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Translagorai, un gruppo di cittadini e satini: ''Serve chiarezza su Malga Lagorai, non banalizziamo il territorio, questa strategia turistica non funziona''

Il gruppo cita anche del parole dell'alpinista Franco Perlotto, scrittore e gestore del rifugio Gabriele Boccalatte: "Antiche malghe deformate in ristoranti. L’esempio più lampante di questa politica è il nuovo progetto della TransLagorai che, con il palese intento di aumentare il giro d’affari su quelle montagne, andrà a devastare di fatto una delle pochissime aree di vero wilderness rimasto in Trentino”

La LETTERA ALL'INTERNO

Di L.A. - 31 maggio 2019 - 11:28

TRENTO. "Banalizzare il territorio è ormai una strategia perdente, anche a livello turistico. Il territorio del Lagorai è integro in vaste zone. Tra queste, con il maggiore lago della catena, la Val Lagorai, la prossima vittima", un gruppo di cittadini fiemmesi, vicini della Magnifica Comunità e soci delle sezioni della Sat scende in campo per manifestare la contrarietà all'ipotesi di trasformare Malga Lagorai in un bar -ristorante-rifugio.

 

Non solo, questo gruppo cita anche del parole dell'alpinista Franco Perlotto, scrittore e gestore del rifugio Gabriele Boccalatte (Grandes Jorasses), ha commentato pochi giorni fa: "Antiche malghe deformate in ristoranti. L’esempio più lampante di questa politica è il nuovo progetto della TransLagorai che, con il palese intento di aumentare il giro d’affari su quelle montagne, andrà a devastare di fatto una delle pochissime aree di vero wilderness rimasto in Trentino”.

 

Un progetto che non conosce pace e che continua a dividere. Già la Sat di Cavalese si è espressa contro quella centrale sulla Translagorai (Qui articolo). E così nel tempo, si sono sfilati, tra gli altri, anche figure come quelle di Luigi Faggiani (Qui articolo) e Alessio Conz (Qui articolo), autori tra l'altro di guide e libri su baite e sentieri, senza dimenticare le risposte di Sat e del vicepresidente Tonina a Degasperi. Ora alcuni cittadini prendono posizione per chiedere un ridimensionamento del piano attraverso una lettera, che pubblichiamo in forma integrale.

 

La vicenda è nota: la Provincia ha previsto la riqualificazione del percorso per 3 milioni di euro distribuiti in 3 anni con un finanziamento provinciale da 2 milioni e 381 mila euro. Un percorso di 85 chilometri lungo la catena del Lagorai che da Vetriolo raggiungerà San Martino di Castrozza per passare attraverso una serie di rifugi e malghe ripristinate ad hoc e utilizzabili per pernottare. Subito si è scatenata la bagarre, gli ambientalisti della montagna, molti satini, guide e alpinisti, ritengono questa operazione un'antropizzazione che si spinge nell'ultima zona wilderness del Trentino. 

 

– ai Vicini della Magnifica Comunità di Fiemme

– ai Soci delle Sezioni Sat di Cavalese, Tesero, Predazzo

– agli Amministratori fiemmesi e provinciali

 

Cari Vicini e Soci Sat, egregi Amministratori,

 

vi siete chiesti perché, in una valle antica finora risparmiata dal turismo di massa, la Val Lagorai, sulle rive del più bello e grande lago in quota che abbiamo, si voglia realizzare un ristorante-bar-rifugio al posto della malga?

 

Il grande alpinista Franco Perlotto, scrittore e ora gestore del rifugio Gabriele Boccalatte (Grandes Jorasses), ha commentato pochi giorni fa: "Antiche malghe deformate in ristoranti. L’esempio più lampante di questa politica è il nuovo progetto della TransLagorai che, con il palese intento di aumentare il giro d’affari su quelle montagne, andrà a devastare di fatto una delle pochissime aree di vero wilderness rimasto in Trentino”.

 

Il gruppo del Lagorai è la zona montuosa più vasta e meglio preservata del Trentino, vi si trova una naturalità che altrove non c'è ormai più. Perché deteriorare questa ricchezza, invece di considerarla una risorsa sempre più rara, da consegnare ai posteri? Banalizzare il territorio è ormai una strategia perdente, anche a livello turistico. Il territorio del Lagorai è integro in vaste zone. Tra esse, con il maggiore lago della catena, la Val Lagorai, la prossima "vittima".

 

La trasformazione della malga in ristorante-bar-rifugio è stata decisa dalla Provincia. Spesa prevista 750 mila euro pubblici. Scopo dichiarato è che serve come punto d'appoggio per la traversata TransLagorai: ovviamente un pretesto, perché è troppo lontana dal sentiero in quota. La delibera n.1487 del 10/08/2018 dice testualmente che l'anno prossimo nella casèra verrà realizzata un'attività di ristorazione con sala da pranzo da 40 posti, un alloggio per il gestore, una stanza dormitorio, servizi igienici, con una terrazza esterna per il servizio bar e ristorazione; nella stalla vi saranno 20 posti letto e servizi igienici, un locale magazzino, l'alloggio per il pastore; infine impianti idrici e di produzione elettrica.

