''Rossi, concedi il patrocinio al Dolomiti Pride'', la lettera di un padre spiega che folclore ed esibizionismo non ci sono: ''C'è gioia e voglia di visibilità''
Mario Caproni è il presidente di Agedo, l'associazione di Genitori di omosessuali: "Sono rammaricato perché così si rischia di perdere una occasione di confronto, di inclusione, di riconoscimento e di accoglienza di una diversità, quindi di arricchimento per tutta la società trentina"

TRENTO. E' un padre che scrive, che chiede a Ugo Rossi di ripensarci, di cambiare posizione, di concederlo il patrocinio al Dolomiti Pride. Lo fa a nome suo e a nome di tutti i genitori di figli e figlie omosessuali e transgender.
Mario Caproni è infatti presidente di Agedo Trentino, l'Associazione Genitori di Omosessuali. E scrive questo:
"Io penso che abbia fatto male il presidente Ugo Rossi a negare il patrocinio della Provincia al Dolomiti Pride del prossimo 9 giugno. Sono rammaricato perché si rischia di perdere una occasione di confronto, di inclusione, di riconoscimento e di accoglienza di una diversità, quindi di arricchimento per tutta la società trentina.
In Italia, questo è un dato ribadito da numerosi studi, il 70% delle persone omosessuali in tutto l’arco della propria esistenza non si svela ai propri genitori, quasi questa condizione fosse una colpa, una vergogna, una ignominia.
L’omosessualità è un modo di essere, è una variante naturale della sessualità umana, eppure il contesto culturale e sociale spesso non aiuta le persone omosessuali a riconoscersi e a presentarsi per come esse sono, in tutti gli aspetti del loro essere. Ci sono quindi ancora tante persone omosessuali invisibili, e penso che ciò avvenga soprattutto per l’ignoranza, l’impreparazione, la poca sensibilità del contesto familiare e sociale.
Il corteo festoso del Pride allora è occasione innanzitutto di incontro e di conoscenza di questa realtà, che si scopre poi non così spaventosa come pensavamo, ma è soprattutto una occasione di visibilità, direi che è la festa della visibilità, da non confondere con il mero folclore, o con l’ostentazione, o con la provocazione o con “l’esibizionismo” termine questo usato improvvidamente dal presidente Rossi.
La festa della visibilità non è un riflesso narcisistico, o una smania ideologica, ma è un dire ‘noi esistiamo, anche noi ci siamo’ è qualcosa che costruisce una comunità, qualche cosa di bello, di cui non dovremmo avere paura.
Nelle tre esperienze di gay-pride a cui ho partecipato ho sempre respirato un clima autentico di festa e di gioia, e ho sempre riscontrato, nelle città di Bologna, di Verona e di Udine, una risposta solidale e accogliente, direi commossa, da parte della popolazione locale che assisteva al corteo.
A nome mio e dell’associazione che ho l’onore di presiedere, auspico vivamente che il presidente Rossi ci ripensi e accordi il suo patrocinio, affinché in Trentino ci sia più capacità di empatia, più capacità di accoglienza e di inclusione di tutte le diversità".