Crisi di Giunta, Binelli: "La vice presidenza? Hanno due assessori. E per l'equilibrio chiesto un sacrificio a Zanotelli". Ma sull'assessorato tecnico c'è il rischio pasticcio?
Il commissario provinciale della Lega, Diego Binelli: "Un obiettivo è stato quello di rappresentare nell'esecutivo tutte le forze politiche. C'è un equilibrio di coalizione sulla base del peso elettorale". Ma tra tempi e modi di nomine e dimissioni, c'è il rischio pasticcio sull'assessorato a Zanotelli. Procedura illegittima? E se il Consiglio provinciale non ratifica il passo indietro da piazza Dante?

TRENTO. La crisi di Giunta potrebbe non essere l'unico ostacolo in questo avvio di 17esima legislatura, il Fugatti bis rischia il pasticcio anche sull'assessore tecnico, oggi è indicata Zanotelli in quel ruolo che però è ancora quota politica. All'orizzonte si profila una questione di legittimità, ma anche di tempistiche nell'ufficializzare nomi e dimissioni.
Il governatore ha spiegato che il settimo assessore "non è proprio un tecnico" e che la legge parla di una figura esterna al Consiglio provinciale. Regolarmente eletta alle elezioni del 22 ottobre, Zanotelli deve compiere un passo indietro da consigliera (subentrerebbe Moranduzzo, il primo degli non eletti della Lega) per rientrare dalla finestra alla sedia in Giunta. Tralasciando le opportunità e l'evidente stortura del meccanismo da parte di Fugatti, qui ci potrebbe essere il primo problema. Le dimissioni non sono state ratificate. Non basta presentare una lettera. Lasciare la carica di consigliere ha un iter.
Con esclusione delle dimissioni presentate dal presidente della Provincia, la facoltà di ricevere e accettare le dimissioni dei propri membri è riservata al Consiglio provinciale. E' l'articolo 81 della legge elettorale. Nessuna lettera sarebbe arrivata al presidente del Consiglio che poi avrebbe dovuto informare i colleghi. A oggi quindi non c'è nulla.
Questo impasse si dovrebbe sciogliere venerdì 24 novembre quando è atteso il primo Consiglio provinciale, quello con il giuramento e tra le altre procedure l'elezione di presidente e vice presidente del Consiglio provinciale, presentazione del programma di legislatura e la comunicazione del nominativo degli assessori e la nomina delle Commissioni permanenti. Bisogna inserire all'ordine del giorno le dimissioni di Zanotelli e oggi, con le tensioni Lega-Fratelli d'Italia, la ratifica traballa: 16 esponenti la maggioranza (al netto di FdI), 14 le opposizioni, i 5 meloniani possono accodarsi alle minoranze e tenere salda la leghista in piazza Dante con tanti saluti al progetto di Fugatti. Certo, anche un banco di prova anche per FdI sulla tenuta della compattezza consiliare.
La crisi di Giunta con l'uscita di Fratelli d'Italia può rimettere in gioco le carte e con un rimpasto dell'esecutivo. Ma intanto non ci sarebbero ancora le rinunce scritte dei due assessori Gerosa e Cia. E un'altra questione è il rischio illegittimità della nomina di Zanotelli. Ora le deleghe di agricoltura, enti locali, ambiente e difesa idrogeologica sono rimaste in capo a Fugatti.
"Il presidente - si legge pure nella nota ufficiale - ha anche spiegato che provvederà in un successivo momento a integrare la Giunta nominando, come prevede la norma, l’assessore esterno al Consiglio: si tratta di Giulia Zanotelli che, una volta perfezionate le dimissioni da consigliere provinciale, assumerà le competenze in materia di agricoltura, enti locali, ambiente e difesa idrogeologica".
Ma la Giunta deve essere costituita entro dieci giorni dalla proclamazione del presidente e comunicata al Consiglio provinciale alla prima riunione. Questo è stabilito nell'articolo 8 della legge. Il decreto è stato firmato da Fugatti agli sgoccioli del tempo stabilito dalla legge ma le indicazioni dei 6 assessori politici e dell'eventuale tecnico con la ripartizione delle deleghe dovrebbe avvenire contestualmente. C'è quindi la possibilità che la sedia in più non ci sia in realtà e che l'esecutivo potrebbe restare a sei persone e tutte di nomina politica.
Insomma, si cammina sul filo del rasoio. Un vicolo che rischia di essere cieco. Se il partito di Giorgia Meloni si è sentito umiliato e tradito sulla partita della vice presidenza, intanto la Lega professa tranquillità.
"Le nomine della Giunta provinciale rispecchiano la dialettica avuta in questo mese", spiega Diego Binelli, commissario provinciale della Lega. "Un obiettivo, raggiunto, è stato quello di rappresentare nell'esecutivo tutte le forze politiche. C'è un equilibrio di coalizione sulla base del peso elettorale". Alle urne la Lega (13%) ha ottenuto più preferenze rispetto a Fratelli d’Italia (12%), poi terzo posto di coalizione la lista Fugatti presidente (10%).
Il numero due in piazza Dante è però Spinelli, quando la promessa era stata spesa su Gerosa. "L'accordo stipulato a livello nazionale prevedeva la vice presidenza", evidenzia Binelli. "E abbiamo rispettato il patto perché non si parlava di due assessorati. Nulla osta a rivedere questo aspetto e sembrava che le indicazioni accettate andassero in questo senso. Se un problema è il peso delle deleghe, il presidente è stato chiaro: possono essere riviste nel corso della legislatura".
Il dialogo potrebbe riprendere con la Lega che è convinta di aver dato seguito alle varie esigenze. "C'è una rappresentatività di tutti i partiti come il 2018 e per trovare un equilibrio si è chiesto un sacrificio a Zanotelli, la quale si dimette dal Consiglio provinciale", dice Binelli. "Non è un atto dovuto, ma ha accettato per senso di responsabilità. Gli accordi sono stati rispettati, poi si può rimodulare qualcosa".
Il primo vertice di Giunta sarà però all'insegna della crisi con due sedie lasciate vuote. "Una situazione che certamente non fa piacere, ma siamo tranquilli, le scelte sono state prese sulla base del buon senso: ci sono competenze e deleghe importanti, inoltre non si lavora a comparti stagni ma il dialogo all'interno dell'esecutivo è costante per valutare le linee e le soluzioni migliori per dare risposte ai trentini"; conclude Binelli.