 

Molto chiaro: il malgaro nella stalla e il gestore nella ex-casèra. Pertanto non convincono le parole dei sostenitori, che minimizzano: un ex-assessore (solo "un'integrazione del reddito dei malgari") e un consigliere della Provincia ("mi vergogno di essere trentino" per la fatiscenza della malga), un amministratore della magnifica Comunità ("polemiche inutili", "non ci sarà alcuno stravolgimento"). Se fosse vero saremmo tutti d'accordo: una ristrutturazione è necessaria, ma deve essere sobria e rispettosa dell'uso tradizionale, come proposto dall'Assemblea dei soci della Sat di Cavalese.

 

Va benissimo permettere ai malgari di vendere i loro prodotti ai passanti, cibi, bevande e/o il pernottamento nel bivacco. Però un ristorante-bar gestito è cosa completamente diversa. Gli interventi e i costi previsti sono in stridente contraddizione con le dichiarazioni minimizzatrici. Noi siamo convinti che la delibera citata provocherà un danno irreversibile alla natura dei luoghi e uno spreco di denaro, che vanno assolutamente evitati.

 

Dicono che non verrà resa transitabile la strada (da "le Mandre") e che non verrà modificata l'accessibilità dal Cermìs. Così stando le cose, è evidente che il ristorante-bar non avrebbe alcun senso economico, non potrebbe mai avere sufficiente clientela. Basti pensare alle malghe-ristorante di Valmaggiore e Val di Sadole: a malapena si reggono economicamente, pur con la strada carrozzabile fin sulla porta e la manutenzione fatta con soldi della Comunità; ha chiuso perfino l'agritur a Malga Cadinello, sulla strada del Manghen. Figurarsi Malga Lagorai, da raggiungere in un'ora e mezza a piedi.

 

Ma chi è quel gestore che andrà a vivere a Malga Lagorai per due mesi di scarso lavoro? Si sono posti queste domande gli amministratori e politici? Bertoldo direbbe che se in questo progetto non si vede logica è perché di esso viene nascosta la seconda metà.

 

Questa: il ristorante-bar con terrazza sul lago di Lagorai languirà, allora si dirà che per salvare l'investimento di 750 mila euro "bisogna pur fare qualcosa". Per esempio, realizzare un sentiero ciclabile dal Cermìs alla Val Lagorai, o chissà cos'altro.

 

Ciò aumenterebbe la fruizione delle funivie del Cermìs, gli operatori non chiederebbero di meglio, ché in tempi di cambiamento climatico è strategico puntare a nuove clientele, come il cicloturismo e l'e-bike. Infatti, girano per Fiemme delle dicerie sul Cermìs: che siano già studiati un "ponte tibetano" verso Bombasèl e un percorso ciclabile fino al Lago Lagorai; chiacchiere plausibili, visto il precedente della via ferrata sul Castèl de Bombasèl realizzata in sordina nel 2017. Se questo è il disegno preordinato (quale sennò?) allora esso va dichiarato esplicitamente. Altrimenti queste voci vanno solennemente smentite.

 

Queste sono le domande che finora sono state eluse:

(1) Qual è il piano che giustifica la sostenibilità economica della spesa di 750 mila euro nel ristorante Malga Lagorai? Quanti clienti avrà, da dove verranno, quanto guadagnerà, in quanti anni si ammorterà l'investimento?

(2) Viene promesso che la Val Lagorai verrà tutelata, che non verranno eseguiti interventi che modifichino la percorribilità delle strade e dei sentieri attuali. Vi è un impegno formale, scritto, in tal senso?

(3) Farsi concedere una malga per farne un ristorante sarebbe difficile, mentre per la Magnifica Comunità, proprietaria, è fattibile. Se il ristorante fosse funzionale a una società privata, sarebbe lecito realizzarlo con denaro pubblico?

 

Riteniamo che i Vicini e i Soci Sat, normali cittadini e contribuenti, abbiano diritto di avere delle risposte chiare da parte degli amministratori della Provincia, della Magnifica Comunità e dei Comuni valligiani.

 

Chi concordasse con quanto esposto può aderire scrivendo a malga.lagorai@virgilio.it

 

Daniele Bazzanella, Sat Cavalese
Luigi Girardi, Sat Cavalese
Ruggero Vaia, Sat Cavalese
Diego Vanzo, Sat Cavalese
Ezio Varesco, Sat Cavalese
Giovanna Agostino, Varena
Tommaso Artoni, Sat Cavalese
Paolo Brigadoi, Predazzo
Dario Caccamisi, Sat Cavalese
Carla Ceol, Sat Cavalese
Federico Corradini, Cavalese
Elisabetta Dellantonio, Predazzo
Carmen Delugan, Sat Cavalese
Giuseppe Gilmozzi, Tesero
Manuela Goss, Castello di Fiemme
Roberto Grandi, Sat Cavalese
Florian Häusl, Sat Cavalese
Alberto Lanzavecchia, Sat Cavalese
Flavio Marchesoni, Sat Cavalese
Massimo Mariani, Ziano di Fiemme
Giulio Peruzzi, Sat Cavalese
Melania Rebonato, Sat Cavalese
Valerio Trotter, Sat Predazzo
Andrea Vaia, Carano
Luciano Vanzo, Cavalese/Trento
Giuseppina Varesco, Sat Cavalese
Mario Varesco, Cavalese

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