
Temperature sotto lo zero e scattano gli impianti [...]

Alaska è scomparsa nei boschi di Pergine. L'appello: "Ha [...]

Evasione fiscale, l'imprenditore trentino Renzo Rangoni [...]

Spaccio di eroina, trovati in possesso di 29 ovuli: in [...]

In Trentino cresce la 'povertà sanitaria': ''Sempre più [...]

Investita da un’auto mentre attraversa la strada: [...]

Imbrattamenti nel centro storico, il Comune può agire [...]

Multa perché il camion sarebbe parcheggiato male ma la [...]

Sul Corriere i 'privilegi' del Trentino Alto Adige, [...]

Hashish, Mdma, Lsd e 8.200 euro in contanti: arrestato un [...]
Processo femminicidio Perraro, oggi i testimoni dell'accusa. L'appello della sorella Erika: ''Le leggi ci sono, manca la comunicazione e le vittime non sanno che lo Stato c'è''
Oggi la seconda udienza del processo per il terribile femminicidio di Eleonora Perraro avvenuto i primi di settembre 2019. La sorella della vittima parlerà il 30 e scrive a il Dolomiti: ''Le cose cambieranno quando la forma mentis di questa società individualista e menefreghista cambierà. Ripartiamo dalle scuole e dalla comunicazione che deve essere più precisa e puntale per le vittime e i loro familiari''

