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Si erano iscritti i migliori psichiatri d'Italia ma il concorso è stato annullato d'imperio. L'ex primario scrive a Rossi e Zeni: ''Si è agito ad personam?''

Il concorso sarebbe servito a trovare un sostituto di Renzo De Stefani ed è proprio lui a scrivere alla politica e ai vertici dell'azienda sanitaria: "Perché è stato bypassato un concorso praticamente fatto? Cosa grave sarebbe stato rimettere ad una decisione tutta politica una nomina che politica non può in alcun modo essere"

Di Luca Pianesi e Donatello Baldo - 05 maggio 2018 - 06:01

TRENTO. La politica è giusto che finisca per scegliere anche i primari? L'azienda sanitaria che tipo di autonomia ha rispetto alla Giunta? Si è preferito rinunciare a un concorso che aveva attirato alcuni dei migliori psichiatri d'Italia per favorire qualcuno in casa nostra? Sono queste le domande che pone Renzo De Stefani con una lettera inviata a Luca Zeni, Ugo Rossi, Paolo Bordon e Silvio Fedrigotti. E Renzo De Stefani, non è un tipo qualunque: è il notissimo primario di psichiatria di Trento, andato in pensione pochi mesi fa, dopo 40 anni alla guida dell'Unità Operativa, dopo aver forgiato un 'modello' di intervento che ha fatto scuola nel mondo (quello degli Ufe, utenti e familiari esperti), ed è proprio il suo il posto che sarebbe dovuto andare al vincitore di un concorso. 

 

Un concorso bandito regolarmente dalla Provincia per cercare il suo sostituto che aveva visto iscriversi 11 tra i migliori psichiatri d'Italia, nomi di eccellenza della storia della psichiatria, perché ricoprire il posto lasciato da De Stefani era un vanto di cui molti avrebbero voluto fregiarsi. Ed era già stata sorteggiata anche la commissione che comprendeva anche il primario di psichiatria di Cles, Claudio Agostini.

 

Tutto bene, quindi. La Provincia aveva fatto il bando e avrebbe vinto il migliore dei migliori. Ma, all'improvviso, è accaduto qualcosa di inaspettato: il concorso è stato congelato. Non si farà, non serve più. La Provincia ha deciso di accorpare le Unità operative così da assicurare il primariato di Trento a uno dei dirigenti già a capo di una delle Unità Operative di psichiatria presenti in Trentino. All'improvviso, in nome di un fantomatico risparmio, la Giunta ha deciso che il concorso non serviva più perché accorpando le aree di Trento e Cles ecco che un primario che potesse fare il capoarea già c'era: quel Claudio Agostini di Cles che sarebbe dovuto essere nella commissione. 

 

Tra i concorrenti iscritti c'era gente del calibro di Fabrizio Starace, Marco Maria Goglio, Stefano Egidi, Ermanno Arrighini (a questo punto i nomi facciamoli tutti), Vittorio Di Michele, Giancarlo Giupponi, Antonio La Torre, Roberto Pergher, Massimo Semenzin, Luca Terangola. E pensare che qualche giorno fa il direttore dell'Azienda per i Servizi Sanitari Paolo Bordon proprio a il Dolomiti diceva: "Che fatica portare in Trentino i migliori professionisti della sanità", lamentandosi per l'ennesima pioggia di accuse al sistema sanitario trentino giunte tramite il Fatto Quotidiano dal consigliere Degasperi. Eppure questa volta che i big erano pronti a venire si è preferito chiudersi con quella che De Stefani stesso definisce ''legge ad personam''. 

 

"Il posto di primario di Trento verrebbe assegnato con logica ad personam". Così scrive De Stefani, in una lettera inviata qualche giorno fa all'assessore Luca Zeni e per conoscenza al governatore Ugo Rossi, al direttore dell'Apss Paolo Bordon e al dirigente generale del Dipartimento salute e solidarietà sociale Silvio Fedrigotti.

 

"Io mi limito in questa lettera a interrogarmi, da cittadino ancor prima che da persona che ha per qualche decennio orientato la psichiatria trentina, per quale oscuro e apparentemente incomprensibile motivo questo concorso sia stato cassato  - scrive lo psichiatra - quando era praticamente a pochi metri dall'arrivo".

 

Diciamo che a De Stefani i conti non tornano, che la spiegazione ufficiale che vorrebbe far derivare la decisione da un risparmio in termini economici, non regge e lascia pensare che la politica si sia messa in mezzo per evitare un concorso e nominare direttamente un professionista "bypassando - come scrive lo psichiatra - un concorso praticamente fatto".

 

Renzo De Stefani si rivolge direttamente a Rossi. Dopo una lunga lettera in cui descrive i fatti e pone numerosi interrogativi sull'operato dell'Amministrazione provinciale, suggerisce al governatore "una pausa di riflessione e un ritorno al legittimo concorso".

 

Questa vicenda, "ove risultasse come fin qui adombrato, se pur in via accademicamente ipotetica", scrive lo psichiatra, "una volta resa pubblica non porterebbe certo lustro alla sua persona e al suo ruolo politico così come a quello del suo assessore". 

 

Parole forti che forse sottendono a questioni che nella lettera sono riportate soltanto con accenni, forse intellegibili solo dai destinatari della lettera. "Consapevole che sono in gioco principi con cui è facile giocare senza alla fine scottarsi - continua lo psichiatra - ricordando che le cosiddette leggi ad personam non devono mai avere diritto di cittadinanza". "La cosa di gran lunga più grave - aggiunge De Stefani - sarebbe l'aver rimesso ad una decisione tutta politica una nomina che politica non può in alcun modo essere".

 

 

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