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Tante barchette di carta in piazza Dante per far cambiare idea alla Lega

Il 27 giugno, alla vigilia del Consiglio europeo in cui si discute di immigrazione, la prima mobilitazione europea per la solidarietà a Trento come in tante altre città. Al centro del dialogo il Regolamento di Dublino con i suoi limiti e la necessità di garantire la libertà di muoversi a tutti gli uomini

Di Cinzia Patruno - 27 giugno 2018 - 19:48

TRENTO. Tante barchette di carta in piazza Dante per celebrare la prima mobilitazione europea per la solidarietà. Anche Trento ha detto sì al flash mob che ha riempito le piazze di tutta Europa. E alla fine le barchette, simbolo di un continente inclusivo e accogliente, sono state portate a casa e magari donate a qualcuno che non condivide questa visione.

 

Circa duecento le persone che hanno preso parte alla manifestazione del 27 giugno, alla vigilia del Consiglio europeo nel quale si discuterà di immigrazione. Tanti giovani ma anche tanti bambini, per chiedere a gran voce ai governi di dare sostanza al principio di solidarietà su cui è fondata l'Unione Europea.

 


 

"Chiedere asilo in Europa è un diritto, ma regole e politiche ingiuste continuano a far pagare chi cerca rifugio", hanno dichiarato gli enti che hanno organizzato il flash mob. "L’incapacità dei governi di affrontare sfide comuni con risposte condivise - spiegano gli organizzatori - si riflette sui singoli come successo alle 629 persone bloccate in mare sull’Aquarius". Richiesta maggiore coesione da parte dell'Ue, dunque, volta maggiormente alla tutela della libertà degli individui di spostarsi che alla necessità di ridistribuire i migranti.

 

"La battaglia per la solidarietà europea non si fa sulla pelle delle persone in mare ma cambiando le regole sbagliate come il Regolamento di Dublino, che lasciano le maggiori responsabilità sui Paesi di Confine". Un sistema, quello del Regolamento di Dublino in vigore dal 2014, che ha mostrato dei limiti in qualità di legge europea che impone l'esame delle richieste d'asilo dei migranti al primo paese di sbarco.

 

Nei numerosi interventi, si è parlato del diritto di muoversi liberamente, ricordando anche i tempi non lontani in cui erano i trentini a migrare. "Proviamo a chiedere all'associazione Trentini nel Mondo", ha detto Raffaele Crocco dell'Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo. Restituire il "diritto di sognare", sognare un futuro migliore come quello che i trentini emigrati sono riusciti a costruirsi in passato.

 

"Bisogna chiedere di essere banalmente realisti, di raccontare le cose così come stanno", continua Crocco, riferendosi al fatto che i richiedenti asilo in Italia sono pari allo 0,02 per cento della popolazione, un numero inferiore ai cittadini di Rovereto. Un invito ad un'informazione più puntuale e fedele alla realtà, perché parlare di "invasione" fa parte certamente una retorica sbagliata.

 

Di esempi virtuosi che riguardano l'accoglienza ce ne sono, e anche qui vicino a noi. E vanno tirati fuori. "Bisogna trovare la forza – è intervenuto Silvano Bert – di parlare alle persone dei nostri comuni trentini che hanno già accolto delle persone e che possono portare esperienze positive". Per convincere anche chi, per varie ragioni, taglia corto con un "No, da noi non c'è posto!".

 

Un invito, infine, da parte dell'organizzazione di adottare un approccio 'social' per combattere la retorica razzista che ultimamente sta agendo pericolosamente su Facebook (come vi abbiamo raccontato qui). E' anche con qualche buona parola contro gli ormai quotidiani commenti disumani che si può contrastare l'egoistica visione della non accoglienza.

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