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Truffa dei tamponi in Trentino, 92 persone finiscono a processo
Coinvolti l'infermiere di Civezzano Gabriele Macinati, la moglie, tre suoi collaboratori e altri 87 clienti finiti al centro dell'inchiesta. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio e la prossima udienza è fissata per maggio

TRENTO. La Procura di Trento ha disposto il rinvio a giudizio per l'infermiere di Civezzano Gabriele Macinati, la moglie, tre suoi collaboratori e altri 87 clienti finiti al centro dell'inchiesta che ha portato a galla ad inizio gennaio di quest'anno un sistema di tamponi falsi: basta pagare una certa somma di denaro per riuscire a modificare poi l'esito del test nasale. (Qui l'articolo)
Le argomentazioni che sono stato fornire dalla difesa non hanno convinto la Procura ed ora la prossima udienza è fissata per il maggio del prossimo anno.
L'INDAGINE
L'infermiere, la moglie i collaboratori sono accusati di associazione a delinquere. Si prestavano, secondo gli inquirenti, a falsificare gli esiti dei test per la diagnosi del Covid, eseguiti da loro nei centri di Pergine e di Trento.
Le indagini sono state particolarmente articolate con intercettazioni telefoniche e ambientali e avrebbero portato alla luce un sistema ben strutturato nato dall'intuizione dell'infermiere che secondo gli inquirenti avrebbe ''sfruttato al massimo la situazione emergenziale, approntando una fiorente attività nel campo dello screenig diagnostico per il Covid cogliendo il potenziale economico che si celava dietro alla necessità per gli utenti, principalmente quelli non vaccinati, di munirsi di Green pass''.
Si era quindi creata una clientela fidelizzata a favore dei quali venivano riportati gli esiti negativi, secondo le regolari cadenze temporali predeterminare con gli stessi al fine di generare certificati verdi. Soggetti che in questo modo ''truffavano'' l'intera società sfoggiando i loro green pass falsi tra lavoro, locali e altri contesti dove erano necessari. Poi, approfittando della sempre più stringente evoluzione delle disposizioni normative volte al contenimento della pandemia, i sodali sarebbero passati alla vendita di ''positività, refertando ''falsi postivi'' per far ottenere il green pass rafforzato ai cittadini truffatori. Il tutto sempre dietro compenso, a seconda, di qualche centinaio di euro.