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Coronavirus, Fugatti: “Sì alla scuola in presenza, anche correndo qualche rischio”. La Pat pensa all’apertura dopo il 3 dicembre: “Valuteremo con il Governo”
Fugatti valuta se riaprire le scuole dopo il 3 dicembre, ma avverte: “Se il Governo nel suo Dpcm prevede che non si possano aprire noi dobbiamo adeguarci anche se siamo una Provincia autonoma”. Ruscitti assicura che anche i test antigenici vengono tenuti in considerazione per mettere le classi in quarantena e che le scuole sono tenute informate delle positività

TRENTO. In questi giorni tiene banco la polemica sull’opportunità di riaprire le piste da sci anche se in molti attendono di sapere quale sarà il destino delle scuole (in Trentino la didattica a distanza è prevista solo per le superiori). Una domanda che è arrivata anche alle orecchie del presidente della Pat Maurizio Fugatti che, dopo aver specificato che qualora le condizioni sanitarie lo consentissero l’intenzione è quella di dare il via libera allo sci, ha comunque sottolineato l’importanza del tema della scuola.
“È chiaro – ha affermato Fugatti – che se la situazione dei contagi si stabilizzasse, permettendo la riapertura delle attività economiche, dopo il 3 dicembre saremmo disponibili a chiedere al Governo di valutare l’apertura delle scuole. D’altronde noi siamo stati l’unica Regione a non chiedere la Dad per le scuole superiori, poi il Dpcm lo ha imposto e noi ci siamo adeguati”.
Il presidente della Pat ha fatto capire di credere molto nella scuola in presenza “crediamo anche che possa essere fatta correndo qualche rischio perché è importante per gli alunni e pure per le famiglie”, ha aggiunto, fermo restando che l’ultima parola spetta a Roma. “Se il Governo nel suo Dpcm prevede che le scuole non si possano aprire – e qui è sicuramente l’esperienza a parlare per Fugatti – noi dobbiamo adeguarci anche se siamo una Provincia autonoma perché altrimenti ci impugnano il provvedimento di apertura e il Tar tre giorni dopo lo boccia”.
Sempre per quanto riguarda il tema della sicurezza nelle scuole il dirigente generale del Dipartimento salute e politiche sociali della Pat, Giancarlo Ruscitti, ha ribadito che anche i test antigenici vengono tenuti in considerazione per mettere in isolamento cautelativo le classi con almeno due positivi. Inoltre, lo stesso dirigente, ha assicurato che alle scuole vengono comunicati anche i casi di alunni positivi al test rapido. A quanto pare la vicenda denunciata da una madre di Trento rientra (come tante altre segnalazioni) in quel famoso 1% di casi che non vengono seguiti in maniera accurata e puntuale. Insomma, pare che qualunque criticità si ponga di fronte alle autorità possa essere ricondotta entro quel margine di rischio che la Provincia è disposta ad assumersi aprendo piste e scuole.