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Il Pd discute fino a notte, assemblea divisa su Rossi sì, Rossi no. E qualcuno propone di allearsi con Valduga
Tre posizioni nell'assemblea del Pd, e la paura di rimanere con il cerino in mano. Se la coalizione rimane quella attuale si punterà sul governatore, se si allarga ai civici o se l'Upt abbandona, tutto sarà rimesso in discussione

TRENTO. C'è da dire che discutono quelli del Pd: l'assemblea è durata fino a mezzanotte. Poco importa (forse) che alla fine non si sia deciso nulla, non si sia votato nessun documento che vincolasse il segretario. Ognuno ha voluto intervenire, e anche quelli delle valli sono rimasti lì fino alla fine.
"Siamo un partito democratico - commenta qualcuno - per forza discutiamo, siamo una comunità politica e forse dovremmo partire proprio da questo nostro valore per ricominciare a guadagnare consenso". Sarà così, ma poi le decisioni devono essere prese, anche quella sul candidato presidente.
Vediamo quindi le posizioni in discussione, e a grandi linee sono tre. Teniamoci Rossi candidato, cambiamo Rossi (e c'è chi propone di tornare al tavolo con una rosa di nomi), allarghiamo la coalizione ai civici (accettando le loro condizioni).
Tre posizioni lontane tra loro, che se non fossero comunità politica che discute e discute e discute per poi trovare una sintesi (possibilmente entro le elezioni), si potrebbe pensare a una spaccatura interna quasi insanabile. "Ma poi troveremo la quadra", assicurano quelli che commentano durante le tante pause-sigaretta.
Il teniamoci Rossi è lo slogan degli "istituzionali", Luca Zeni, Bruno Dorigatti, ma anche dei "saggi" del Pd come Roberto Pinter (chiamato a fungere da segretario organizzativo nel periodo della campagna elettorale) e Gigi Olivieri. Loro cercano di portare tutti sul piano di realtà: "Il meglio è nemico del bene".
Dorigatti propone che sia lo stesso Rossi a prendere in mano la situazione: "Caro presidente, fai tu la proposta e fai uscire dall'angolo tutta la coalizione e poi ognuno faccia la sua scelta. Chi ci sta ci sta". Ma fa anche i conti della serva: "Dove andiamo con le percentuali che abbiamo come coalizione?".
Contro la Lega è per fare un fronte largo: "Dobbiamo recuperare anche i cespugli (intendendo le liste di sinistra), e Daldoss, e tenere dentro l'Upt". E su Rossi: "Ma come facciamo a fare campagna con i nostri assessori che dicono siamo stati bravi ma abbiamo cambiato il presidente?".
C'è però chi torna sulla necessità di un cambio radicale: "Incontro tutti i giorni tanta gente - afferma uno dei componenti dell'assemblea - e di Rossi non ne vogliono sentir parlare. Dobbiamo tornare ad essere forti a quel tavolo della coalizione e proporre i nostri nomi". I più giovani concordano.
Ma qualcuno propone il "fronte repubblicano" contro il populismo, andando ad incontrare i Civici del sindaco di Rovereto. C'è chi lo dice apertamente, c'è chi lo lascia intuire come Elisa Filippi: "Riconfermare Rossi non è la strategia vincente. E la Lega al Nord è al 40%. Dobbiamo fare un fronte comune con tutte le forze alternative al centrodestra".
Interviene anche Roberto Pinter. Ricorda quali sono le richieste di Valduga: "Eliminare il Pd, chiederci di rinunciare al simbolo". E lancia una frecciatina all'ex senatore Tonini che ha proposto questa strategia: "Parla sui giornali ma poi non partecipa all'assemblea".
Il segretario Giuliano Muzio, intervenuto in apertura dei lavori, tenta anche le conclusioni: "Dobbiamo fare i conti con la realtà. Possiamo anche pensare che Rossi non sia la scelta obbligata ma sappiamo che ogni alternativa sarebbe vissuta come candidatura di bandiera. E a quel punto ognuno va per la sua strada".
"Fin dall'inizio abbiamo cercato di tenere unita la coalizione - spiega - e abbiamo che il nome da noi proposto (Monica Baggia, ndr) era meno condiviso di quello dell'attuale presidente". Sia il Patt che l'Upt hanno detto no.
Muzio esemina anche l'allargamento ai civici del sindaco Valduga: "Hanno posto una condizione, la nostra rinuncia al simbolo e all'identità, perché hanno sostenuto di essere alternativi ai partiti. E poi hanno lavorato in questi mesi per rimanere uniti, tenendo all'interno anche componenti con cui la condivisione dei valori è impossibile".
Lo dice chiaro il segretario: "Un'alleanza sarà possibile solo se l'Upt, che sta lavorando anche in questa direzione, riuscirà a spaccare quel polo. Cosa possiamo condividere con il sindaco Gottardini che arriva dal Movimento sociale italiano?".
Che l'Upt lavori a questo tentativo di dividere il fronte del civismo, per portarne un pezzo del centrosinistra, lo si scopre questa sera. Si sapeva invece che sta lavorando per vedere di spostarsi armi e bagagli verso il sindaco Valduga e abbandonare il centrosinistra autonomista.
"Ha chiesto di tavolo della coalizione su quello dei civici. Ma se le condizioni sono quelle di rinunciare a noi stessi è impossibile. E a questo punto la situazione si è arenata". Per questo ha promesso all'assemblea che domani riconvocherà la coalizione per mettere pressione agli alleati, per incalzare l'Upt. Poi ci si riconvocherà come partito, in assemblea. Per ridiscutere di nuovo assieme.
Nella sostanza, la decisione è questa: se rimane la coalizione così com'è il nome del Pd è quello di Ugo Rossi, ma se gli equilibri dovessero cambiare, fosse l'allargamento ai civici o la fuga dell'Upt e la 'bicicletta' Pd+Patt, il nodo della presidenza verrebbe messo ancora in discussione.