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Molestie all’Adunata, Bonazza (Casapound) mette il cappello da Alpino: “Un po’ di f*ga qua? Viva gli alpini”
Andrea Bonazza, l’ex consigliere comunale di Casapound che indossava la felpa delle Waffen Ss, interviene sulle molestie all’Adunata: “Un po’ di f*ga qua? Viva gli alpini”. La replica di Berizzi: “Dispiace, senza alcuna ironia, per il Corpo degli alpini dopo lo sputtanamento di Rimini, la difesa da parte dei peggiori fascisti”

TRENTO. Dopo essere stati oscurati da Facebook e la spaccatura interna al partito, i militanti di Casapound, salvo sparute boutade manifestazioni, sono usciti dai radar politici. In questi giorni a riaccendere la luce dei riflettori sui fascisti del terzo millennio ci ha pensato l’ex consigliere comunale di Bolzano, Andrea Bonazza, lo stesso che durante una seduta del Consiglio si era presentato con la felpa dalle divisione delle Waffen Ss “Charlemagne”.
A quanto pare l’ex consigliere comunale ha voluto dire la sua sulle polemiche arrivate dopo l’Adunata degli alpini di Rimini durante la quale centinaia di donne hanno denunciato di essere state vittime di episodi di molestie a sfondo sessuale. Bonazza, ha postato su Twitter una foto mentre indossa un cappello da alpino, accompagnando il tutto con una frase che si commenta da sola: “Un po’ di figa qua? Viva gli alpini”.

A replicare alle parole dell’esponente di Casapound ci ha pensato Paolo Berizzi, giornalista e scrittore inviato de la Repubblica, dove lavora dal 2000 e firma la rubrica quotidiana “Pietre”. Lo stesso Berizzi per via della sua attività d’inchiesta sull’estrema destra ha subito svariati atti intimidatori, tanto che dal febbraio 2019 vive sotto scorta, unico cronista europeo sottoposto a protezione per minacce neofasciste e neonaziste.
“Dispiace, senza alcuna ironia, per il Corpo degli alpini – spiega Berizzi – dopo lo sputtanamento di Rimini, la difesa da parte dei peggiori fascisti. Questo è Casapound Bolzano. Da consigliere comunale si presentava in aula con la felpa della divisione nazista Charlemagne. Farsi due domande”. Il giornalista di Repubblica alcuni giorni prima aveva stigmatizzato le molestie avvenute durante l’Adunata: “No, non è colpa dell’alcol. Gli alpini che a Rimini hanno molestato e insultato bariste e cameriere sono sbronzi di una fetida cultura patriarcale che considera la donna una preda e che ha il suo detonatore nel branco, un branco di vigliacchi con la penna senza onore”.