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Coronavirus, zona gialla per il Trentino. Alto Adige ancora "rosso"

Dopo ore di attesa, con trattative serrate tra le autorità sanitarie di Roma e di Milano sulla colorazione della Lombardia, sono state grosso modo confermate le classificazioni della scorsa settimana. Trentino ancora giallo, Alto Adige rosso. A cambiare sono solo 2 regioni

Di Davide Leveghi - 23 gennaio 2021 - 10:39

TRENTO. Il Trentino continua a essere in “zona gialla”. Nonostante le indiscrezioni, che davano il territorio provinciale come il primo della penisola a entrare in “zona bianca”, in base alla situazione epidemiologica il Comitato tecnico-scientifico ha deciso di confermarlo nella “zona” con le minori restrizioni.

 

Come noto, con la colorazione gialla continuano a vigere il coprifuoco dalle 22 alle 5, l'obbligo per i bar e i ristoranti di chiudere alle 18 (asporto e domicilio rimangono comunque servizi praticabili, solo per i ristoranti, fino alle 22) e la chiusura di teatri, cinema, palestre e piscine (QUI le misure in vigore rispetto alla colorazione). Diversa invece la questione della “zona bianca”, novità dell'ultimo Dpcm, e consistente nell'area a minor rischio di contagio, dove gli unici vincoli in vigore riguardano l'uso della mascherina e il divieto di assembramento. Per entrarvi, è nondimeno necessario avere un'incidenza di contagi a 50 casi ogni 100mila abitanti per ben tre settimane di seguito - ancora lontana da quella registrata in Trentino.

 

Bar e ristoranti, in questo caso, potrebbero tenere aperto anche a cena, mentre una serie di servizi, compresi palestre, piscine e teatri, potrebbero riaprire. Il coprifuoco, vigente a livello nazionale, verrebbe meno.

 

Con le nuove regole introdotte dall'ultimo Dpcm, le istituzioni museali hanno comunque potuto riaprire nei territori “gialli”. Così è avvenuto in Trentino, dove hanno ripreso le attività Mart, Muse e Castel del Buonconsiglio, mentre altri musei, come il Diocesano di Trento, hanno preferito ritardare la riapertura.

 

Rispetto al resto del Paese, la situazione non vede grandi mutazioni del quadro normativo, se non con qualche significativa eccezione. In zona rossa rimangono infatti Alto Adige e Sicilia. Il primo, dopo la scorsa classificazione in "zona rossa", non aveva accettato la decisione del Cts, decidendo da una parte di intavolare un confronto fra le autorità sanitarie di Bolzano e Roma, e dall'altra di confermare le misure da "zona gialla". La riconferma della zona rossa lascia quindi aperto un punto di domanda non indifferente sull'atteggiamento della giunta. Ragione del contendere è stata invece la colorazione della regione Lombardia, con il presidente Attilio Fontana polemico nei confronti del governo. Per un calcolo sbagliato dei dati, Roma ne avrebbe deciso la collocazione nella fascia con le maggiori limitazioni, mentre in questo caso si è scelta, dopo estenuanti trattative, di farla "retrocedere" in arancione. 

 

In zona arancione vengono confermate Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle d'Aosta, nonostante le richieste del presidente ligure Giovanni Toti di essere collocati in zona gialla. Anche Calabria, Emilia-Romagna e Veneto, nonostante (per quest'ultima) i dati in netto calo, rimangono anch'esse arancioni. I dati in peggioramento hanno portato alla classificazione in questa fascia anche della Sardegna. 

 

A rimanere gialli, oltre al Trentino, sono Basilicata, Campania, Toscana e Molise. Nella conferenza stampa di venerdì, lo scenario poi avveratosi aveva spinto il presidente Maurizio Fugatti a evidenziare non senza toni polemici la conferma di una posizione sempre mantenuta da Trento. Nella mattinata di sabato, invece, è arrivata la conferma. A dare l'annuncio è stato lo stesso governatore. 

 


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