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Rifiuti del Brennero nei terreni della Val di Non, interviene la società Bbt: ''I conferimenti sono conformi alla normativa''
L'intervento è arrivato dopo i sequestri delle aree avvenuti nei giorni scorsi da parte Nucleo Operativo Ecologico di Trento

TRENTO. “Il conferimento da parte dell’appaltatore è avvenuto in maniera conforme alla normativa vigente e alle autorizzazioni al tempo in essere”. Sono queste alcune delle parole contenute nella nota inviata dalla BBT, la società della Galleria di Base del Brennero e riferita all'indagine portata avanti dal Noe sui rifiuti smaltiti in Val di Non.
Una nota che è arrivata dopo che nei giorni scorsi i carabinieri hanno fatto sapere di aver individuato le aree dove veniva smaltito il materiale spiegando che gran parte arrivava dal Tunnel del Brennero. (QUI L'ARTICOLO)
LA NOTA DI BBT
La società spiega che un appaltatore ha utilizzato l’impianto di recupero oggetto di sequestro nel periodo 24.02.2021 – 06.07.2021 conferendo circa 6.200 tonnellate di rifiuti non pericolosi provenienti dagli scavi di tratti di gallerie consolidate mediante la tecnologia del Jet-Grouting.
“Questa tipologia di materiale, secondo la normativa sulla gestione dei rifiuti – viene spiegato - è classificata con codice Cer 170101 ed è costituita da terra e cemento essendo priva di caratteristiche di pericolosità”.
L’impianto era autorizzato a ricevere questa tipologia di rifiuti e pertanto “il conferimento da parte dell’appaltatore di Bbt è avvenuto in maniera conforme alla normativa vigente e alle autorizzazioni al tempo in essere”.
L'INCHIESTA
In questa seconda parte dell'inchiesta portata avanti dal Noe, i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Trento, in collaborazione con il Nucleo Ispettivo dell’Agenzia Provinciale per la protezione dell’ambiente della Provincia Autonoma di Trento, hanno individuato oltre 100 mila metri quadrati di aree verdi presenti in Val di Non, nelle quali venivano versati i rifiuti. Ma non solo. Un'altra area, di proprietà demaniale,di circa 7 mila metri quadri, dove si trovava un biotopo, è stata completamente distrutta.
Ad inizio anno, invece, i carabinieri avevano sequestrato un impianto di recupero e denunciati i titolari, ritenuti responsabili di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.
Secondo quanto ricostruito dai militari e dagli ispettori di Appa, i responsabili delle società, che erano stati coinvolti, avrebbero smaltito illecitamente ingenti quantitativi di rifiuti stimati in circa 400mila tonnellate negli ultimi tre anni.