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Trento vuol tenersi i fondi dei Comuni Confinanti? Bona (Belluno Autonoma): ''Vanno aumentati. Ci scontriamo ogni giorno con l’autonomia dei nostri vicini''
L'assessore Gottardi ha spiegato che le condizioni finanziarie sono cambiate e che anche gli 80 milioni che vengono dati ai comuni confinanti vanno rimessi in discussione. Da Belluno è una levata di scudi. Per il presidente del Bard ììè un attacco sbagliato. È difficile oggi accettare che chi ha contribuito a penalizzare il nostro territorio ora insista per togliergli definitivamente quel poco di ossigeno che resta''

BELLUNO. "I tempi sono cambiati, oggi ci si trova nella contraddizione che i territori di confine possono avere a disposizione risorse maggiori rispetto ai nostri Comuni. Anche questa può essere considerata un po' una stortura. Ora anche qui c'è necessità di risorse". Così a il Dolomiti l'assessore provinciale Mattia Gottardi sul tema dei Fondi dei Comuni Confinanti. Un tesoretto da 80 milioni, equamente diviso tra Trentino e Alto Adige messe a disposizione dei vicini nell'ambito dell'Accordo di Milano e del Patto di stabilità. Le dichiarazioni dell'assessore hanno messo in allarme soprattutto i territori di confine bellunesi con il presidente della Provincia Padrin che si è detto molto preoccupato e sulla questione è intervenuto anche Andrea Bona, presidente del Movimento Bard - Belluno Autonoma Regione Dolomiti.
''È un attacco sbagliato - commenta Bard - è uno strumento che serve a limare una minima parte delle differenze economiche che esistono tra la nostra terra e il Trentino-Alto Adige. Siamo lieti invece che, dopo anni in cui lo chiediamo, anche il Presidente del Fondo Dario Bond abbia rilanciato proponendo un aumento della dotazione del Fondo; penso sia fondamentale partire dall’indicizzazione del fondo, recuperando anche gli arretrati. Qui non si tratta di regalare soldi a regioni invidiose, ma di sostenere realtà come quelle bellunesi considerate periferia tanto da Roma quanto da Venezia, – continua Bona – e che devono scontrarsi quotidianamente con l’autonomia dei propri vicini. I fondi di confine sono nati grazie ai referendum per il passaggio di regione: se vogliono abolire il fondo, devono anche provvedere a sanare la loro origine, ossia devono procedere con il passaggio alle province di Trento e di Bolzano di tutti i comuni dove sono stati votati e approvati i referendum''.
C’è infine un altro passaggio politico sul quale si sofferma il movimento Bard per un dibattito riaccesosi dopo gli annunci del ministro Calderoli e del presidente Zaia sulla apparentemente prossima autonomia del Veneto: ''Non possiamo dimenticare che lo smantellamento della democrazia provinciale ha avuto inizio con la legge Delrio, sostenuta anche da Trento e Bolzano che però hanno mantenuto la loro rappresentatività, l’elezione diretta di presidente e consiglio, etc. Vorrei citare un vero autonomista: Luis Durnwalder, in un incontro organizzato qualche anno fa a Falcade, disse che “non è possibile chiedere autonomia per sé e poi toglierla agli altri”. È difficile oggi accettare che chi ha contribuito a penalizzare il nostro territorio ora insista per togliergli definitivamente quel poco di ossigeno che resta''.