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''Perché tanto chiasso sul Festival dell'Economia?''
Oggi si cambia e non per tutti è una catastrofe. Anzi, per molti rappresenta un'occasione di rilancio. E se nascerà un secondo festival sarà ancora meglio perché ci sarà la possibilità di alzare il livello e di godere dell'effetto ''concorrenza'' sempre fondamentale per crescere. A chi, invece, pregiudizialmente, pensa che solo la gestione ''Laterza - Boeri'' sia possibile rispondiamo con una lettera inviataci da un lettore che rappresenta quella ''metà del cielo'' che anche in passato non ha nascosto le sue critiche al Festival

TRENTO. Il Festival dell'Economia cambia guida e dal Gruppo Laterza passa al Gruppo del Sole 24 Ore. In Trentino sono saliti sulle barricate in tanti per chiedere a Fugatti e giunta di ripensarci, di proseguire con chi lo ha gestito e reso grande a partire dal 2006 e, ininterrottamente, ha avuto la fortuna (e la bravura) di riuscire a realizzare un evento importantissimo, nel panorama internazionale, grazie anche alle risorse della Provincia, all'aiuto dell'Università e all'ospitalità e alla partecipazione della città.
Oggi si cambia. Si doveva farlo meglio, coinvolgendo da subito Comune e Università? Assolutamente sì, ma questo è il metodo che viene adottato in ogni campo da questa amministrazione provinciale (si pensi a come sindacati, associazioni di categoria, ordini professionali e chi più ne ha più ne metta non vengano praticamente nemmeno interpellati per le riforme che li riguardano, dalla sanità, alla scuola, dall'accoglienza al mondo del lavoro o a quello del turismo). Qualcuno lo chiamerà decisionismo, qualcun altro incapacità di ascolto e di governare condividendo azioni e politiche. In ogni caso chi si sente ''scavalcato'' in questa vicenda forse è ora che cominci a fare sistema con chi è stato ''scavalcato'' in passato e con chi lo sarà in futuro, per tentare di immaginare una prospettiva diversa anche in chiave di governo, ma questo è un altro discorso.
Oggi il Festival cambia e non per tutti è una catastrofe (qui una riflessione su il Post). Anzi, per molti rappresenta un'occasione di rilancio. Come scrivevamo qualche giorno fa se si riuscirà nell'impresa di fare meglio o peggio sarà il tempo a dirlo ma i presupposti per fare bene ci sono tutti vista l'autorevolezza del gruppo che l'ha preso in mano e il senso di stanchezza che da qualche anno alcuni avvertivano rispetto alla kermesse dello Scoiattolo. Una stanchezza fisiologica, dopo 16 anni, per un format tanto semplice nella sua struttura quanto facilmente replicabile altrove e se Laterza e Boeri troveranno le stesse (o magari maggiori, tutto può essere) risorse che ha garantito loro il Trentino, lo stesso aiuto da parte dell'Università e la stessa ospitalità da parte della nuova città che li andrà ad accogliere, nascerà un secondo festival dell'economia in Italia e a quel punto entrambi cercheranno di fare l'uno meglio dell'altro, alzando il livello, strutturando eventi sempre più belli, coinvolgenti e importanti.
Il premio Nobel per l'economia Friedrich August von Hayek spiegò che la concorrenza è cruciale per la scoperta del nuovo, e vive del dinamismo del cambiamento, dell’esplorazione delle opportunità e dell'innovazione. E allora ben venga anche un confronto, la concorrenza, il cambiamento e poi ''vinca'' il migliore o vincano entrambi. A chi, invece, pregiudizialmente, pensa che solo la gestione ''Laterza - Boeri'' sia possibile e dopo di loro ci sarà il baratro, un terremoto, una tremenda inondazione, le cavallette rispondiamo con una lettera inviataci da un lettore intitolata ''Perché tanto chiasso sul Festival dell'Economia?''.
L'ha scritta Albino Leonardi, commercialista e revisore legale di Cles, membro del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale di varie società, che per una decina d'anni è stato cultore di diritto tributario all'Università di Trento. Leonardi dal 2005 al 2010 ha insegnato alla Scuola Superiore di Economia e delle finanze Ezio Vanoni e rappresenta quella ''metà del cielo'' che anche in passato non ha nascosto le sue critiche al Festival.
Caro Direttore,
la decisione con cui la Giunta a “trazione leghista” ha deciso di cooptare il Gruppo del Sole 24 Ore alla direzione del Festival dell’Economia ha sollevato critiche pressoché unanimi.
Proverei ad approfittare dell’ospitalità che solitamente Lei riserva al dialogo con i lettori, per esprimere la mia opinione. Nel farlo, vorrei ricordare a me stesso che, sin dalle prime edizioni del Festival, ne ho cercati di sottolinearne le contraddizioni (in un pezzo del 2006 lo chiamai il “Festival dell’incoerenza”, per evidenziare la diversità tra le dichiarazioni di principio degli organizzatori ed i comportamenti dei loro sponsor politici locali – tra l’altro attirandomi un violentissimo attacco dell’allora Governatore).
Proseguirei col segnalare che non c’è nulla di male se un “committente” (che per semplicità identifichiamo con la Pat), dopo alcuni anni, decida di cambiare il “fornitore” (sintetizzando, Laterza, Boeri e Cippolletta). Soprattutto se ciò non dà luogo a nessun tipo di irregolarità o inadempimento. Allora come mai tutto questo chiasso? Per dirla con Max Weber, “le parole che si pronunciano nei festival culturali non sono più un vomere con cui fecondare il terreno del pensiero contemplativo, bensì spade contro gli avversari”. Dobbiamo ammettere infatti che la Kermesse è apparsa talvolta una conventio ad excludendum, che teneva fuori dai riflettori intellettuali vicini o semplicemente non lontani dal centrodestra. Anche in questo caso non è stata infranta nessuna regola o contratto. Si è solo data manifestazione alle inclinazioni degli organizzatori.
Un volta si insegnava che la validità di un’analisi, in qualsiasi ambito del conoscere umano, si pesa in base a quanto si concede alla tesi contraria: se a questa non si riconosce nessun valore, significa che non si ha a che fare con la ricerca della verità, bensì con una predica. Quello che registriamo oggi in chi si contrappone alle decisione della Giunta provinciale, è lo stesso manicheismo con cui venivano aggrediti coloro che, senza nessun interesse, provavano semplicemente a porre il beneficio del dubbio. Il manicheismo è il più grande nemico della civiltà liberale. Su questo, sedici edizioni di Festival, non hanno insegnato nulla.
Grazie per l’attenzione.