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Dalla sanità trentina (che migliora e resta ad alti livelli) al ricordo dell'Anpi di Milano di Aniasi che creò il servizio sanitario nazionale
Mentre la Scuola superiore Sant'Anna di Pisa ''premia'' il Trentino (al top per parti cesarei e nei tempi di attesa dei codici gialli, mentre ha da migliorare sui vaccini) pubblichiamo la lettera di Roberto Cenati (Anpi provinciale Milano) che ricorda il grande, uomo, partigiano e ministro, indimenticato sindaco di Milano

MILANO. Mentre è di pochi giorni fa la notizia che la qualità della sanità Trentina si conferma alta e, soprattutto, in miglioramento anche rispetto al 2016 riceviamo e pubblichiamo un'importante lettera che ci arriva da Roberto Cenati, Presidente Anpi provincia di Milano (seconda città, dopo Trento, dove il Dolomiti è più letto) e che vuole ricordare una delle figure chiave della sanità italiana: quell'Aldo Aniasi, partigiano, socialista, sindaco di Milano, che è stato ministro della Sanità per due volte nei governi Cossiga e Forlani.
Una figura chiave per il nostro Paese da molti dimenticata ma che, in realtà, è stato il protagonista di una delle cose più belle e importanti della storia nazionale: l'istituzione del Servizio Sanitario Nazionale gratuito e uguale per tutti che poi si è sviluppato, da regione a regione in maniera differente, ma che resta un impianto studiato e invidiato in tutto il mondo. Trento, in questo senso, viaggia su alti livelli almeno stando ai risultati 2017 del Sistema di valutazione dei sistemi sanitari regionali presentati dal laboratorio Management e sanità della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa.
Lo studio mette a confronto le "performance" di 12 sistemi sanitari regionali (Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto e le due Province autonome di Trento e Bolzano), misurandone oltre 300 indicatori. Le migliori performance del sistema sanitario trentino si registrano nella percentuale di parti cesarei – la migliore in assoluto tra le performance di tutte le regioni analizzate - e nei tempi di accesso dei codici gialli al pronto soccorso, con una media di 30 minuti. Buoni risultati arrivano anche dalle cure palliative e domiciliari, dalla gestione delle cronicità e dalla donazione di organi, e si confermano le ottime performance dell'area pediatrica e materno-infantile. Confermata anche l'ottima performance in riferimento alle fratture del collo del femore operate entro due giorni, che colloca la Provincia autonoma di Trento tra le migliori.
Si deve migliorare, invece, per quanto riguarda il livello di copertura vaccinale. Gli indicatori relativi ai costi rimangono tra i più elevati d’Italia assieme a Bolzano. In questo senso va ricordato che il maggior costo della sanità in Trentino è legato alle maggiori prestazioni assicurate dalla Provincia autonoma di Trento ai propri residenti (prestazioni aggiuntive, miglior assistenza nelle Rsa-Residenze sanitarie assistenziali, ampia distribuzione delle strutture di offerta, prestazioni odontoiatriche non coperte dai Lea) e al maggior costo del personale.
Questo il ricordo dell'Anpi di Milano di Aldo Aniasi che nel '78 (40 anni fa) oppresse il sistema mutualistico e istituì il SSN - "Servizio sanitario nazionale"
Cinquanta anni fa, nel 1967, Aldo Aniasi veniva nominato Sindaco di Milano, città che guidò fino al 1976.
Aniasi è per tutti noi una figura prestigiosa e limpida di socialista, un uomo delle istituzioni, un combattente per la libertà e un amministratore capace. A poco più di vent'anni Aniasi comandò una Brigata partigiana che liberò e poi difese con le armi la Repunbblica dell'Ossola strappata all'occupazione tedesca nell'estate del 1944. E' grazie ad uomini come lui che il nostro Paese si è liberato dall'oppressione nazifascista ed è grazie ad uomini come lui che, nella stagione terribile degli anni di piombo, delle stragi fasciste l'Italia ha saputo conservare le sue istituzioni democratiche.
Voglio ricordare Aniasi come sindaco di Milano, in uno dei momenti più terribili della storia della nostra città, nel giorno della strage di Piazza Fontana, il 12 dicembre 1969. “In quel giorno – ricordava Aniasi in occasione del trentesimo anniversario di Piazza Fontana - io ero in Piazza Cavour, in un Convegno internazionale, e fui avvertito che una caldaia era scoppiata in piazza Fontana. Corsi e vidi uno spettacolo – come tutti sanno – orribile, e già le autorità dello Stato erano qui riunite e fui accolto da una dichiarazione che trovava da più parti conferma: 'Ricordate la strage del 1921, la strage del Diana: gli Anarchici'. E fu subito indicato immediatamente che quella non era solo una pista – anzi era una certezza".
“Debbo dire che chiedevo a me stesso – continua Aldo Aniasi – come potevano essere già, con precisione, individuate le responsabilità. Corsi a Palazzo Marino, convocai la Giunta, e nella Giunta si manifestarono i primi dissensi: forti dissensi sulle responsabilità; una parte degli assessori indicavano le responsabilità della sinistra, e sia pure in maniera un po’ velata, mi consideravano fra i responsabili morali per avere tollerato, o per aver favorito, manifestazioni della sinistra. Erano le giornate dell’autunno caldo, le giornate nelle quali i lavoratori scendevano nelle piazze per il rinnovo dei contratti, e particolarmente per quello dei metalmeccanici. Si discuteva in quelle giornate dello Statuto dei Lavoratori, della istituzione delle Regioni; c’erano convinzioni che in Italia si stesse tentando una svolta, o quantomeno un passaggio verso sinistra".
"Ecco - proseguiva l'allora sindaco di Milano - la strage va collocata in quel contesto: noi ricordiamo anche la bomba non scoppiata nella Banca Commerciale, le bombe di Roma all’Altare della Patria. Indubbiamente, però, fu chiaro sin dall’inizio, che si trattava di un tentativo di criminalizzare la sinistra. Milano era al centro dell’offensiva perché città simbolo per il ruolo che esercitava ed esercita nel Paese e nell’economia. Milano e l’Italia corsero allora un grave pericolo. Se Milano avesse ceduto alla paura, il corso degli avvenimenti – forse – avrebbe potuto essere un altro. Milano democratica si mobilitò. La città reagì con compostezza, con fermezza e con senso di responsabilità; i sindacati, gli studenti, le associazioni democratiche, il municipio di Milano e i comuni dell’hinterland. Ai funerali la piazza del Duomo era affollata all’inverosimile: c’era un silenzio impressionante”.
“Un ricordo personale – continua Aniasi - Io attraversavo la piazza accompagnando Pietro Nenni. Egli disse: 'questa gente è garanzia di democrazia'”. Questo era Aniasi che, come primo cittadino, capì subito la matrice fascista di quella
strage e fu punto insostituibile di riferimento per Milano negli anni della strategia della tensione. In uno dei bellissimi quaderni dal titolo “Città di Milano” dedicato alle Giornate della Liberazione, Aldo Aniasi, il partigiano “Iso” scrive: “La lotta contro il fascismo nazionale e internazionale che è ingiustizia, che è oppressione, deve essere lotta senza sosta e senza tentennamenti per la pace e per l'umanità. La Resistenza non è un pezzo da museo, non deve essere mummificata, appartiene alla nostra vita, è continuata in questi anni, deve essere un elemento dell'impegno civile di ogni giorno”.