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Addio Olimpiadi a Pinè, il presidente della Federghiaccio Trento si dimette: ''Colossale presa in giro. Una politica inadeguata ha preso a schiaffi il volontariato e i giovani''

Il presidente lascia la guida della Federghiaccio dopo l'ufficialità della rinuncia alle gare olimpiche a Pinè. Paolo Deville: "Auguro a tutti i miei amici delle associazioni sportive un futuro radioso e ringrazio i tantissimi che hanno voluto accompagnarmi in questa bellissima avventura, purtroppo interrotta per colpa dell’insipienza di alcuni seduti su sedie del potere senza averne le capacità per occuparle"

Di Luca Andreazza - 22 gennaio 2023 - 05:01

TRENTO. "C'è un'amarezza profonda, c'è stata un'enorme presa in giro dagli organici politici e sportivi". Così Paolo Deville, ormai ex presidente della Federghiaccio del Trentino. Le dimissioni da numero uno della Fisg sono la sua risposta all'ufficializzazione della rinuncia alle gare di pattinaggio velocità a Baselga di Pinè. "Una colossale sconfitta per il territorio, per la provincia e, soprattutto, per il mondo del volontariato".

 

Una struttura coperta come l’Ice Rink sarebbe, infatti, troppo costosa da realizzare alla luce dell’aumento dei costi di energia e di materie prime. E' stato spiegato che l'intervento è salito da 55 a 70/75 milioni per un'opera che il Cio "non ritiene un buon investimento per la comunità". E il presidente del Coni, Giovanni Malagò, si è appoggiato a un documento "confidenziale" del Comitato olimpico internazionale (Qui articolo). Qui sarebbe interessante sapere la risposta degli stakeholder italiani e la risposta di Fondazione Milano Cortina 2026. 

 

A ogni modo non si entra nel merito della decisione ma oggi la politica territoriale è stata demandata al Cio, senza dimenticare che alcune perplessità erano già emerse nel 2019 e si ricorderà i test, con esito negativo, sulla struttura di Milano (Qui articolo). Si è comunque andati avanti fino a venerdì scorso quando il castello di carte è definitivamente crollato. A fronte delle Olimpiadi e di un'opera evidentemente milionaria, tutto è saltato per un aumento dei costi del 40%, dato certamente da non sottovalutare che però deve essere inserito in un quadro più ampio.

 

Se il documento "confidenziale" è del 6 ottobre scorso perché a inizio novembre il Consiglio comunale di Baselga di Pinè è stato chiamato a esprimersi sul progetto, approvato a larghissima maggioranza, e la Provincia con delibera ha messo a disposizione circa 60 milioni (50,5 per la copertura e 9,5 per opere accessorie)?

 

"Non mi sono mai interessato alla politica, ho solo pensato a fare il bene per le discipline del ghiaccio e per i giovani nel più ampio senso dei valori a favore del sociale e del tessuto associativo, ma ora la questione è diventata politica. E non posso dimenticare che l'assessore Roberto Failoni stesso è arrivato a Pinè. Qualche dubbio è emerso - commenta Deville - ma la Provincia ha rassicurato che c'erano le risorse e la sostenibilità dell'opera. Una sceneggiata perché poi a progetti approvati e finanziamenti effettivamente stanziati è iniziato questo balletto imbarazzante. Una decisione presa con freddezza e con poca conoscenza da parte di chi ci governa del significato di organizzare le Olimpiadi. Le sensazione è che Pinè sia stata usata per presentare il dossier, un utilizzo strumentale in attesa di cambiare poi la sede di gara a seconda della convenienza". 

 

Non può essere sufficiente aggrapparsi a un differenziale di circa 20 milioni per giustificare il passo indietro e l'ex presidente della Fisg si chiede cosa può essere cambiato in due mesi per arrivare alla bandiera bianca di resa. "Qualcuno saprà come è andata veramente questa vicenda - aggiunge Deville - perché sono deluso da questo modo di fare politica. Non c'è una visione e questa classe dirigente è inadeguata: occupano sedie che non sono alla loro portata". 

 

Una virata anche di Malagò. A fine settembre a Il Dolomiti aveva difeso la sede di gara trentina e la pista da bob di Cortina (Qui articolo). Eppure è stata servita la rinuncia. "Siamo stati abbandonati a livello nazionale", dice Deville. "E' stato tradito un territorio, la vocazione e la tradizione dell'Altopiano sono state accantonate con apparente facilità. Spenderemo gli stessi soldi per avere la stessa situazione di adesso a Baselga senza Olimpiadi e probabilmente la richiusura dell'Oval piemontese terminati i Giochi". 

