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I parlamentari trentini leghisti in sostegno dei cacciatori senza porto d'armi perché hanno avuto condanne penali
Deputati e senatori leghisti spiegano che ci sono "centinaia di persone intrappolate in questo percorso che pare senza uscita" ma che va consentito loro "di riprendere in serenità la caccia passione di una vita"

TRENTO. I parlamentari trentini della Lega pronti a chiedere al ministro competente di risolvere la situazione per quelle "centinaia di persone intrappolate in questo percorso che pare senza uscita". Di quale angoscioso e terribile percorso stiamo parlando? Detenuti in attesa di giudizio? Commercianti schiacciati dalla burocrazia? Non abbienti parcheggiati da anni nella speranza di ottenere una casa popolare? No persone che in passato hanno subito condanne penali, e che per questo non possono più imbracciare un fucile da caccia "per consentire loro di riprendere in serenità la caccia - scrivono - passione di una vita".
La legge, infatti, parla chiaro e sono gli stessi Fugatti, Binelli, Cattoi, Segnana e Zanotelli (firmatari del documento) a ricordarlo: "Il rilascio (ed il rinnovo) del permesso di porto d’armi è regolato dal Tulps - Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, testo normativo del 1931, il quale all’articolo 43, comma 2 spiega che non può essere data la licenza di portare armi: a chi ha riportato condanna alla reclusione per delitti non colposi contro le persone commessi con violenza, ovvero per furto, rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione; a chi ha riportato condanna a pena restrittiva della libertà personale per violenza o resistenza all'autorità o per delitti contro la personalità dello Stato o contro l'ordine pubblico; a chi ha riportato condanna per diserzione in tempo di guerra, anche se amnistiato, o per porto abusivo di armi. La licenza può essere ricusata ai condannati per delitto diverso da quelli sopra menzionati e a chi non può provare la sua buona condotta o non dà affidamento di non abusare delle armi".
"Dopo decenni di applicazione tranquilla del testo - spiegano i parlamentari leghisti - una prassi di applicazione rigorosa è oggi in atto in Trentino (e non solo), in seguito ad un parere del Consiglio di Stato e ad una circolare del Dipartimento della pubblica sicurezza del 28 novembre 2014, seguendo la quale la Questura di Trento ha impedito il rinnovo del porto d’armi a molti cacciatori, che magari avevano già rinnovato la licenza di caccia, per qualche fatto risalente anche a 30-40 anni prima. Nonostante una nuova sentenza del Consiglio di Stato del 29 gennaio 2015, che riammette all’uso delle armi chi si fosse riabilitato, non si è contestualmente riattivata l’assegnazione della licenza di porto d’armi per tutti coloro avessero avuto condanne penali, per quanto remote e superate per gli effetti della stessa riabilitazione, lasciando spazio a valutazioni discrezionali, andando direttamente al diniego".
"I parlamentari della Lega - concludono - interesseranno il ministro in merito alla situazione creatasi, cercando di trovare una soluzione definitiva per tutte le centinaia di persone intrappolate in questo percorso che pare senza uscita, per consentire loro di riprendere in serenità la caccia, passione di una vita. Qualora non fosse possibile trovare soluzioni definitive ed interpretazione certa della norma in senso utile alla società di oggi (cosa già sottoposta all’attenzione di diversi tribunali locali) si dovrà valutare come procedere ad una riforma della norma, in chiave decisamente più attuale".