TRENTO. Seconda udienza oggi del processo per il terribile femminicidio di Eleonora Perraro, avvenuto i primi di settembre del 2019 nel giardino del locale Sesto Grado, di Nago. Un unico imputato, il marito di Eleonora, Marco Manfrini, accusato di un omicidio efferato, terribile, tra percosse, strangolamento e morsi. L'ennesimo dramma che ha visto una donna perdere la vita e un uomo finire alla sbarra per un copione che, purtroppo, pare destinato a ripetersi ciclicamente, ancora e ancora (l'ultimo caso di femminicidio avvenuto in Trentino è stato quello di Deborah Saltori avvenuto il 23 febbraio).
Quest'oggi, in Corte d'Assise a Trento, era il turno dei testimoni dell'accusa rispondere al pubblico ministero e agli avvocati della difesa. Tra questi anche la sorella di Eleonora, Erika Perrero che a il Dolomiti vuole ricordare quanto ci sia bisogno di un cambio di passo prima di tutto culturale nella società. Bene le fiaccolate, bene le manifestazioni di solidarietà e le raccolte fondi per sostenere le famiglie delle vittime ma bisogna riuscire ad andare oltre e in questo senso solo partendo dalle scuole e dalle nuove generazioni si può sperare di ottenere un cambiamento.
Purtroppo è molto difficile sperare che siano quegli stessi genitori, intrisi di una subcultura patriarcale e maschilista, a spiegare ai loro figli come crescere in maniera diversa, migliore di loro mentre è più probabile il contrario. Serve, poi, un cambio di passo del mondo dell'informazione, spiega Erika (''Il livello delle nostre fonti di notizia - scrive - è a dir poco penoso''), anche rispetto alla quanto viene fatto in termini di prevenzione e di aiuto per le donne in difficoltà e vessate sia dal punto di vista fisico che psicologico il più delle volte dal loro partner o dall'ex (''Ci sono operatori specializzati, psicologi e avvocati che aiutano - racconta Erika - che portano a conoscenza delle nuove tutele. Il sistema sta cambiando''). Ci vuole, indiscutibilmente, un cambio di passo ma ''sono stati introdotti ben quattro nuovi reati - dice Perraro -. Sono state accresciute le sanzioni già previste dal codice penale. Inasprite anche le aggravanti riguardo le violenze su minori. Tutto questo è reale. Esiste. Ma finché le persone non lo sanno non troveranno mai quel coraggio che serve per aiutarsi a vivere''.
Il processo, dopo l'esame dei testimoni odierno, riprenderà il 30 marzo (quando sarà il turno anche di Erika) con i testimoni della difesa e poi si procederà il 27 aprile. Intanto Erika, assieme alla mamma, a tutta la famiglia e gli amici di Eleonora chiedono giustizia e non mollano. Proseguono la loro battaglia legale perché emerga la verità. ''Non bisogna mollare - conclude Erika il suo intervento per il nostro giornale -. Per coloro che non ci sono più e per coloro che ancora ci sono. Tentando di risparmiare ad altre famiglie le afflizioni che tanti come noi che amavamo Eleonora stanno subendo''.
La violenza domestica in Italia rappresenta la forma di violenza più pervasiva che colpisce le donne in tutto il Paese. La maggior parte delle violenze domestiche sono sottodenunciate, ci troviamo ancora in una società radicalmente patriarcale ove certi atti e comportamenti non sono addirittura visti come un crimine. In molti casi le vittime dipendono anche economicamente dai loro aguzzini, dai loro “cari mariti” e c’è una percezione che le risposte da parte delle istituzioni e della legge in particolare non saranno appropriate o utili.
È necessario dare inizio a campagne di sensibilizzazione in maniera più costante e precisa. Bisogna tornare nelle scuole, fare educazione civica, crescere i nostri figli e le nuove generazioni in maniera diversa e migliore da come si è fatto fino ad oggi. Non bastano annunci e programmi una tantum in occasione di fiaccolate o marce in memoria di tutte quelle povere donne che ormai non possono più aprire gli occhi. Coloro che ancora sono qui, che ancora hanno la possibilità di vivere una vita che meriti di essere chiamata tale devono avere modo di essere informate. Ma come? La legge è cambiata. Quando? Poco più di un anno fa. Ma ditemi: in quante sanno che è entrata in vigore l’8 agosto 2019 la legge “codice rosso? Quante hanno la possibilità di attingere a certe conoscenze? Pochissime. Ricordiamoci che le persone in questione sono per la maggior parte donne estraniate dal mondo, controllate, spesso chiuse in casa.
I mezzi che hanno per conoscere ciò che accade fuori sono fondamentalmente i media e, se possono leggerli, i giornali. Ma parliamoci chiaro, il livello delle nostre fonti di notizia è a dir poco penoso. I media sono concentrati su questioni frivole e superficiali come ad esempio la sconvolgente vincita del Grande Fratello Vip che da ieri impazza in internet e da oggi sui giornali (assurdo!). Vengono riportate anche notizie importanti riguardanti Covid, economia. Covid, economia. Covid, economia. e poi calcio, calcio, calcio, da qualche giorno Sanremo e via dicendo. E intanto la gente muore. Ricordo che quando ero piccola durante in telegiornali passava in sovraimpressione costantemente il numero di telefono per aiutare i bambini.
Il famoso telefono azzurro. Dico famoso perché tutti lo conoscevano. Tutti sapevano che esisteva. Perché ogni tot su ogni canale anche durante programmi estranei a telegiornali e notiziari quella scritta in azzurro appariva ed era impossibile ignorarla. Ancora lo ricordo: 1.96.96. Avete mai visto il 1522 da qualche parte? Io no. Adesso lo si può intravedere sulle buste delle farmacie, all’interno degli ospedali. Il fatto è che una volta arrivati in ospedale è già spesso troppo tardi. Eppure questo numero può salvare la vita. Ci sono operatori specializzati, psicologi e avvocati che aiutano, che portano a conoscenza delle nuove tutele. Il sistema sta cambiando. La legge Codice Rosso introduce innovative e incisive disposizioni di diritto penale processuale e sostanziale.
In ambito procedurale è prevista una velocizzazione per alcuni reati: violenza, stalking... Le misure cautelari e di prevenzione sono state modificate e inasprite notevolmente. Sono stati introdotti ben quattro nuovi reati. Sono state accresciute le sanzioni già previste dal codice penale. Inasprite anche le aggravanti riguardo le violenze su minori. Tutto questo è reale. Esiste. Ma finché le persone non lo sanno non troveranno mai quel coraggio che serve per aiutarsi a vivere. E per saperlo devono avere conoscenza della presenza sul territorio di aiuti concreti. Vedo costantemente cartelloni di pubblicità di prodotti o negozi. Mai uno di pubblicità progresso con numero e accenno alle nuove tutele.
Lo Stato non ci ha abbandonato ha decisamente innovato il sistema legislativo ma manca totalmente la conoscenza di questo. È il sistema sociale ad essere vergognoso. Sono i media, la televisione e il disinteresse della gente ad aiutare il costante incremento di certe tragedie. La legge c’è, tutti gli operatori nei vari ambiti di competenza sono preparatissimi. Il messaggio deve trovare il modo di arrivare alle vittime. E su questo purtroppo non ci siamo. Le cose cambieranno quando la forma mentis di questa società individualista e menefreghista cambierà. La speranza non è certo molta a riguardo ma sono convinta che le stesse vittime indirette (familiari amici) di queste atrocità conoscendole in prima persona possono fare qlcs. Non bisogna mollare. Per coloro che non ci sono più e per coloro che ancora ci sono. Tentando di risparmiare ad altre famiglie le afflizioni che tanti come noi che amavamo Eleonora stanno subendo.