 

Stracciata anche la legacy. "Un palazzetto del ghiaccio che nel 2019 ha registrato circa 140 mila ingressi e dopo la pandemia Covid si è attestata a circa 90 mila ingressi, segno che il territorio vive questa disciplina e fulcro di un'importante attività giovanile, un paese a soli 20 minuti dalla città capoluogo". 

 

Le strade adesso portano a Torino perché in Italia le alternative non sono tante se si cerca, come da regolamento, una pista coperta e una capacità da 5 mila spettatori. "L'impianto di Pinè è comunque completamente da rifare perché accusa i decenni sulle spalle, il costo di potrebbe aggirare sui 30 milioni con i costi di gestione attuali da 390 mila euro: si sarebbe puntato sulle Olimpiadi per realizzare una pista di appeal europeo, ospitare lo short track e rafforzare anche l'hockey e il pattinaggio artistico. L'Oval Lingotto richiede un investimento da 20 milioni e 300 mila euro/mese di gestione. La differenza è che quello in Piemonte è sostenibile? Un impianto che è stato chiuso dopo l'evento mentre l'Olimpico che ha ospitato la finale di hockey oggi mette in campo il tennis. A questo punto la speranza è di non assistere nel 2026 a quanto già avvenuto nel 2006 dopo quell'edizione". 

 

Si resta in ambito olimpico: il pattinaggio velocità assegna 14 medaglie ma l'investimento sarebbe stato da 70 milioni; il salto con gli sci (escluso la combinata nordica) ospita 5 gare ma i 40 milioni per la sistemazione dei trampolini sono sostenibili. "La differenza è tutta nella visione e nella capacità di pianificare un territorio. E' chiaro che una spesa di questo tipo non si ripaga ma le scelte lungimiranti prese a suo tempo in ambito di sci di fondo ha rivoluzionato la zona e consentono alla val di Fiemme di ospitare Olimpiadi, mondiali e di avere visibilità con ricadute a livello di immagine, di sport, di turismo e del sociale. A Baselga di Pinè restano solo le promesse e questa cocente delusione". 

 

"I responsabili di questa bruttissima pagina erano seduti a quel tavolo, si salva solo Alessandro Santuari che si è speso tantissimo per il territorio, vittima del fuoco amico. E' stata un'offesa, soprattutto sono stati presi a schiaffi il mondo del volontariato, che ha fatto grande il Trentino, e i ragazzi ai quali è stato portato via il futuro e la possibilità di vivere un'esperienza unica. Non ci sto e sono con loro, per questo mi sono dimesso dalla Fisg", conclude Deville.

 

La lettera di dimissioni del presidente della Fisg del Trentino, Paolo Deville

Oggetto: dimissioni irrevocabili da Presidente del Comitato Trentino Fisg

 

In seguito all’incredibile vicissitudine circa lo spostamento delle gare di velocità da Baselga di Pinè a Torino o altra sede a noi sconosciuta, vicenda che io non posso condividere in nessuno dei suoi aspetti, considerato l’enorme danno di immagine che il territorio trentino viene a subire, il clamoroso schiaffo che subiscono le società che rappresento e tutto il mondo di volontariato che le circonda, ritengo impossibile proseguire il mio mandato essendo venuta meno la fiducia necessaria nei confronti delle istituzioni politiche e sportive con cui è doveroso interloquire per il buon svolgimento del lavoro necessario al conseguimento degli obiettivi posti alla base della mia presenza in Federazione.

 

Dispiace dover constatare che il tentativo di difendere le società affiliate, società che avrebbero avuto un grandissimo vantaggio nel poter usufruire dell’impianto olimpico abbia visto la mia figura e quella dei miei consiglieri rimanere sola all’interno della Federazione. Ho assistito invece ad un assordante silenzio che appare, a mio modo di vedere, evidente espressione di adeguamento, se non condivisione, a decisioni incomprensibili che porteranno sicuramente un danno alla nostra Federazione. Torino ha già dimostrato negli anni passati quanto interesse ha a sviluppare gli sport del ghiaccio e infatti Oval è un palazzo delle fiere e all’Olimpico giocano a tennis.

 

La serietà in Italia è spesso una parola non presente nel vocabolario e questa, per me, non è una novità. Spero vivamente di non dover assistere nei prossimi anni ad una nuova puntata di Report che racconti le formidabili scelte dell’evento olimpico 2026 tanto quanto quella già andata in onda per il 2006.

 

Auguro a tutti i miei amici delle associazioni sportive un futuro radioso e ringrazio i tantissimi che hanno voluto accompagnarmi in questa bellissima avventura che purtroppo viene interrotta per colpa dell’insipienza di alcuni seduti su sedie del potere senza averne le capacità per occuparle. Grazie e buona giornata.

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