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Dalle missioni Onu alla solidarietà trentina: “Ero a Trento quando è cominciato il lockdown, in Africa il Covid si aggiunge a guerre e fame”
L’emergenza raccontata da Giorgia Depaoli, ieri cooperante in Africa oggi attiva nella solidarietà trentina al fianco degli Alpini: “Nei paesi che hanno già dei problemi enormi il Covid ha solo aumentato il livello di difficoltà per la vita delle persone, mentre in Europa l’epidemia ha avuto un impatto molto maggiore anche a livello psicologico, perché ha destabilizzato le sicurezze”

TRENTO. Giorgia Depaoli, 47enne originaria di Trento, negli ultimi 20 anni ha girato tutto il mondo per lavoro. Ha collaborato con varie Ong e organizzazioni internazionali impegnandosi in difesa dei diritti della donna e per la promozione di progetti di sviluppo della Cooperazione. Ora lavora per l’Onu ed è spesso in missione nei paesi dove guerra e fame minacciano i diritti fondamentali. Dopo Mali, Libano ed Iraq, lo scorso gennaio si trovava in Somalia.
Eppure il lockdown ha colto di sorpresa anche lei: “Ero a Trento per caso quando è cominciato il lockdown e mi sono trovata chiusa in casa, essendo bloccati tutti i voli internazionali. Questo mi ha permesso di guardarmi attorno e mettermi a disposizione della comunità”. Depaoli però non si è persa d’animo e ha scelto di mettersi a disposizione della comunità: “Quando ho visto l’iniziativa provinciale di #Resta a casa passo io ho pensato che forse avevano bisogno di una mano”.
“Non viaggiando più – prosegue la cooperante – il lavoro che faccio non è sul campo, ma da casa, non è così totalizzante e mi lascia un po’ di tempo libero per il volontariato. Ho iniziato a fare la consegna delle spese a domicilio tramite la rete di Persone Insieme per gli Anziani (Pia) e adesso proseguo con la distribuzione dei pacchi alimentari assieme agli Alpini. Finora sono riuscita a ritagliarmi il tempo per fare servizio due volte a settimana però nel momento in cui tornerò a viaggiare non potrò più fare altro”.
Per quanto riguarda la situazione in Africa il coronavirus non ha fatto altro che aggiungere un problema ai tanti già presenti: spesso e volentieri i sistemi sanitari locali non sono attrezzati per rispondere a una pandemia e le limitazioni introdotte sono state solo un palliativo : “Mancano le risorse per il sistema pubblico e sanitario – osserva Depaoli – ma in questi luoghi il Covid è un problema secondario che va solo ad aggiungersi a tutta una serie di altre difficoltà. La gente non si spaventa per il virus perché deve già affrontare problemi più gravi: le guerre, la fame, la povertà”.
Una differenza sostanziale, ciò nonostante anche l’Europa è rimasta segnata dall’emergenza: “Nei paesi che hanno già dei problemi enormi il Covid ha solo aumentato il livello di difficoltà per la vita delle persone – conclude Depaoli – mentre in Europa l’epidemia ha avuto un impatto molto maggiore anche a livello psicologico, perché ha destabilizzato le sicurezze. Nel mio lavoro per esempio la priorità al momento è cercare di contenere i danni delle guerre in corso e di garantire assistenza ai rifugiati”.