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Turismo trentino, Dallapiccola: ''I numeri non bastano se non si riesce a puntare sulla qualità tra costi aziendali alle stelle e stipendi del ricettivo tra i peggiori''
La riforma del turismo che mette in difficoltà le Apt e il volontariato, i costi aziendali saliti in modo esponenziale e la necessità di puntare sulla qualità, l'ex assessore Michele Dallapiccola (Casa Autonomia): "Alcune strutture riducono i servizi e manca personale, problemi da non sottovalutare"

TRENTO. La stagione invernale si avvia alla sua conclusione, le indicazioni sono state interessanti e di ripresa dopo un periodo complesso a causa di lockdwon e restrizioni per fronteggiare Covid ma il mese di dicembre si è rivelato in flessione rispetto al 2019. A rendere incerto l'andamento ci sono poi le scarse precipitazioni, nevose in particolare per le montagne trentine, e l'aumento dei costi dettati dall'inflazioni e dal caro energie e materie prime.
"Se il turismo gira - dice l'ex assessore Michele Dallapiccola (Casa Autonomia) - si deve rallegrare tutta la comunità trentina perché Confcommercio stima che questo comparto impatta sul Pil provinciale per il 15% e quindi le ricadute si riverberano poi positivamente anche sulla tassazione: la condizione statutaria dell'autonomia convoglia, come noto, i 9 decimi sul bilancio provinciale".
C'è stata una ripartenza sul fronte del turismo, soprattutto l'estate scorsa. Il 2022 ha fatto registrare un aumento a doppia cifra rispetto al 2021, ma in flessione in confronto al 2019. L’inverno scorso è stato ancora parzialmente influenzato da restrizioni causa Covid e poi dalle tensioni geopolitiche; aspetti che hanno influito, in particolar modo, sul ridimensionamento delle provenienze dall’estero. Il terzo anno consecutivo a segno "meno" rispetto all'annata record. A pagare, soprattutto, gli hotel (Qui articolo).
E in questo contesto complesso si sono inserite le varie crisi che pesano sui costi aziendali. "Alle maggiori entrate per gli operatori del settore si affianca tanta preoccupazione", aggiunge Dallapiccola. "Le spese sono salite alle stelle. E non riprendiamo soltanto gl allarmi delle imprese che si lamentano delle bollette".
L'attenzione "va su qualcosa di reale e diffuso - prosegue l'esponente di Casa Autonomia - legato all’aumento dei costi in generale e in particolare. C’è infatti una nuova voce sempre più pesante: quella delle commissioni alle Olta. Un servizio digitale diffuso a livello planetario al quale nemmeno il Trentino non ha potuto fare a meno. Oppure sì, ci ha ben provato e ancora continua a farlo il nostro vecchio caro domestico Feratel, ma la sua capacità davanti alle grandi sorelle digitali mondiali può fare davvero ben poco. Le cifre che pagano oggi certe strutture sono diventate impressionanti. Ma il salasso per gli operatori non si ferma qui. La recente riforma del turismo ed in particolare nella modalità di finanziamento delle Aziende per il turismo, ha introdotto il sistema della prevalenza privata di approvvigionamento dei fondi di funzionamento".
In pratica se le Apt vuole introitare il contributo pubblico per il suo funzionamento, deve recuperare una cifra anche solo leggermente superiore dal privato. "In sintesi - ricorda Dallapiccola - gli operatori privati associati alle varie Apt si sono trovati a dover sborsare fior di quote associative. Spesso con cifre mai viste prima, come è accaduto per esempio nell’Alto Garda. Non parliamo di cifre astronomiche ma che in certi casi hanno provocato una vera e propria rivolta con cambio di ente di promozione turistica di appartenenza, come è accaduto con l’Altopiano di Pinè passata dalla val di Fiemme a Trento".
Il settore si è trovato, infatti, a dover gestire alcune fusioni tra Apt (e Consorzi Pro Loco) per la riforma del turismo firmata dalla attuale titolare dell'assessorato al turismo, Roberto Failoni.
"Accorpamenti - evidenzia Dallapiccola - che hanno generato parecchio scontento a livello locale perché decisi a tavolino e in quanto ogni ambito poi ha fatto quello che voleva. In questo stato di anarchia, la gestione centralistica dei capoluoghi del turismo ha di fatto focalizzato l’attenzione sulle grandi località con ripercussioni profonde sulla disponibilità del volontariato locale, tanto fertile con il sistema dei Consorzi Pro Loco. In questo caso, le noie più evidenti si sono manifestate nelle Giudicarie. A farne le spese la qualità dell’intrattenimento e del prodotto turistico delle località minori, più facile invece stimolare il tessuto in val di Sole o sul Garda".
Sembra variata anche la direzione promozionale. "La trazione del sistema politico turistico ha curvato l’attività dell’ente pubblico al punto che la sua società di sistema (Trentino Marketing) è ritornata sui suoi passi originali, invecchiata nell’approccio a tanti anni fa. Appare evidente, anche alla lettura del recente Piano operativo che gli impegni presi spingano perché diventi una sorta di 'eventificio' tutto proteso all'obiettivo di attirare persone a ogni costo. Dai concerti alle manifestazioni sportive, ben venga tutto purché facile e subito pronto. Questo approccio nasconde una terribile insidia. Quella di acquistare prodotti preconfezionati dove gli ospiti non scelgono la nostra provincia per il suo valore intrinseco, come può essere per esempio il suo ambiente naturale, ma perché qui, si tengono manifestazioni che di fatto sono di proprietà altrui. Ci affidiamo a terzi insomma spendendo tra l’altro fior di quattrini per alimentare diritti e società esterne al territorio. Solo la professionalità dei tecnici di settore potrà salvare il futuro del turismo trentino da questo miope modo di operare della politica attuale".
L'obiettivo, spiega Dallapiccola, è quello di ritornare a puntare con maggior convinzione sulla qualità dell'offerta turistica, "che però l'operatore medio fatica a gestire. Tra gli elementi che contraddistingue la qualità è senza ombra di dubbio un’adeguata dotazione di personale. Questo concetto vale nel numero di unità impiegate ma anche per la qualità della loro formazione. Oggi siamo davanti a un allarmante calo degli indici demografici. A questo si aggiunge una gestione sconsiderata dei flussi migratori col problema immigrazione più subìto che gestito, sia dal livello nazionale che da quello locale".

Ogni stagione appare sempre più complicato reperire il personale dipendente. "Non va sottovalutata la difficoltà ormai endemica che vive il settore alla luce degli aspetti relativi al ricambio generazionale. La dimensione dei problemi è tale e tanta che alcune strutture, stanno privando la propria clientela del servizio cucina, riducendo la qualifica del proprio hotel a 'camera e colazione'. L’impatto, soprattutto di immagine, nelle località interessate dal fenomeno, è negativo e sarà una delle più importanti sfide che la prossima politica provinciale dovrà saper affrontare. In tutto questo fiorire di ostacoli all’impresa turistica, non stupiscono i dati e gli allarmi che narrano l’aspetto relativo agli stipendi: il settore della ricettività è quello che riesce a staccare gli assegni mensili peggiori. I numeri e i flussi positivi del turismo potrebbero non bastare a rilanciare questo settore tanto importante per il Trentino", conclude Dallapiccola.