Non si sblocca la gara per affidare gli impianti del Nevegàl. Si discute anche della carne in laboratorio: "Noi chiudiamo la porta mentre resta aperta la finestra"
Non c'è ancora il verbale di aggiudicazione per gestire gli impianti del Nevegàl mentre la maggioranza comunale è favorevole a vietare la carne prodotta in laboratorio ma esprime perplessità sull'efficacia delle norme nazionali: "Si deve cambiare il rapporto fra le fonti interne e quelle dell'Unione europea o la partita è persa in partenza"

BELLUNO. La situazione del Nevegàl con il bando di gara per la gestione degli impianti che fatica a sbloccarsi ma che non viene affrontata in Consiglio comunale per un vizio di forma della documentazione presentata dalle minoranze. E la carne prodotta in laboratorio. Questi i temi principali discussi nell'ultima seduta a palazzo Rosso.
Restano inevase le domande di attualità presentate dai consiglieri Rasera Berna con Olivotto e Nicolini con Candeago relative all’ affidamento in concessione degli impianti di risalita del Nevegàl. Un vizio di forma in quanto domande relative a temi antecedenti la convocazione del Consiglio comunale che lascia quindi senza risposta consiglieri e cittadinanza in merito all’esito del bando.
Esprime il suo disappunto il consigliere Rasera Berna: “E’ vero che degli impianti del Nevegàl si parla da anni, ma oggi scade il termine dell’offerta di vendita di Nevegàl 2021 e non c’è ancora il verbale di aggiudicazione della stazione unica appaltante di Vicenza”.
Sugli impianti di risalita della località grava attualmente un accordo di vendita fra la società Nevegàl 2021 e il Comune di Belluno. Il passaggio di proprietà resta subordinato all’individuazione di un soggetto che prenda in concessione gli impianti. Questa è la soluzione che è stata trovata dal Comune fra il 2020 e il 2021 per scongiurare la chiusura del comprensorio, dotato di impianti ormai vetusti e con un’attività che è sempre meno redditizia a causa anche della diminuzione delle precipitazioni nevose sul Colle.
Dopo un primo bando andato a vuoto a marzo 2023, per requisiti giudicati insostenibili dall’unico ente candidato alla concessione, la stessa Nevegàl 2021, il 12 maggio si era giunti all’ammissione al secondo bando di gara di un consorzio formato da Nevegàl 2021 e Dolomiti Strade. A quel punto sembrava che l’aggiudicazione dovesse essere questione di pochi giorni, ma alla data del 31 maggio tutto tace dalla stazione di Vicenza. Sembra a questo punto profilarsi una necessaria richiesta di proroga dei termini e si fa sempre più concreto il rischio di una chiusura degli impianti se la vendita non dovesse formalizzarsi e l’aggiudicazione non andare in porto. “E’ evidente l’urgenza di risposta” conclude sul tema il consigliere Rasera Berna.
Se non sotterrate si sono invece quanto meno posate le asce da guerra sul tema della sanità. Nei giorni scorsi era scoppiato il caso politico per la scelta della maggioranza in consiglio di non sostenere la mozione prodotta dai consiglieri di minoranza per la tutela della sanità bellunese, preferendo invece procedere in autonomia con un proprio ordine del giorno. Si è deciso per il ritiro di mozione e ordine del giorno scegliendo di istituire un tavolo tecnico per la produzione di un atto bipartisan. Una soluzione che mira a permettere alla maggioranza di votare un documento che rappresenti il consiglio comunale unito senza dover sostenere mozioni firmate da soggetti politici non graditi.
Uscendo dai temi strettamente territoriali, il consigliere Farina insieme a tutti i colleghi del gruppo Fratelli d’Italia, ha portato all’attenzione del consiglio comunale un ordine del giorno a sostegno del disegno di legge del governo volto al divieto di produzione e commercializzazione della carne coltivata, definita erroneamente in consiglio cibo sintetico o artificiale. Il consigliere ha esposto le ragioni a favore del sostegno del divieto, ritenendo che la carne coltivata possa costituire una minaccia alle filiere produttive, fonte unica di cibo sano e naturale. “Parte anche da quest’aula il nostro appello a fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale. C’è una precisa strategia di marketing delle multinazionali che puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e tradizione”. L’occasione è stata anche quella di criticare il progetto nutriscore, il modello a semaforo che è oggetto di discussione negli organi dell’Unione europea. “Le eccellenze devono essere protette da aggressioni come quella del nutriscore” e continua “Pensare di sostituire con un procedimento di laboratorio il legame tra il cibo e la terra a me non piace. Non è il cibo del futuro, non è il cibo che vogliamo”.
Molte le perplessità rispetto l’ordine del giorno da parte dei consiglieri di minoranza, che ritengono che l’argomento meriti un confronto più corale e la predisposizione di un documento condiviso. Il consigliere Nicolini ha comunque voluto citare un documento dell’organizzazione mondiale della sanità che specifica come non ci siano evidenze di differenze di pericolosità fra la carne coltivata e quella prodotta tradizionalmente. Viene inoltre criticato il senso stesso del sostegno al divieto nazionale, che finirebbe per essere perfino controproducente in caso di contrasto con l’Unione europea, permettendo la vendita in Italia di carne coltivata, ma non la sua produzione. Un dubbio che viene accolto anche dal consigliere di maggioranza Trabucco: “Voteremo ovviamente a favore, ma noi chiudiamo la porta mentre resta aperta la finestra. La tutela del made in Italy resta limitata e relativa in questo modo” e continua “Il disegno di legge governativo è un disegno di legge molto dubbio sul piano della congruità del mezzo rispetto al fine. O si cambia il rapporto fra le fonti interne e quelle Ue o la partita è persa in partenza”. L’ordine del giorno è stato infine approvato con 17 voti favorevoli, 2 contrari e 2 astenuti.