stata e anche per molto tempo e mi rispondo che, probabilmente, s'è scontrata con il centralismo dei governi dei suoi stessi alleati che l'hanno portata a Roma".
Lilli Gruber e il professor Roma hanno quindi lanciato la provocazione chiedendo se qui non si stia parlando, invece, di territori che già hanno e che vogliono tenersi ancora di più e se in questo modo (con il referendum e con le autonomie) non si vada a colpire proprio quei territori che stanno peggio facendo saltare, così, il principio di solidarietà che sempre deve esistere almeno all'interno di uno Stato. Rossi ha spiegato che, proprio per questo, non si può prescindere da un accordo finanziario chiaro con lo Stato. Se si riesce a fare le cose meglio si fa risparmiare le casse centrali e gli si restituisce anche qualcosa. "Trentino e Alto Adige ogni anno contribuiscono a ripianare il debito pubblico con 1,4 miliardi di euro a testa - ha detto -. Questo vuol dire, da un lato un po' meno risorse per noi e quindi la necessità di essere più efficienti, dall'altro risorse in più per lo Stato".
E anche sul tema del rischio che troppe competenze ai territori, per esempio in materia scolastica, provochino un disgregarsi del sistema ("in fondo il sistema scolastico condiviso è una delle poche cose che ha unito questo Paese", ha detto Roma) Rossi ha spiegato che "mica noi agli studenti facciamo corsi di secessione. I miei cittadini si sentono italiani e non insegnamo loro il separatismo. I programmi sono comuni, ma la gestione la facciamo noi".
E sulla Sicilia, usata come rovescio della medaglia dell'autonomia (da un lato il Trentino Alto Adige virtuoso e dall'altro la Sicilia spendacciona) il presidente Rossi ha ricordato che "se al figlio responsabile la motocicletta gliela diamo e a quello non responsabile gliela togliamo così si dovrebbe fare anche con le competenze".