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Boom di bagnine, in Trentino Alto Adige a quota 8,3% del totale
Se si analizzano i dati Istat, il 76% dei bagnini conta meno di quarant'anni. Un’attività che attrae i giovani, ma solo il 14,5% dei bagnini ha meno di 24 anni. Il 2,2% degli occupati (dati Unioncamere) ha un contratto a tempo indeterminato

TRENTO. E' boom di bagnine sulle spiagge italiane, Trentino Alto Adige compreso che si trova al secondo posto per donne occupate professionalmente in questo settore. Al primo posto si trova la Calabria (circa il 21,2%, oltre una su cinque addetti), alle sue spalle la nostra regione a 8,3%, quindi Campania (6,5%), Emilia Romagna (6,1%) e Veneto (5,2%).
Questo dato a fronte dei circa 11 mila bagnini regolarmente assunti in Italia e impegnati sui litorali marittimi come fiumi e laghi, piscina e parchi acquatici. Le donne in generale rappresentano il 14% che si traduce in quasi un'addetta ogni sette colleghi uomini.
Si aggiunge quindi un tocco di femminilità a un'attività altamente professionale e rischiosa, che ben si coniuga nella maggiore capacità delle donne di trattare i bambini una volta sfuggiti ai controlli degli adulti in famiglia.
Un altro dato interessante è quello dei bagnini non nati in Italia, a quota 7%. La diffusione dei bagnini immigrati presenta un andamento molto difforme. In Friuli Venezia Giulia rappresentano il 21,2% del totale e sul podio salgono anche la Liguria (14,37%) e la Sardegna (8,77%), quindi Veneto (7,57%) e Puglia (6,77%).
La maggiore diffusione di bagnini immigrati sul litorale è spiegata prima di tutto dalla loro provenienza: il 49% è nato nei Balcani, il 41% nell’Europa dell’Est, il 10% dal resto del mondo con una spiccata presenza (6%) dei nordafricani.
Se si analizzano inoltre i dati Istat, il 76% dei bagnini conta meno di quarant'anni. Quella del bagnino è un’attività che attrae i giovani, ma solo il 14,5% dei bagnini ha meno di 24 anni.
Il 2,2% degli occupati (dati Unioncamere) ha un contratto a tempo indeterminato, mentre il restate 97,8% è composto da lavoratori stagionali. Il bagnino deve aver completato la scuola dell’obbligo e frequentato un corso specializzato di alcuni mesi alla Federazione italiana nuoto o alla Società nazionale di salvamento.
Al termine del corso di formazione si affronta un esame e, se lo si supera, si ottiene il brevetto. Il livello d’istruzione della categoria è mediamente elevato: solo il 22,6% si è fermato alla scuola dell’obbligo, il 51,4% possiede un titolo professionale e il 26% ha conseguito un diploma secondario. Non mancano universitari e laureati.
Che cosa li attira nell’attività di bagnino? Oltre, ovviamente, alla passione per l’acqua, il nuoto e l’aria aperta, uno stipendio medio base di 1.200 euro per almeno quattro mesi all’anno cui si aggiunge l’indennità di disoccupazione per un altro trimestre.